Perché il debito dell’Italia sarà (ancora) un problema nel 2023

Violetta Silvestri

08/11/2022

08/11/2022 - 11:18

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In attesa della Legge di Bilancio, l’Italia ha stabilito le priorità economiche: sostegno contro il caro bollette e i prezzi alle stelle. Tuttavia, il 2023 sarà pieno di insidie, con focus sul debito.

Perché il debito dell’Italia sarà (ancora) un problema nel 2023

Il debito dell’Italia può esplodere nel 2023? Il quesito, posto con enfasi ma dalle basi solide, risuona già nella testa del ministro dell’Economia Giorgetti e della presidente del Consiglio Meloni.

A fronte di una realistica prudenza sui conti nazionali sbandierata dal responsabile del Tesoro in missione all’Ecofin, le preoccupazioni per la tenuta del bilancio pubblico italiano non mancano. In vista della Legge di Bilancio e delle risorse necessarie per coprire sostegni e misure contro il caro energia a fine anno e nel 2023, i riflettori si sono accesi di nuovo sul debito italiano.

Da sempre tra i più osservati in Eurozona, crescerà ancora dopo aver già alzato il deficit/Pil al 4,5%? E con la politica Bce che sta cambiando rotta, con tassi di interesse più alti e fine degli acquisti straordinari dei titoli di Stato da parte della banca centrale, l’Italia si troverà dinanzi a sfide importanti nel 2023. Il debito diventerà insostenibile?

Allarme debito Italia nel 2023?

Il pericolo debito pubblico torna a impensierire l’Italia. Al momento, i mercati non hanno reagito in modo scomposto alla decisione del Governo Meloni di alzare il rapporto deficit/Pil al 4,5% nel 2023.

Nuove risorse liberate da questo scostamento di bilancio, ovvero richiesta di indebitamento, serviranno per finanziare misure a sostegno del caro energia, una emergenza che non può essere trascurata.

Tuttavia, lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti ha affermato nella cornice dell’incontro dell’Eurogruppo che la preoccupazione per il debito c’è, ma l’Italia farà la propria parte. Tradotto: vigilerà affinché in conti pubblici non esplodano con una spesa insostenibile. Come riuscirà in questo intento?

I motivi di agitazione a Bruxelles e nel Governo Meloni sono almeno 2.

Il primo riguarda le risorse a disposizione per coprire gli interventi contro le bollette elevate di famiglie e imprese. Il tesoretto di circa 9,1 miliardi di euro lasciato dall’esecutivo Draghi coprirà l’estensione di alcune misure fino a dicembre 2022. Poi, con la Legge di Bilancio 2023, 22 miliardi circa - liberati con il maggior deficit - verranno utilizzati per interventi sempre a sostegno del caro energia, ma con durata fino a primavera.

Come stimato dall’Osservatorio dei Conti Pubblici, il punto è il seguente: “la proroga delle misure anti-rincaro - esclusi i provvedimenti una tantum - comporterebbe una spesa di 19,9 miliardi di euro per il solo primo trimestre del 2023. Risulta quindi evidente che nei mesi successivi, saranno necessari e decisioni ulteriori.”

Per “decisioni ulteriori” si intende altri scostamenti di bilancio, ovvero nuovo debito? Resta il dubbio, soprattutto se i prezzi del gas e l’emergenza energetica in generale non troveranno soluzioni esterne, ovvero legate a decisioni comunitarie - come il tetto al prezzo del gas - o alle sorti della guerra in Ucraina.

Il monito di Gentiloni, d’altronde, è stato chiaro: le misure stabilite dai Governi dei Paesi europei per aiutare famiglie e imprese contro i prezzi energetici elevati devono essere sostenibili e rivolte ai vulnerabili. Probabilmente, quindi, anche l’Italia dovrà ricalibrare gli aiuti scegliendo accuratamente i destinatari e senza pesare troppo sui conti pubblici.

Giorgetti ha infatti ribadito che tra i Paesi dell’Eurozona è stato calcolato “che circa il 70% delle misure adottate finora dagli Stati membri non sono mirate, cioè vanno a beneficio di tutta la popolazione, o di una parte molto ampia della popolazione, e non solo dei soggetti vulnerabili. Ritengo possano essere fatti ulteriori progressi”. In gioco c’è la sostenibilità del debito italiano.

Chi comprerà il debito italiano?

Il secondo motivo di preoccupazione sulle sorti del debito dell’Italia nel 2023 riguarda la politica monetaria della Bce e i suoi effetti diretti sul nostro Paese.

Con la fine a marzo 2022 del Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), con il quale la banca centrale ha acquistato 132 miliardi di euro di titoli di Stato italiani sui 232 totali emessi, il quadro è radicalmente cambiato. Già nell’anno in corso la Bce ha acquistato appena 28 miliardi di debito nazionale.

Cosa accadrà nel 2023? Lo ha ben sintetizzato l’Osservatorio dei Conti pubblici: “quasi tutti i titoli che lo Stato Italiano dovrà emettere quest’anno (per un totale di quasi 400 miliardi, tanto vale il fabbisogno del 2023) dovranno trovare spazio sul mercato nei portafogli degli investitori.”

Per attrarre compratori, l’Italia dovrà puntare su crescita, credibilità e attenzione ai conti pubblici. Anche perché con i tassi così elevati grazie alla politica Bce, l’Italia pagherà interessi sul debito sempre più alti, pesando sul Pil. Il tutto, in una cornice di recessione in arrivo.

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