Pensioni minime aumentate a 780€? Ecco la verità

Simone Micocci

10 Agosto 2018 - 09:32

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Il Governo promette un aumento delle pensioni minime; sarà finanziato tramite il taglio alle pensioni d’oro. Ecco chi ne avrà diritto e i nuovi importi.

Pensioni minime aumentate a 780€? Ecco la verità

Il Governo vuole aumentare l’importo delle pensioni minime, passando dagli attuali 507€ a a 780€. Le risorse per farlo verranno reperite tramite il taglio delle pensioni d’oro, di cui la relativa proposta di legge è stata appena presentata da Lega e Movimento 5 Stelle.

Nel dettaglio, il sistema proposto da M5S e Lega prevede una riduzione di tutte le pensioni più alte, senza tenere conto dei contributi effettivamente versati. La proposta di legge, infatti, introduce un nuovo sistema di riparametrizzazione delle cosiddette pensioni d’oro, sulla base dell’età del ritiro comparata con l’età della pensione di vecchiaia vigente al momento del pensionamento.

Insomma, un taglio tout court per chi è andato in pensione con largo anticipo rispetto all’età pensionabile allora vigente e che nonostante ciò è riuscito ad ottenere un assegno previdenziale di importo elevato.

Un meccanismo che sta suscitando non poche polemiche poiché, come anticipato, non tenendo conto dei contributi effettivamente versati rischia di penalizzare anche coloro che la pensione percepita se lo sono guadagnata sul campo.

Ma torniamo ad approfondire il tema legato all’aumento delle pensioni minime, le quali grazie ai tagli sulle pensioni d’oro potrebbero essere incrementate di poco meno di 300€, passando da 507€ a 780€.

Tuttavia questo non significa che non ci potranno essere assegni previdenziali inferiori alla soglia di 780€; questo principio, infatti, varrà solamente per coloro che si trovano al di sotto di una determinata soglia di reddito.

Pensioni minime: come funziona l’incremento

Se sei titolare di una pensione di importo mensile pari a 500€ devi sapere che non è detto che il tuo assegno venga incrementato a 780€ nel caso in cui il Governo dovesse mantenere le promesse fatte in questa settimana.

Ad essere incrementato, infatti, sarà il valore dell’integrazione al minimo della pensione, oggi pari a 507,42€. Grazie a questo strumento chi ha un reddito inferiore ai 6.596,46€ gode di un’integrazione piena sulla pensione fino al raggiungimento dell’importo suddetto. L’integrazione poi si riduce progressivamente, fino ad arrivare allo 0, per i redditi compresi tra i 6.596,47€ e i 13.192,92€.

Quindi grazie a questo strumento un pensionato percettore di un assegno di 300€ e un reddito di 5.000€ gode di un’integrazione di 207,42€ mensili, così da arrivare all’importo previsto dall’attuale normativa. Se invece lo stesso pensionato avesse un reddito di 15.000€ non avrebbe diritto ad alcuna integrazione.

Il principio non cambierebbe nel caso di incremento delle pensioni minime annunciato dal Governo. L’integrazione al minimo, infatti, pur salendo a 780€ sarebbe ancora riservato a quei pensionati che hanno redditi molto bassi.

D’altronde è lo stesso contratto sottoscritto da Lega e Movimento 5 Stelle alla vigilia della formazione del Governo a confermarlo quando parla di introduzione di una pensione di cittadinanza.

Chi ha diritto alla pensione di cittadinanza

Nel contratto di Governo è chiaramente scritto che tra i provvedimenti della riforma delle pensioni ci sarà quello che riconosce a coloro che si trovano al di sotto della soglia minima di povertà un incremento dell’assegno previdenziale fino al raggiungimento dei 780€.

Quindi anche se si parla di pensione di cittadinanza non è altro che lo strumento dell’integrazione al minimo della pensione ma con importo maggiorato.

Solo coloro che si trovano al di sotto della soglia di povertà. In caso passaggio alla pensione di cittadinanza, quindi, bisognerà definire anche la soglia di reddito sotto alla quale i pensionati potranno godere di questa integrazione.

Ecco perché quando si parla di aumento delle pensioni minime non bisogna fare confusione. Non esiste infatti oggi un importo minimo per la pensione, ma solo un importo minimo per i titolari di pensione con reddito inferiore al cosiddetto minimo vitale.

Quindi solamente se vi trovate in una situazione di difficoltà economica sarete interessati dall’aumento dell’integrazione al minimo della pensione (che ricordiamo salirà da 507€ a 780€); in caso contrario, l’importo del vostro assegno previdenziale, anche se inferiore a 507€ o 780€, resterà invariato.

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