Pensioni, la Fornero può tornare ma non sarà un dramma: cosa succederà davvero tra pochi mesi

Simone Micocci

19 Maggio 2023 - 16:00

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Pensioni, la riforma potrebbe saltare: il ritorno integrale alla legge Fornero è più di una possibilità. Ma c’è poco di cui essere preoccupati.

Pensioni, la Fornero può tornare ma non sarà un dramma: cosa succederà davvero tra pochi mesi

Sul fronte pensioni è davvero un’incognita quanto potrebbe succedere tra pochi mesi: il governo infatti non si è ancora ufficialmente sbilanciato riguardo a quelle che saranno le decisioni prese nell’ambito della riforma del sistema previdenziale, seppure diversi esponenti della maggioranza negli ultimi giorni hanno avuto modo di esprimere il loro parere.

Nel dettaglio, possiamo dividere le dichiarazioni espresse in merito alla riforma delle pensioni in due diverse categorie:

  • da una parte coloro che continuano a sostenere che già nel 2023 ci sarà una riforma delle pensioni che contribuirà al superamento della legge Fornero. Ad esempio il sottosegretario all’Economia Federico Freni, come pure il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon: tutti convinti che Quota 41 per tutti - con la quale consentire l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica - sia la risposta alle criticità del sistema pensionistico italiano;
  • dall’altra chi invece ha un atteggiamento maggiormente prudente. Tra questi il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che in una recente intervista ha ammesso che non ci sono le condizioni per approvare una riforma delle pensioni adatta alla situazione demografica del Paese. E va detto che anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non si è mai sbilanciata a riguardo, fissando altre priorità per il suo programma di governo.

Una situazione che contribuisce a generare confusione tra i lavoratori, specialmente in quelli che hanno in programma di andare in pensione tra pochi anni: tant’è che sono sempre di più le richieste che ci arrivano da coloro che temono un ritorno integrale alla legge Fornero, oppure di chi è già convinto che per quanto riguarda la riforma delle pensioni non si farà nulla.

Se a ciò si aggiungono gli ultimi allarmi lanciati da Pasquale Tridico, presidente dell’Inps uscente, il quale in più occasione ha fatto presente che il bilancio dell’Istituto è a rischio in quanto il costo destinato alle pensioni aumenta sempre di più mentre le entrate restano le stesse (e anzi, sono destinate persino a ridursi) è logico che venga un po’ di preoccupazione a chi teme che le riforme del passato possano ripetersi.

A tal proposito, abbiamo pensato di fare il punto della situazione così da spiegare cosa può succedere davvero e soprattutto perché non bisogna guardare con preoccupazione a un ritorno integrale della legge Fornero.

Chi spera (o teme) in uno stravolgimento delle regole per andare in pensione sbaglia

Il governo ha promesso che una riforma delle pensioni ci sarà: tuttavia non bisogna pensare che le regole per il pensionamento verranno stravolte in quanto non ci sono le condizioni per farlo.

Allo stesso tempo, non bisogna neppure temere una nuova riforma come quella adottata nel 2011: vero che il numero dei pensionati è destinato ad aumentare nei prossimi anni, mentre quello dei lavoratori che con i loro versamenti contributivi contribuiscono a finanziare le casse dell’Inps tenderà a scendere, ma bisogna considerare che più si andrà avanti con gli anni e sempre più assegni verranno calcolati interamente con il sistema di calcolo contributivo. Un sistema che a differenza di quello precedentemente adottato, il retributivo, è maggiormente sostenibile in quanto tiene conto esclusivamente dei contributi versati nel corso della carriera.

Il regime contributivo assicura stabilità al sistema ed è per questo motivo che quando era a capo del governo Mario Draghi dichiarò che qualsiasi modifica al sistema pensionistico non dovrà portare all’addio di questo sistema di calcolo. Ed è la stessa Elsa Fornero, da noi intervistata qualche mese fa, a sottolineare che prima che la transizione da regime retributivo e contributivo venga completata, intorno ai primi anni del 2030, non sarà possibile pensare a una riforma che riconosca maggiore flessibilità in uscita.

Il ritorno della legge Fornero non sarebbe comunque un dramma

I più pessimisti sono convinti che la riforma delle pensioni annunciata dal governo sia ormai saltata e che dunque il ritorno della legge Fornero non si possa evitare.

Ma perché questo fantomatico ritorno alle regole imposte dalla riforma Fornero è così temuto? Probabilmente per la trattazione di una parte della stampa, come pure per alcuni partiti che da anni ne parlano come se stesse per verificarsi un evento catastrofico.

Come prima cosa bisogna capire cosa si intende per “ritorno alla legge Fornero” visto che già le attuali regole per il pensionamento seguono quanto stabilito dalla riforma attuata dal governo Monti nel 2011. Pensione di vecchiaia a 67 anni, pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne), Quota 41 per i precoci, sono tutte opzioni che ci portiamo ormai in eredità da anni e che difficilmente potranno essere messe in discussione (sia in meglio che in peggio).

Tuttavia, da anni nel nostro sistema pensionistico si sono susseguite delle opzioni che hanno contribuito a favorire l’accesso alla pensione per alcune categorie di persone: ad esempio l’Ape sociale, ossia l’anticipo pensionistico per chi appartiene alle categorie fragili (disoccupati, invalidi, caregivers, gravosi) con il quale smettere di lavorare a 63 anni di età, oppure le varie Quote approvate in questi anni per periodi limitati: siamo partiti da Quota 100 (62 anni di età e 38 anni di contributi) tra il 2019 e il 2021, per poi arrivare a Quota 102 (64 anni di età e 38 anni di contributi) nel 2022 e a Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) nel 2023.

Queste due opzioni sono in scadenza il 31 dicembre prossimo: una loro mancata conferma porterebbe a un ritorno integrale della legge Fornero che tuttavia non sarebbe un dramma in quanto già oggi nella maggior parte dei casi il pensionamento avviene secondo quelle regole.

Anzi, rinunciare a misure spot come Quota 103 (mentre l’Ape sociale in quanto misura rivolta alle categorie dei fragili non sembra essere in discussione) aiuterebbe a risparmiare ancora sul fronte pensioni così da destinare il tesoretto alle generazioni future, le quali davvero rischiano di pagare per le conseguenze della Fornero: a causa degli adeguamenti biennali dei requisiti per la pensione con le aspettative di vita, infatti, si rischia di andare in pensione sempre più tardi, mentre le difficoltà del mercato del lavoro che impediscono ai salari di tenere il passo del costo della vita, aggiunte al sistema di calcolo contributivo, faranno sì che gli assegni risulteranno sempre più bassi e senza possibilità di godere dell’integrazione al minimo.

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