Pensione anticipata: requisiti bloccati fino al 2026

Antonio Cosenza

02/09/2020

25/10/2022 - 12:08

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Pensione anticipata: il decreto 4/2019 ne ha bloccato i requisiti per diversi anni. Per la prossima variazione bisognerà attendere fino al 1° gennaio 2027.

Pensione anticipata: requisiti bloccati fino al 2026

Pensione anticipata: i requisiti per l’accesso a questa opzione per il pensionamento saranno bloccati per diverso tempo.

Chi intende accedere alla pensione approfittando dell’opportunità offerta dal pensionamento anticipato, quindi, ha la certezza che almeno fino al 31 dicembre 2026 i requisiti resteranno invariati.

Come noto, i requisiti per il pensionamento vengono adeguati ogni due anni - così come stabilito dalla Legge Fornero - in base alla variazione delle speranze di vita. Il principio è chiaro: se si vive di più bisognerà anche lavorare per più anni. Un sistema introdotto per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale e che ha interessato anche la pensione anticipata.

Tant’è che al 1° gennaio 2019 era atteso un incremento di cinque mesi del requisito contributivo previsto per l’accesso alla pensione anticipata INPS. Tuttavia, l’allora Governo Lega-M5S scelse, contestualmente all’introduzione di Quota 100, di bloccare l’adeguamento con le aspettative di vita esclusivamente per la pensione anticipata.

Pensione anticipata: niente adeguamento con le speranze di vita fino al 2026

Nel dettaglio, è l’articolo 17 del decreto 4/2019 (lo stesso con cui sono state stanziate le risorse per Quota 100 e per Reddito e Pensione di Cittadinanza) a bloccare i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata fino al 31 dicembre del 2026.

Con il cosiddetto “decretone”, quindi, è stato finanziato il blocco di tutti i futuri adeguamenti con le aspettative di vita dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2026.

Questo ha permesso di evitare che il requisito contributivo richiesto per l’accesso alla pensione anticipata potesse aumentare di cinque mesi a partire dalla data del 1° gennaio 2019. Contestualmente è stato anche evitato un possibile incremento dei requisiti previsto a causa degli adeguamenti in programma nei successivi bienni, quindi al 1° gennaio 2021 (quando comunque i requisiti per l’accesso alla pensione resteranno invariati in quanto non c’è stato un netto incremento delle speranze di vita), al 1° gennaio 2023 e al 1° gennaio 2025.

Pensione anticipata: quali requisiti per l’accesso?

L’appuntamento con la possibile variazione del requisito contributivo per la pensione anticipata, quindi, è rinviato al 1° gennaio 2027. Fino a quella data, per accedere a questa opzione che consente di anticipare di diversi anni il collocamento in quiescenza è necessario soddisfare le seguenti condizioni:

  • indipendentemente dall’età, gli uomini devono aver maturato 42 anni e 10 mesi di contribuzione;
  • indipendentemente dall’età, le donne devono aver maturato 41 anni e 10 mesi di contribuzione.

Per entrambi, ai fini del calcolo dei requisiti si tiene conto per un massimo di cinque anni della contribuzione accreditata figurativamente dall’INPS.

Va detto, però, che lo stesso decreto 4/2019 ha rinviato i termini di decorrenza per la pensione anticipata. Mentre prima dell’approvazione di questa misura la pensione veniva pagata dal mese successivo a quello in cui era stato maturato il diritto alla stessa (al pari di quanto avviene per la pensione di vecchiaia), adesso bisogna attendere una finestra mobile trimestrale.

Come si legge nello stesso articolo 17 del “decretone”, infatti, i soggetti che accedono alla pensione anticipata “conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei
requisiti stessi
”.

Pensione anticipata: requisiti non bloccati per l’opzione contributiva

Va detto che il blocco dei requisiti fino al 2026 non vale per l’opzione contributiva della pensione anticipata. Tant’è che questa il 1° gennaio 2019 è stata soggetta all’incremento di cinque anni, per la parte del requisito anagrafico, previsto a causa dell’adeguamento con le speranze di vita.

Solamente fino al 1° gennaio 2022 (ricordiamo che nel 2021 non ci sarà alcuna variazione), quindi, coloro che rientrano interamente nel regime contributivo per il calcolo della pensione (avendo iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996) avranno la certezza di poter andare in pensione al compimento dei 64 anni di età con 20 anni di contribuzione. Ma solo se nel frattempo hanno maturato un assegno di valore non inferiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

Dopo questa data dipenderà da cosa succederà sul fronte aspettative di vita, con il requisito anagrafico (e non quello contributivo in questo caso) che potrebbe salire di qualche mese.

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