Pensione nel 2021 per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996

Antonio Cosenza

7 Ottobre 2020 - 16:30

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In pensione nel 2021 anche i contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996; ecco come.

Pensione nel 2021 per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996

Potranno andare in pensione nel 2021 anche coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, data che ha segnato il cambio di regime per il calcolo dell’assegno.

Ricordiamo, infatti, che i contributi maturati prima di questa data vengono trasformati in pensione seguendo le regole del regime retributivo; successivamente valgono quelle dettate dal nuovo regime contributivo.

A seconda del periodo in cui è stato maturato la prima settimana contributiva ci sono delle regole differenti per andare in pensione; per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, e quindi rientra interamente nel regime contributivo, ad esempio c’è la possibilità di andare in pensione anche con pochissimi anni di contributi.

Come prima cosa è importante ricordare che chi ha iniziato a lavorare dopo questa data può maturare al massimo 25 anni di contribuzione al 31 dicembre 2020, ai quali si può aggiungere qualche contributo da riscatto (ad esempio della laurea). È inutile dire, quindi, che questi non possono accedere alla pensione anticipata o alla Quota 41, visto che per queste misure sono richiesti molti più anni di contribuzione (fino a 42 anni e 10 mesi per la pensione anticipata, 41 anni per Quota 41). Lo stesso vale per Quota 100, per la quale sono necessari almeno 38 anni di contributi, obiettivo irraggiungibile per chi ha iniziato a lavorare dopo la suddetta data.

Ci sono però altre opzioni a cui possono ricorrere questi lavoratori per andare in pensione nel 2021; vediamo di quali si tratta e quali sono i requisiti richiesti per smettere di lavorare già nel prossimo anno.

Pensione di vecchiaia per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996

Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 e ha avuto una carriera piuttosto continua può andare in pensione nel 2021. Sono diverse le opzioni possibili, come quella della pensione di vecchiaia: per ricorrervi è necessario aver compiuto i 67 anni di età e aver maturato 20 anni di contribuzione (obiettivo raggiungibile anche per i contributivi puri).

Tuttavia, per chi rientra interamente nel regime contributivo c’è un’altra condizione da soddisfare per accedere alla pensione di vecchiaia: si tratta di un requisito economico, che impone al lavoratore l’aver maturato una pensione pari o superiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale. Nel 2021 questo importo sarà soggetto ad una leggera rivalutazione, ma comunque non si discosterà di molto da quello del 2020, pari a 459,83€. Per poter andare in pensione a 67 anni, quindi, questi dovranno aver maturato un assegno mensile vicino ai 690 euro.

Ma attenzione: come anticipato, coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 e quindi rientrano in un regime contributivo puro per il calcolo della pensione possono smettere di lavorare anche se in questo periodo hanno maturato pochissimi anni di contribuzione. Con l’opzione contributiva della pensione di vecchiaia, infatti, si può andare in pensione con una cifra quasi simbolica di contributi, pari a 5 anni; nel contempo, però, si deve aspettare il compimento dei 71 anni di età. Potranno accedere a questa opzione nel 2021, quindi, coloro che sono nati prima degli anni ‘50.

Pensione anticipata contributiva per i nati dopo il 1° gennaio 1996

I contributivi puri per un fattore di tempo non potranno ricorrere nel 2021 alla pensione anticipata ordinaria, per la quale bisogna aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini, un anno in meno per le donne).

Per questi, però, c’è la possibilità della pensione anticipata di tipo contributivo, per la quale sono richiesti solamente 20 anni di contribuzione. Chi soddisfa questo requisito potrà andare in pensione nel 2021 all’età di 64 anni (anziché i 67 della pensione di vecchiaia) a patto però che l’assegno di pensione sia pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale, ossia si vicino ai 1.285€.

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