Partite IVA, Conte: “bonus 600 euro è solo l’inizio”. Novità nel decreto di aprile

Anna Maria D’Andrea

26/03/2020

27/12/2022 - 14:52

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Partite IVA, il bonus di 600 euro è solo la prima parte delle misure che il Governo sta predisponendo per aiutare i lavoratori autonomi colpiti dall’emergenza coronavirus. Un nuovo decreto è previsto per il mese di aprile, dichiara il Premier Conte.

Partite IVA, Conte: “bonus 600 euro è solo l’inizio”. Novità nel decreto di aprile

Nuovi aiuti per i titolari di partita IVA. Ad annunciare ulteriori misure in favore di professionisti ed autonomi è il Premier Giuseppe Conte.

Il bonus di 600 euro è solo l’inizio delle misure pensate per aiutare imprese e professionisti danneggiati dal coronavirus e, dopo i primi interventi introdotti con il Decreto Cura Italia, ulteriori misure saranno previste nel provvedimento di aprile.

L’emergenza economica causata dalle restrizioni introdotte ai fini di contenere i contagi da Covid-19 rappresenta un duro colpo per le partite IVA.

Tra chiusure obbligate e sospensioni dell’ordinaria attività, un’azienda su dieci rischia il fallimento. Si tratta dello scenario peggiore, analizzato dallo studio di Cerved Rating Agency, nel caso in cui l’emergenza coronavirus non si arrestasse entro l’anno.

Partite IVA, Conte: “bonus 600 euro è solo l’inizio”. Novità nel decreto di aprile

Sarà un decreto con risorse non inferiori ai 25 miliardi di euro già stanziati per il Cura Italia. Questo è quanto annunciato dal Premier Conte nel corso dell’informativa urgente alla Camera del 25 marzo 2020 e nel discorso al Senato del 26 marzo.

Lo Stato aiuterà famiglie ed imprese a superare gli ostacoli causati dall’emergenza coronavirus. In un post pubblicato sulla propria pagina Facebook, il Premier Conte si rivolge ai titolari di partita IVA e cerca di placare il malcontento seguito all’introduzione del bonus di 600 euro.

L’indennizzo una tantum, attualmente previsto per il solo mese di marzo, è solo l’inizio delle misure allo studio del Governo. Una misura ritenuta insufficiente dai più e molto meno coraggiosa degli aiuti previsti per i lavoratori dipendenti.

Se l’estensione della cassa integrazione consentirà ai dipendenti di poter contare su una somma pari o di importo poco inferiore allo stipendio ordinario, il bonus di 600 euro previsto per i titolari di partita IVA riuscirà soltanto in parte a coprire la mole di spese collegate alla gestione della propria attività.

C’è innanzitutto il problema degli affitti, per i quali non è stata prevista nessuna sospensione ma soltanto un credito d’imposta a parziale ristoro della somma pagata, oltre a tutte le spese indifferibili (dalle utenze, fino al versamento delle tasse locali per i comuni in cui non sono state sospese).

Ed è a fronte di uno scenario che sembra far propendere per un’estensione temporale delle restrizioni previste - e per la proroga della chiusura delle attività ben oltre il 3 aprile - che il Presidente del Consiglio scrive:

“Ai tanti autonomi, alle tante partite Iva dico con chiarezza e trasparenza: questo è solo l’inizio, stanno arrivando altre misure.”

Partite IVA, domanda per il bonus 600 euro entro il 31 marzo: non sarà click day ma le risorse sono poche

Basta leggere i commenti pubblicati sotto il post pubblicato su Facebook dal Premier Conte per comprendere il malcontento dei titolari di partita IVA.

In prima fila ci sono i professionisti iscritti a Casse di previdenza private, esclusi dal bonus di 600 euro ma beneficiari del Fondo per il reddito di ultima istanza. Il problema sollevato da molti è che allo stato attuale nessun intervento specifico è stato previsto dagli enti.

Per i professionisti il coronavirus è una sorta di boomerang. Consulenti del lavoro o commercialisti, in campo per consentire ai propri clienti di accedere agli aiuti attualmente previsti, difficilmente riusciranno ad incassare le proprie parcelle.

Se da un lato si chiede maggiore attenzione per le libere professioni, dall’altro viene sollevato il problema della scarsità di risorse stanziate per il bonus di 600 euro.

Nell’attesa che parta la fase di invio delle domande - che stando ai tempi comunicati dall’INPS dovrà partire entro il 31 marzo 2020 - il Presidente dell’Istituto di vigilanza dell’INPS, Guglielmo Loy, in un’intervista rilasciata a Il Giornale avverte che la valutazione delle istanze avverrà in ordine cronologico.

Non ci sarà il click day ipotizzato dal Presidente Tridico, ma è evidente che a fronte di una prestazione a stanziamento fisso le risorse potrebbero non bastare per tutti i potenziali 5 milioni di richiedenti.

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