Omicron, le nuove varianti mettono a rischio l’immunità di gregge: ecco perché

Giorgia Bonamoneta

04/05/2022

05/05/2022 - 09:24

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Scoperte nuove sottovarianti di Omicron che potrebbero mettere a rischio l’immunità di gregge. Secondo gli esperti il rischio maggiore è legato al vaccino. Ecco perché.

Omicron, le nuove varianti mettono a rischio l’immunità di gregge: ecco perché

Si sente sempre meno parlare di Omicron, la variante del coronavirus che ha portato un forte incremento nei contagi tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Complici dell’impennata, le sottovarianti più contagiose che, secondo le ipotesi degli scienziati giapponesi, potevano essere considerare delle vere e proprie varianti a sé. In particolare le nuove varianti, denominate Omicron 4 e Omicron 5, che presentano delle caratteristiche nuove, come la possibilità di reinfettare chi è già stato contagiato.

I casi di positività sono in aumento: in Italia i casi positivi sono 47.039, con un tasso di positività al 14%. Si registra un calo nei ricoveri, ma stanno aumentando le terapie intensive. Secondo la Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere), la sanità sta smaltendo l’effetto Pasqua, che aveva portato a un rialzo del 3,5% di ospedalizzazioni, ora ridotto del 5,7%.

L’immunità di gregge, già vacillante, è a rischio: il pericolo delle varianti di Omicron

Il termine immunità di gregge è sparito dai nostri radar, ma non per questo è diventato meno necessario per superare la crisi sanitaria. È vero anche che ormai gli esperti parlano di convivenza con il virus, dando per certo che nei prossimi anni dovremmo affrontare ondate di Covid-19 stagionali. Il problema quindi non è tanto la mancata immunità di gregge, quanto la difficoltà a gestire le future vaccinazioni.

L’immunità di gregge, già vacillante, è ancora più a rischio. Le responsabili sono le sottovarianti di Omicron, quelle chiamate BA.4 e BA.5, ovvero Omicron 4 e Omicron 5, che in altri Paesi stanno facendo riscontrare un aumento dei contagi. Anche se molti sono vaccinati, in questo periodo il rischio di reinfezione è più alto. Infatti, come espresso da una ricerca condotta in Giappone, le due nuove varianti di Omicron sono capaci di reinfettare chi è stato già infettato da Omicron. Anche un altro studio, questa volta in pre-print (senza revisione), ha discusso la possibilità che i vaccini possano non essere efficaci contro le sottovarianti e suggerisce di fare i richiami con vaccini mirati su Omicron (BA.1).

Su Twitter, a divulgare il timore di una “fuga immunitaria”, è stato Eric Topol, direttore e fondatore dello Scripps Research Translational Institute e docente di medicina molecolare. Sul suo profilo ha discusso le sottovarianti che stanno complicando la lotta al Covid-19, ovvero Omicron 4 e Omicron 5. “Rispetto a BA.2 – si legge nello studio riportato a esempio – BA.2.12.1, BA.4 e BA.5 mostrano una fuga immunitaria più forte dal plasma dei vaccinati con 3 dosi e, più sorprendentemente, dei convalescenti BA.1 vaccinati”.

L’obiettivo dell’immunità di gregge si allontana sempre di più ed Eric Topol presagisce l’arrivo di una nuova ondata, la quinta dall’inizio della crisi sanitaria.

Possibilità di reinfezione con Omicron: cosa cambia con BA. 4 e BA. 5

Secondo gli scienziati giapponesi, le sottovarianti, con le loro caratteristiche, potrebbero essere considerate delle vere e proprie varianti a sé. Eric Topol spiega che la variante Omicron 2 (BA.2) era già più trasmissibile del 30% rispetto alla variante Omicron (a sua volta più trasmissibile della variante dominante precedente, ovvero Delta). A loro volta, BA.2.12.1, BA.4 e BA.5 sono più contagiose rispettivamente del +25% e +10%.

Il secondo problema che si affaccia nella crisi sanitaria attuale è la copertura vaccinale. È ancora tutto da valutare l’impatto che queste varianti possono avere sull’immunità di gregge, perché potrebbero di fatto bucare il vaccino.
Al momento si pensa che le sottovarianti Omicron 4 e 5 potrebbero essere coperte per un 50% dal vaccino.

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