Nuovi virus dopo il Covid: perché la colpa può essere del cambiamento climatico

Luna Luciano

30 Aprile 2022 - 08:13

condividi

Dopo il Covid si temono nuove malattie ed epidemie. Gli esperti lanciano l’allarme: il cambiamento climatico potrebbe portare a più di 15mila nuovi virus. Ecco perché.

Nuovi virus dopo il Covid: perché la colpa può essere del cambiamento climatico

Riscaldamento globale e nuovi virus in circolazione. È questo l’allarme lanciato dagli esperti. Il Covid potrebbe essere stato solo l’inizio, la prima testimonianza di come il cambiamento climatico avrà ripercussioni sulla vita e salute dell’uomo e non solo.

Con una crisi ambientale che non si arresta e una politica mondiale che non sembra ancora in grado di adottare sufficienti provvedimenti per uno stile di vita sostenibile e green, il rischio è che entro il 2070 il mondo possa registrare 15mila nuovi virus e nuovi focolai di epidemia, come dimostrato da un nuovo studio di Nature.

Lo scenario non è dei più rassicurante ma è quanto mai futuribile. Come dimostrato dalla ricerca, coordinata dal biologo Colin Carlson dell’americana Georgetown University, il riscaldamento terrestre potrebbe provocare lo spostamento di habitat della fauna selvatica e di conseguenza aumentare gli incontri tra le specie in grado di scambiare gli agenti patogeni. Davanti a simili pericoli è quanto mai necessario prendere coscienza delle conseguenze del cambiamento climatico, in modo che ognuno si senta chiamato in causa per contribuire alla salvaguardia dell’ecosistema. Ecco tutto quello che c’è da sapere riguardo lo studio si Nature e sul legame tra epidemie e riscaldamento globale.

15mila nuovi virus entro il 2070: come saranno trasmessi?

Potrebbero essere oltre 15mila i nuovi virus che potrebbero insorgere a causa del riscaldamento globale. L’allarme degli esperti è chiaro, con il cambiamento climatico potrebbe avvenire uno spostamento di habitat della fauna selvatica, costituendo un pericolo non solo per l’intero ecosistema ambientale ma anche per la salute delle persone. Per giungere alle previsioni riportare nello studio di Nature, i ricercatori hanno sviluppato e testato modelli per cinque anni, combinando modelli di trasmissione del virus e di distribuzione delle specie sotto vari scenari di cambiamento climatico, concentrandosi prevalentemente sui mammiferi a causa della loro rilevanza per la salute umana.

Sono infatti numerosissime i mammiferi (ma non solo) a essere portatrici di virus; occupando nuove aree, nuovi habitat, il rischio è quindi quello che i virus di questi animali possano entrare a contatto con l’essere umano tramite quello che viene chiamato il salto di specie. Si tratta quindi di un virus che muta fino a poter aggredire una nuova specie, provocando un effetto domino e arrivando fino all’essere umano: esattamente quello che è sarebbe accaduto con il Covid.

15mila nuovi virus: la colpa è del cambiamento climatico

Attivisti ambientali e medici hanno più volte sottolineato le pericolose ripercussioni che il cambiamento climatico può avere sulla salute umana. Il riscaldamento terrestre agisce direttamente sulla biologia di flora e fauna modificandole. E se possono emergere nuovi virus, il rischio è che tornino a diffondersi antichi virus. Lo scioglimento dei ghiacci favorisce, infatti, il riemergere di batteri e virus sconosciuti alla scienza. Secondo i microbiologi potrebbero esserci conseguenze molto serie e non facilmente prevedibili. Sono quindi questi gli effetti nell’era dell’Antropocene dell’intervento e dello sfruttamento delle risorse ambientali.

Leggendo con attenzione il nuovo studio di Nature, lo scenario è chiaro e ben delineato. Supponendo che il pianeta si riscaldi di non più di 2 °C sopra le temperature pre-industriali - un risultato previsto da molte analisi climatiche - i nuovi incontri tra specie potrebbero raddoppiare entro il 2070. Questo creerebbe degli hotspot di trasmissione del virus, come spiegato nello studio. Il rischio, quindi, è che i prossimi anni potrebbero non solo essere più caldi ma anche più malati per la Terra.

Cambiamento climatico e virus: cosa fare?

Davanti a un simile scenario per i ricercatori non bisogna perdere tempo. La Terra si è infatti già riscaldata di più di 1 °C sopra le temperature preindustriali, e questo sta causando la migrazione delle specie e lo scambio di malattie, specialmente nelle regioni tropicali, nelle quali attualmente ha origine la maggior parte delle malattie infettive che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo. Lo studio non parla quindi di conseguenze futuribili, ma di eventi che stanno accadendo ora, in questo preciso momento.

Per gli autori della ricerca è fondamentale combinare la sorveglianza virologica con la valutazione dei cambiamenti nelle nuove aree occupate dalle specie a causa dei cambiamenti climatici. È quanto mai necessario che ognuno quindi si muova verso uno stile di vita più sostenibile ma bisogna fare un’ultima considerazione. Per contrastare la crisi climatica e ambiatale in maniera concreta è necessario che siano soprattutto i grandi produttori e le politiche economiche delle singole Nazioni e internazionali ad adottare provvedimenti efficaci per poter raggiungere un modello di produzione e consumo ecosostenibile.

Argomenti

Iscriviti a Money.it