Non c’è tregua per il prezzo del gas in Europa

Violetta Silvestri

15 Settembre 2022 - 11:04

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Il prezzo del gas in Europa resta elevato, con picchi di 230 euro negli scambi odierni sul benchmark olandese: perché? I motivi nell’incertezza del piano Ue sull’energia.

Non c’è tregua per il prezzo del gas in Europa

Il prezzo del gas nel benchmark olandese, riferimento per il mercato europeo, scambia ampiamente sopra i 230 euro per megawattora: perché il costo della materia prima continua a crescere?

L’intervento di Ursula von der Leyen al Parlamento Ue, con la lettura del discorso sullo stato dell’Unione ha scosso nuovamente l’indice di Amsterdam, estendendo il clima di incertezza sul prossimo futuro dei prezzi del gas e dell’elettricità.

I futures benchmark sono aumentati fino al 3,3%. Il piano della Commissione europea include la raccolta di 140 miliardi di euro per i consumatori da ottenere sui guadagni-extra delle società energetiche, nonché un freno obbligatorio al picco della domanda di energia e un aumento della liquidità.

Tuttavia, permangono dubbi su come verranno attuate le misure poiché gli Stati membri sono divisi e devono approvare i piani Ue a livello nazionale.

Perché il prezzo del gas in Europa aumenta ancora

Il gas naturale è nuovamente aumentato, con i trader e non solo che stanno valutando se le misure dell’Europa per contenere la crisi energetica saranno sufficienti a limitare i costi del carburante, dopo che la proposta di price cap non ha ancora ricevuto pieno consenso e le altre presentate da von der Leyen si stanno rivelando complesse.

C’è una certa criticità intorno al piano enunciato con veemenza dalla presidente della Commissione.

Innanzitutto, Bruxelles vuole che gli Stati membri dell’Ue raccolgano 140 miliardi di euro dai profitti delle compagnie energetiche per attenuare il colpo dei prezzi record questo inverno. Una proposta di imposta sulle imprese elettriche che non bruciano gas, il cui prezzo è recentemente aumentato vertiginosamente, sarebbe accompagnata da altre misure sui gruppi di combustibili fossili.

Si parla di una soglia obbligatoria per i prezzi praticati dalle società che producono energia a basso costo e non gas, come i gruppi nucleari e rinnovabili. Le aziende dovrebbero fornire agli Stati dell’Ue i dati sui profitti in eccesso generati oltre questo livello, che la commissione cerca di fissare a 180 €/MWh. Ma i Paesi membri sarebbero liberi di mettere in atto proprie soglie inferiori.

Inoltre, tali pagamenti e la tassa sarebbero comunque “tutte misure di emergenza e temporanee” a fronte di esigenze ben più durature, come tagliare la domanda di elettricità, abbassare i prezzi del gas e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento a lungo termine.

von der Leyen ha anche affermato che Bruxelles lavorerà a una riforma globale dei suoi mercati energetici per rompere “l’influenza dominante” del prezzo del gas sui costi dell’elettricità. Questi mercati devono essere riprogettati in modo che i consumatori possano sfruttare meglio i benefici delle energie rinnovabili a basso costo, ha dichiarato, aggiungendo che dovrebbe essere trovata un’alternativa al benchmark europeo comunemente usato per i prezzi del gas, il TTF olandese, che è dettato in gran parte dal gas di gasdotto e non dal Gnl, per esempio.

Analisti incerti sul piano Ue. E il gas sale

Il punto di tutta questa serie di idee lo ha sintetizzato su Financial Times Laurent Ruseckas, di S&P Global Commodity Insights, parlando di proposte “tutte straordinariamente complesse, impossibili da elaborare e attuare in tempo per l’inverno anche se dietro di esse ci fosse un consenso politico, cosa che non c’è”.

Inoltre, diplomatici e funzionari prevedono che gli Stati membri vorranno che sia integrata una maggiore flessibilità nella proposta di regolamento dell’Ue, per tenere conto delle proprie misure nazionali che limitano l’aumento dei prezzi e delle diverse strutture del settore.

Un analisti di Citi, su Milano Finanza, ha ribadito: “Siamo sorpresi che il fulcro del piano energetico aggiornato dell’Europa non sia incentrato sulla riduzione della domanda di gas.

Ha anche aggiunto, riflettendo sulla tassa per i profitti delle aziende di combustibili fossili che “stiamo arrivando a un punto in cui non corre buon sangue tra l’industria petrolifera e l’Ue, il che potrebbe aprire vie legali. E la decisione di utilizzare il 2020, un anno in cui la mobilità globale si è fermata a causa del Covid-19, come un anno «normale» nel calcolo degli extra profitti sembrerebbe un argomento chiave.”

In questa cornice di forti perplessità sul prossimo futuro europeo nel settore dell’energia, il prezzo del gas continua a galoppare.

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