Multa per gli italiani che potano la siepe dopo l’1 aprile

Ilena D’Errico

10 Marzo 2024 - 18:56

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Attenzione a potare le siepi dopo l’1 aprile, perché si rientra nel periodo di nidificazione degli uccelli. Si rischia così una multa.

Multa per gli italiani che potano la siepe dopo l’1 aprile

Con l’avvicinarsi della primavera c’è l’inevitabile crescita del fogliame, che spinge a potare siepi e alberi per ottenere un aspetto più ordinato ed evitare disagi. Eppure non c’è periodo più sbagliato dell’anno, dato che proprio in questo periodo di ripresa vegetativa avviene anche la riproduzione degli uccelli attraverso la nidificazione.

Oltre all’elevato rischio di abbattere i nidi e gli animali, sfalciando le piante in modo imprudente si crea un enorme danno all’ambiente, mettendo i bastoni tra le ruote al naturale equilibrio dell’ecosistema e rischiando di danneggiare, più o meno direttamente, anche cose e persone.

Ecco perché è vietato potare siepi e alberi dall’1 aprile al 31 agosto, o per periodi più estesi a seconda dei regolamenti locali. Gli italiani che violano il divieto rischiano pesanti sanzioni, talvolta penalmente rilevanti. Ecco cosa c’è da sapere.

Multe per chi pota la siepe dopo l’1 aprile

Come anticipato, non è possibile potare le siepi e gli alberi quando avviene la nidificazione degli uccelli, cioè nel periodo che va da marzo a settembre. A stabilirlo è una direttiva dell’Unione europea, in particolare la n. 2009/147/CE (conosciuta appunto come “Direttiva uccelli”), che ha lo scopo di salvaguardare la tutela e la gestione degli uccelli selvatici, delle loro uova e degli habitat nel territorio europeo.

Ma non è tutto. La protezione dei nidi, degli habitat e dei pulli (i piccoli degli uccelli) è assicurata anche da una legge nazionale. La legge n. 157/1992, infatti, è dedicata alla protezione della fauna selvatica e all’articolo 21 sancisce che è vietato “rimuovere, danneggiare o comunque rendere inidonee al loro fine le tabelle legittimamente apposte ai sensi della presente legge o delle disposizioni regionali a specifici ambiti territoriali”, prevedendo diverse sanzioni commisurate alla gravità delle violazioni.

Spetta poi agli enti locali regolamentare con più precisione, delineando le date precise in cui vige il divieto e le multe. L’intervento di controllo è sollecitato, oltre che dai cittadini, dalle associazioni ambientaliste e a protezione della fauna. Si precisa che il divieto:

  • riguarda siepi, alberi e rami, perché oltre alla nidificazione in sé bisogna tenere conto delle possibili tane e dei cuccioli che si riparano;
  • si applica al verde pubblico ma anche ai privati.

Di conseguenza, è vietato potare siepi e alberi dopo l’1 aprile, così come è vietato in generale l’abbattimento delle specie vegetali, altrimenti si rischiano multe salate, secondo l’importo stabilito dagli enti.

Quando si possono potare alberi e siepi

Il divieto in riferimento riguarda tutte le specie vegetali nel periodo di ripresa vegetativa e di riproduzione degli uccelli e resta in vigore fino alla fine di agosto. Allo stesso tempo, rimangono consentiti gli interventi indispensabili per necessità e urgenza. Ad esempio, è ammessa la potatura di alberi instabili e pericolanti.

Gli interventi devono però essere effettuati con attenzione, seguendo i consigli dei tecnici specializzati. È infatti indispensabile non turbare lo stato delle piante oltre il necessario, facendo sempre molta attenzione a non distruggere nidi e uova o ferire gli animali.

Oltretutto, la potatura immotivata in questo periodo di ripresa è controproducente sotto tutti i punti di vista, perché indebolisce la pianta, impedendone lo sviluppo corretto e aumentando i rischi di crollo.

Cosa rischia chi pota le siepi

Potare siepi e alberi dopo l’1 aprile è rischioso per tutti i motivi elencati, motivo per cui in seguito ai controlli dei Carabinieri forestali e della Polizia municipale possono essere applicate delle multe. L’importo delle sanzioni dipende dal regolamento del verde adottato dal proprio Comune, che si invita a consultare per verificare tutte le informazioni.

Nella peggiore delle ipotesi, inoltre, chi non rispetta il divieto può essere accusato del reato di uccisione di animali, individuato dall’articolo 544 bis del Codice penale e punito con la reclusione da 4 mesi a 6 anni. Secondo la Cassazione questa fattispecie si applica anche quando la morte è cagionata da un evento omissivo, come il negato soccorso all’animale ferito o in difficoltà.

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