Multe pos, perché il governo ci ha ripensato

Giorgia Bonamoneta

19 Dicembre 2022 - 00:14

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Il governo Meloni fa retromarcia sul pos. Dopo giorni di trattative alla fine a vincere è stata Bruxelles. Ecco perché il governo ha cambiato idea sul pos. Cosa sappiamo.

Multe pos, perché il governo ci ha ripensato

Ha fatto molto discutere l’obiettivo di eliminare le multe ai commercianti che non accettavano i pagamenti con il pos sotto i 60 euro. Dopo un lungo dibattito, dichiarazioni e un inesorabile e lento abbassamento della soglia del pagamento digitale, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha infine annunciato gli emendamenti definitivi alla legge di Bilancio, nella quale alla fine è stata eliminata la soglia di 60 euro sotto la quale i commercianti potevano rifiutare i pagamenti elettronici.

La premier Giorgia Meloni è intervenuta sull’obbligo del pos commentando che se non ci sono i margini si inventeranno un altro modo per non far pagare all’esercente le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti. La decisione è stata quindi presa in merito all’obiettivo del Pnrr, ha confermato la presidente del Consiglio, dopo un invito e una trattativa con la Commissione europea. Bruxelles dopotutto aveva ammonito il governo Meloni e il perché del ripensamento, in vista della prossima rata del Recovery fund da 19 miliardi, è piuttosto esplicito.

Salta quindi la proposta che elimina le sanzioni per gli esercenti, che continueranno a essere invece emesse nel caso questi si dovessero rifiutare di accettare un pagamento elettronico.

Retromarcia sulle multe al pos: la decisione definitiva

Il tema del pos, delle multe e dei pagamenti digitali per limitare l’evasione fiscale ha fatto molto discutere. Governo e istituzioni come la Banca d’Italia, la Corte dei Conti e l’Ufficio parlamentare di bilancio avevano parlato a carte scoperte. Giorgia Meloni, la presidente del consiglio, aveva risposto a ogni critica con fermezza, derubricando a bizarre le posizioni di alcuni sindacati che guardavano agli emendamenti e alla manovra di bilancio come un tentativo di favorire i privilegiati e gli evasori.

Anche Bankitalia aveva bocciato l’iniziativa definendola un metodo per favorire l’economia sommersa invece che limitarla. “L’uso dei pagamenti elettronici permettono il tracciamento dell’operazioni e riduce l’evasione fiscale”" aveva detto il dirigente Fabrizio Balassone in udienza alla Camera. In risposta Giorgia Meloni si era messa nei panni di un esercente, chiedendo ai “clienti” di fare lo stesso:

Se il costo del pagare con il bancomat ricadesse su di me pagherei con il bancomat? Molti no, molti sceglierebbero di pagare il caffè in contanti e io penso che questa libertà debba valere anche per l’esercente.

Anche per quanto riguarda l’evasione fiscale era stata piuttosto superficiale la risposta, desponsabilizzando l’esercente dall’obbligo dello scontrino, facendola passare per una richiesta che il cliente doveva ricordare di fare al momento dell’acquisto.

Perché sul pos non cambierà nulla: la pressione dell’Unione Europea

L’intera manovra, è evidente, puntava a ottenere il plauso degli esercenti, spostando una spesa extra sul cliente che doveva prelevare il denaro dagli sportelli per ogni pagamento. Infatti prelevare da uno sportello prevede una commissione a seconda del contratto con la propria carta. Mentre le commissioni a carico dei commercianti sono state nel tempo ridotte e in alcuni casi del tutto annullate come per gli acquisti sotto i 10 o i 5 euro.

Le critiche erano scivolare contro la proposta, almeno fino a quando non è intervenuta la Commissione europea a dichiararenon in linea con le raccomandazioni specifiche per paese” gli interventi come l’innalzamento della soglia dell’obbligo del posse. Da 60 euro a 40 euro, poi da 40 euro a 30 euro, alla fine la soglia per il pos è decaduta.

Dopotutto l’obbligo del pos è un obiettivo del Pnrr, così come tutte le regole e le sanzioni per favorire lo strumento e svantaggiare l’evasione fiscale. Bruxelles ha decisamente vinto la battaglia, forse anche la guerra; dalla sua parte vi era la possibilità di giocare la carta dei 19 miliardi di euro, da ricevere entro il 31 dicembre, previsti come rata del Recovery fund.

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