Movimento 5 Stelle da solo alle elezioni: cosa cambia per Conte

Alessandro Cipolla

27/07/2022

27/12/2022 - 14:43

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Giuseppe Conte ha annunciato che il Movimento 5 Stelle correrà da solo alle elezioni politiche: i grillini così non correranno rischi legati alla soglia di sbarramento.

Movimento 5 Stelle da solo alle elezioni: cosa cambia per Conte

Alle elezioni politiche del 25 settembre il Movimento 5 Stelle correrà ancora una volta da solo. A ufficializzare la notizia durante una diretta video è stato Giuseppe Conte, che dovrebbe candidarsi in prima persona con il ruolo di aspirante presidente del Consiglio dei grillini.

Saremo soli - ha dichiarato Conte - Saremo il terzo polo, il terzo campo, il campo giusto, dove c’è la dignità della persona, di chi lavora, la dignità sociale di chi in un momento di difficoltà può essere aiutato dallo Stato senza essere umiliato, bullizzato da politici che vivono di privilegi”.

Per l’ex presidente del Consiglio il Movimento 5 Stelle in queste elezioni sarà “un terzo incomodo”, visto che “la campagna elettorale è già stata scritta dal pensiero unico dominante, ci sarà un voto utile, o si vota Meloni o Letta, o Calenda dirà se stesso, Renzi dirà se stesso, si metteranno di mezzo Di Maio o Brunetta”.

Intervenendo poi a Filorosso su Rai Tre, Giuseppe Conte ha spiegato che “i tempi sono strettissimi ma faremo di tutto per coinvolgere la Rete, come da nostra tradizione, sia per quanto riguarda il programma sia sulle liste”.

Infine è arrivata una timida apertura sulla questione dei due mandatinon è un diktat”, quanto ad Alessandro Di Battista le porte resterebbero aperte “se vuole può tornare ma deve inserirsi nella struttura, ci confronteremo abbiamo buoni rapporti personali”.

Movimento 5 Stelle da solo alle elezioni: cosa significa?

Dopo che negli ultimi anni, a seguito di una modifica al regolamento pentstellato votata dagli attivisti, il Movimento 5 Stelle ha aperto alle alleanze politiche presentandosi di recente spesso insieme al Pd alle regionali e alle amministrative, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre si tornerà all’antico.

Dopo la fine del governo Draghi, il Partito Democratico puntando il dito contro M5s, Lega e Forza Italia, di fatto ha escluso una possibile alleanza elettorale con i grillini, anche se i giallorossi in autunno correranno insieme alle regionali in Sicilia e, probabilmente, faranno lo stesso in primavera quando si voterà nel Lazio.

Questo vuol dire che ora il Pd ha la strada spianata per realizzare una propria lista, che si chiamerà Democratici e Progressisti, insieme a quel mondo moderato che in precedenza aveva posto come paletto proprio una esclusione dei 5 Stelle dalla coalizione.

Come già avvenuto nel 2013 e nel 2018, alle prossime elezioni politiche dovremmo così avere una situazione tripolare: centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle. Ci sarà poi da vedere se alle urne si presenterà anche un polo di sinistra e uno centrista, rappresentati da quei partiti che non hanno trovato un accordo con il Pd.

Rischio soglia di sbarramento

Correre da solo però ha anche un altro significato per il Movimento 5 Stelle. L’attuale legge elettorale infatti prevede una soglia di sbarramento del 3% per le liste e del 10% per le coalizioni.

Nei giorni scorsi si è parlato di un possibile patto tra i pentastellati e la lista formata da Sinistra Italiana ed Europa Verde. Una alleanza del genere però oltre a spostare troppo il Movimento verso sinistra, alzerebbe la soglia di sbarramento da raggiungere al 10%.

Guardando gli ultimi sondaggi politici Giuseppe Conte di certo non avrebbe dormito sonni tranquilli. Per evitare brutte sorprese, alle urne meglio allora correre da soli alle elezioni e puntare a portare in Parlamento un buon numero di deputati e senatori.

Se poi dopo il voto ci sarà da dare vita a un nuovo governo di larghe intese, il tesoretto di parlamentari 5 Stelle potrebbe essere decisivo per la formazione di un esecutivo anche se, dopo l’ultima esperienza, al momento non sembrerebbero esserci le condizioni politiche per una nuova maggioranza extra large.

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