Il ’miracolo’ dell’editoria italiana post-Covid: più libri venduti e prezzi più bassi. L’intervista a Peresson (Aie)

Stefano Rizzuti

28 Febbraio 2022 - 15:58

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Il Covid non ha piegato il mercato editoriale italiano: l’acquisto di libri è aumentato così come il valore delle vendite (nonostante prezzi più bassi). Gianni Peresson (Associazione italiana editori) prova a spiegare i fattori che hanno favorito queste dinamiche.

Il ’miracolo’ dell’editoria italiana post-Covid: più libri venduti e prezzi più bassi. L’intervista a Peresson (Aie)

L’editoria italiana gode di buona salute. Nel 2021 il mercato del libro, almeno nel settore di varia (romanzi e saggi), ha visto un incremento del valore del 16%. Crescono le copie acquistate, diminuiscono i prezzi di copertina e il valore delle vendite è in aumento.

La crescita ha riguardato tutti i macro-generi e anche la produzione di libri è aumentata. Ma non sono solo rose e fiori. Le minacce per il futuro sono concrete e riguardano soprattutto l’incremento dei costi di produzione che inizieranno presto a far sentire i loro effetti, specie per l’acquisto e l’approvvigionamento della carta.

Money.it ha provato a fare il punto della situazione del mercato editoriale con Gianni Peresson, responsabile ufficio studi dell’Associazione italiana editori. Che prova a spiegare le ragioni di questo successo del mercato editoriale nell’ultimo anno, ma analizza anche le problematiche per il futuro, a partire proprio da quelle relative alla carta.

Partiamo dai dati del mercato editoriale: quanto è cresciuto e perché?

Bisogna innanzitutto capire perché il mercato è cresciuto, quali sono stati i fattori trainanti. Una premessa: non stiamo parlando del mercato del libro nel suo insieme, ma solo di varia: la scolastica e universitaria, così come gli e-book non sono contenuti in quei dati. Questi dati complessivi sul mercato arrivano molto più tardi. Il mercato è cresciuto per una seria di motivi non del tutto chiari perché c’è un fenomeno contraddittorio che è la contrazione del numero di persone che dichiarano di leggere. In questo caso parliamo di un’autodichiarazione, quindi una persona che è debole acquirente magari non si ricorda che 9-10 mesi fa ha comprato o letto un libro. Però tutte le indagini che vengono fatte tra il 2020 e il 2021 mostrano o una flessione o una sostanziale stabilità.

Quali sono quindi le ragioni di questa crescita?

Una prima parte di spiegazione sta nei fondi di ristoro che il governo ha varato in questi anni. L’elemento positivo del Covid per il settore editoriale è aver stabilizzato una serie di misure che altri Paesi europei avevano già da tempo e questo ha permesso agli editori di lavorare in una situazione di maggiore tranquillità. La misura più nota è l’app 18 riconfermata, oppure i contributi per le traduzioni dei libri italiani all’estero.

Quali sono le altre spiegazioni?

Ci sono dei generi che sono letteralmente esplosi: il 10% delle copie vendute attraverso i canali classici è rappresentato dai fumetti. Non può essere l’unica spiegazione, ma piuttosto sono due fattori concomitanti: sicuramente nel 2020 gli autori sono stati meno coinvolti nelle attività di marketing (presentazioni, interventi, fiere) quindi si sono dedicati di più alla scrittura. L’altro motivo è che sono saltate le fiere internazionali, sostituite dalle call online, però si è sostituita una vendita frenetica e concentrata in occasione dei saloni a delle vendite e dei rapporti più diffusi e questo ha permesso ai responsabili e agli editor di valutare meglio quello che è stato pubblicato.

Quindi con la pandemia si è capito che i saloni hanno un ruolo marginale o che comunque si può rivedere?

Non sarei così drastico, continuano e continueranno ad avere un ruolo importante. Vederci attraverso i social non può sostituire i rapporti personali, per questo i saloni resteranno un fattore importante perché diventano un momento di relazione personale.

Da quali fattori dipende il recente successo del mercato editoriale?

La mia impressione è che a partire dal 2019 la crescita del mercato - era quasi del +5% - derivi dal fatto che siamo entrati in una sorta di bolla positiva che è continuata anche nel 2020 e nel 2021 si è manifestata in tutta la sua imponenza. Dipende anche da un fattore di cui ci si dimentica spesso: dipende dai prezzi, dal bacino potenziale ma dipende tantissimo anche dalle politiche editoriali delle case editrici, dalla capacità d’individuare i titoli. I libri hanno risposto alle esigenze dei lettori.

Di recente sono cambiate le dinamiche della produzione dei libri in Italia?

Nel 2020 sì, i libri a stampa sono diminuiti per le logiche legate alla chiusura delle librerie che restano il principale canale di vendita. Poi nel 2021 sono tornati a crescere, il numero di volumi si è allineato con il 2019. La dinamica strutturale vede un aumento delle novità, d’altronde non c’è mercato del libro che cresca riducendo le novità.

A fare da contraltare c’è l’aumento dei costi di produzione, soprattutto quelli relativi alla carta...

Un aspetto è quello dell’aumento del prezzo della carta che può avere diversi effetti: uno è quello di razionalizzare meglio il processo produttivo, gestire meglio le tirature ed evitare inutilizzi e giacenze eccessive. Per ora è presto per quantificare gli aumenti: l’effetto dei prezzi della carta sul lancio delle novità per l’autunno-Natale 2021 non si è fatto sentire, forse un po’ la difficoltà a trovarla. Fino a dicembre 2021 la situazione era abbastanza sotto controllo. Non abbiamo avvertito modifiche dei prezzi di copertina tanto che il prezzo medio del venduto è sceso (e non tiene conto degli sconti). Come si tradurranno gli aumenti del prezzo della carta sugli aumenti dei prezzi di copertina è ancora presto per dirlo. I prezzi possono anche essere gestiti migliorando l’efficienza e i costi di altre attività dell’editore, per esempio riduco la partecipazione non facendo lo stand a Torino: assorbo l’aumento della carta su alcune attività o sprechi che potevano esserci.

Quindi il problema principale non è l’aumento del costo della carta?

Non è questo l’elemento che preoccupa gli editori, l’elemento preoccupante è la carenza della carta. Noi stessi che pubblichiamo una rivista che non arriva a mille copie di tiratura abbiamo dovuto bloccare la carta a metà febbraio anche se la pubblicazione sarà a fine marzo. Questo che effetto può avere? Di volano sui prezzi e di aumento dei prezzi senza controllo, il prezzo della carta viene messo in qualche modo all’asta. Dall’altro se le librerie, di fronte a una novità, trovano un editore che è non in grado di rifornirle, allora si creano dei buchi distributivi. Più che il prezzo ciò che potrebbe giocare un ruolo importante è proprio questa carenza di carta che potrebbe anche essere strutturale.

Pensate che la richiesta rivolta al governo di istituire un credito d’imposta sull’acquisto della carta possa essere una soluzione sufficiente?

Abbiamo fiducia che questa misura sia importante in un periodo di crisi, darebbe un elemento di tranquillità perché creerebbe una rete di sicurezza. La tiratura media si è già progressivamente ridotta in questi anni, è un dato di cultura aziendale: quello che è avvenuto negli ultimi 8-10 anni, grazie alla maggiore quantità e qualità di informazioni che arrivavano all’editore, ha permesso di riprogrammare in modo molto più attento la loro produzione. Non si fanno più stampe di 10mila copie in fase di lancio, ma c’è una stampa ragionevole per la prima edizione e poi si procede alle ristampe.

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