Mining criptovalute: cos’è e come fare

Claudia Cervi

06/05/2022

06/05/2022 - 15:26

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Mining criptovalute: una guida per scoprire cos’è, come fare per guadagnare e tutte le informazioni necessarie per iniziare l’attività.

Mining criptovalute: cos’è e come fare

La crescente popolarità di Bitcoin e in generale delle criptovalute ha spinto molti a chiedersi cos’è e come si guadagna con il mining, il processo per creare nuove unità e per validare le transazioni sulla blockchain.
Si tratta di un’attività complessa che comporta un enorme dispendio di energia per poter risolvere i complessi algoritmi in cambio di una ricompensa. In questa guida vediamo tutte le informazioni da sapere prima di iniziare questa attività.

Cosa è il mining di criptovalute

Il mining di criptovalute è il processo per creare nuove unità e per validare le transazioni sulla blockchain. Il termine mining deriva dall’inglese to mine, che significa estrarre, richiamando il fenomeno della corsa all’oro nella California di fine Ottocento.

Il mining identifica dunque il lavoro computazionale che i nodi della rete eseguono nella speranza di guadagnare nuovi token. I miners, o minatori, sono infatti ricompensati per monitorare e verificare la legittimità delle transazioni e solo se sono i primi a risolvere una serie di problemi matematici complessi.

Ricordiamo che Bitcoin e le altre criptovalute sono decentralizzate, ossia non fanno affidamento sul controllo e sulla supervisione di autorità centrali come banche o enti governativi. Per garantire la sicurezza e l’affidabilità del sistema tutte le transazioni vengono registrate sulla blockchain, un registro pubblico e condiviso delle transazioni in ordine cronologico. I miners sono dunque una sorta di revisori dei conti ai quali è riconosciuto un premio per il lavoro di controllo e validazione, evitando contraffazioni e duplicazioni.

Perché fare mining di criptovalute

Il mining di criptovalute supporta dunque l’ecosistema della blockchain, favorendo la creazione di nuovi blocchi, ed è l’unico modo per generare nuove unità di criptovalute. Nel caso di Bitcoin, per esempio, ogni 10 minuti viene prodotto un nuovo blocco con le transazioni in attesa di approvazione. Dopo la validazione, il blocco viene aggiunto alla blockchain. Attualmente in circolazione ci sono quasi 19 milioni di Bitcoin, su un totale di 21 milioni previsti. Entro il 2140 sarà coniato e immesso in circolazione l’ultimo Bitcoin: questo significa che con il passare del tempo il tasso di creazione di Bitcoin diminuisce e diventa sempre più complesso e dispendioso il processo di mining. Il prezzo elevatissimo di Bitcoin, rispetto al valore iniziale, rende questa operazione ancora molto conveniente.

Anche quando non sarà più possibile aggiungere blocchi aggiuntivi, le transazioni dovranno comunque essere verificate e i miners continueranno a ricevere commissioni per garantire l’integrità della rete.

Oltre alla ricompensa per la creazione di nuove unità di criptovaluta e per la validazione delle transazioni, i miners hanno anche diritto di voto in caso di nuove proposte di modifiche del protocollo, un processo noto come Bitcoin Improvement Protocol (BIP).

Quanto si guadagna con il mining di criptovalute

La crescente popolarità di Bitcoin e in generale delle criptovalute ha spinto molti a chiedersi come si guadagna con il mining. All’aumentare del numero di miners, aumentano però le difficoltà di calcolo e i ricavi diminuiscono. Inoltre non tutte le criptovalute sono facili da minare e in molti casi l’operazione può risultare antieconomica. Esistono dei siti che calcolano la redditività di estrazione per ogni criptovaluta, permettendo di fare la scelta più appropriata.

Nel caso di Bitcoin, per esempio, ogni quattro anni circa, la ricompensa per il mining si dimezza: questo significa che se nel 2009, quando è stato estratto il primo Bitcoin, il guadagno era di 50 Bitcoin, nel 2012 questo valore è sceso a 25 Bitcoin fino ad arrivare a 6,25 Bitcoin nel maggio 2020, quando è stato effettuato l’ultimo halving.
In base ai prezzi attuali di Bitcoin, la ricompensa per il miner che aggiunge il blocco alla rete è pari a 226.875$ (36.300$ x 6,25). Non è tuttavia facile essere i primi a risolvere la complessa equazione che porta a identificare l’hashcorretto per chiudere la blockchain: la potenza di calcolo necessaria per l’estrazione dell’hash è aumentata rispetto ai primi anni, limitando i guadagni. Inoltre va considerata l’energia elettrica occorrente la alimentare i supercomputer impegnati nel calcolo, che devono rimanere accesi 24 ore su 24.

L’altra criptovaluta per eccellenza creata attraverso il mining è Ethereum (almeno fino a quando non sarà operativo il protocollo Ethereum 2.0), che segue le stesse regole del mining di Bitcoin. Solo le criptovalute basate sul sistema di validazione proof-of-work possono essere minate: tra queste citiamo Litecoin, Bitcoin Cash e Dogecoin, ma ci sono criptovalute anche più recenti. In questi casi, prima di avviare un’attività di mining, occorre raccogliere più informazioni possibili e fare degli studi approfonditi sulla validità del progetto.

In generale però il mining di criptovalute risulta impossibile senza gli strumenti adatti e concorrenziali: la redditività di un miner dipende, infatti, dalla potenza di hashing fornita alla rete.

Cosa serve per fare mining di criptovalute

Per fare mining occorre:

  • comprare un hardware con una elevata capacità di calcolo e di un sistema di raffreddamento
  • installare un software o un’app di cryptomining e configurarlo
  • aprire un wallet per criptovalute
  • Il mining necessita di enormi potenze di calcolo che derivano dagli hardware degli utenti. Affinché questa attività sia profittevole occorre dotarsi di una scheda video performante, con un hashrate elevato, in grado di consumare il meno possibile. L’investimento minimo per una soluzione di questo tipo è di 1.500 euro, realizzabile sul proprio computer di casa. Per estrarre in modo competitivo, i miners devono dotarsi di hardware con CPU, una scheda grafica ATI (GPU) o circuiti integrati specifici (ASIC). Questi ultimi possono costare da 500 $ fino a migliaia di dollari.
  • Il secondo passo è di effettuare il download di un software, completamente gratuito, che si occupi dell’elaborazione dei dati. I più diffusi, tra i tanti in circolazione, sono GMiners, CGMiner, EasyMiner, SHAMINING e BFGMiner. Alcuni di questi software sono open source e gratuiti, altri invece prevedono un canone, come Awesome Miner.
  • Il terzo passo è di aprire un wallet per contenere le criptovalute che verranno create.

Come funziona il processo di mining

Come già visto in precedenza il mining è un’attività fondamentale che porta all’aggiunta di nuovi blocchi alla blockchain (basata su protocolli proof-of-work). Vediamo ora come funziona il processo di mining prendendo in esame la blockchain di Bitcoin.

Per completare il processo di mining e ottenere la ricompensa, i miner devono risolvere algoritmi matematici e indovinare un determinato valore che possa aggiungersi alle altre informazioni presenti nel blocco, restituendo uno specifico codice hash. L’hash di destinazione è un numero esadecimale a 64 cifre composto di numeri e lettere dalla A alla F. Un hash è una vera e propria impronta digitale di un blocco di dati e viene generato per proteggere i dati trasferiti su una rete attraverso un processo irreversibile. Quando un miner trova la soluzione, ossia uno dei numeri mancanti dell’hash (che è chiamato nonce), può validare il blocco e gli altri presenti nella rete dovranno confermare la correttezza del risultato e attaccare il nuovo blocco alla catena di blocchi precedenti. In caso positivo, il miner che ha validato il blocco otterrà la sua ricompensa: questo meccanismo viene chiamato proof-of-work.

Cosa sono le Mining Pools?

Tentare di estrarre criptovalute con il proprio computer potrebbe essere difficile e dispendioso. Poichè la potenza di calcolo di un personal computer rappresenta meno dello 0,001% della potenza di calcolo della rete, potrebbe passare molto tempo prima di riuscire a validare un blocco.

Per superare questo problema e facilitare l’estrazione di criptovalute, sono nate le mining pool, società che coordinano e gestiscono gruppi di miners. I partecipanti alla pool ottimizzano il processo di mining utilizzando valori diversi per la nonce così da risparmiare capacità di calcolo per la creazione di uno stesso blocco.

Per consentire a più miners di unire la potenza di calcolo occorre un server che funge da collegamento in grado di mantenere costante il ritmo della produzione dei blocchi e per consentire di ottenere profitti anche ai più piccoli. Sarà pertanto necessario installare e configurare un software di mining cooperativo (BFGMiner, p2pool, ecoinpool).

Grazie a questo meccanismo i partecipanti ottengono guadagni che individualmente potrebbero non raggiungere se non impiegando molto più tempo. Tutti i miner che partecipano al pool ricevono una ricompensa in base alla propria potenza di mining, ma nessuno rimane senza guadagno per quanto piccolo possa essere il contributo.

Le principali mining pool presenti oggi sono:

  • AntPool, principale mining pool di Bitcoin per potenza di hash rate, con base operativa in Cina
  • Nanopool, pool più grande sulla rete Ethereum e per l’estrazione di altcoin popolari
  • F2Pool, che permette l’estrazione di Bitcoin e di altcoin.

I rischi del mining

L’attività di mining non è esente da rischi, sia di tipo finanziario che normativo.

Sotto il profilo finanziario, l’acquisto di tutta l’infrastruttura hardware e software per un valore di centinaia o migliaia di euro potrebbe non essere ripagato dai compensi finali. Inoltre va considerato il costo dell’energia elettrica consumata per l’estrazione e il conseguente impatto ambientale.
Quest’ultimo aspetto ha spinto alcuni Paesi a vietare o limitare l’attività di mining, proprio a causa degli elevati consumi.
Ci sono poi rischi legati alla sicurezza, specie quando si utilizzano reti internet pubbliche. Spesso infatti non sono protette e consentono agli hacker insediarsi con malware per ottenere ulteriore potenza di calcolo nel mining.

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