Allegri, mancano solo 27 miliardi di metri cubi di gas all’anno e l’Italia è in sicurezza

Mauro Bottarelli

12 Luglio 2022 - 08:41

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Uno studio dell’Enea mostra come, se applicato in maniera ferrea, il piano di austerity energetica del governo garantirebbe 2 miliardi di risparmi. Peccato che l’import dalla Russia ne valga circa 29

Allegri, mancano solo 27 miliardi di metri cubi di gas all’anno e l’Italia è in sicurezza

L’Ue ha in programma di proporre un nuovo, settimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per la sua guerra in Ucraina nelle prossime settimane, stando a quanto riportava stamattina Bloomberg, citando fonti a conoscenza del dossier. La proposta potrebbe includere restrizioni sulle importazioni di oro, misure per aggiustare sanzioni precedenti e ulteriori elenchi di individui ed entità, affermano le fonti dell’agenzia americana. Stranamente, nulla che riguardi il gas.

Ironia a parte, la questione si fa seria. E non tanto per la palese incoerenza che risiede nel perseverare con una strategia appena rivelatasi controproducente e inutile stante la querelle sulla turbina tedesca di Gazprom in ostaggio del Canada. Bensì per le prospettive che stanno aprendosi a livello di mero approvvigionamento delle fonti. Insomma, i piani di emergenza che qualcuno vorrebbe posti in essere solo per superare lo scoglio degli stoccaggi necessari all’inverno rischiano di diventare strutturali. Questi due grafici

Comparazione delle proiezioni sul prezzo del gas Ue compiute a marzo e luglio 2022 Comparazione delle proiezioni sul prezzo del gas Ue compiute a marzo e luglio 2022 Fonte: Bloomberg
Andamento del prezzo del gas europeo (Dutch) in euro per MWh Andamento del prezzo del gas europeo (Dutch) in euro per MWh Fonte: Bloomberg

parlano da soli e ci dicono come le proiezioni a medio termine per i prezzi del gas naturale in Europa siano drasticamente aumentate rispetto allo scorso marzo e che quota 100 euro per MWh perdurerà fino almeno al primo semestre del 2024. E se, nonostante il rally delle valutazioni di giugno, oggi il prezzo spot del Dutch resta ancora del 30% al di sotto del picco toccato allo scoppio del conflitto, occorre mettere in conto il fatto che nell’intervallo di tempo intercorso la Russia ha continuato a fornire flussi di gas. Oggi, invece, siamo praticamente a zero con la chiusura di Nordstream. E l’intenzione di varare un settimo pacchetto di sanzioni rischia di perpetuare quel taglio totale, non a caso dato ormai per scontato dai governi di Germania e Francia e dalla stessa Commissione Ue.

Insomma, un disastro. Cui il governo italiano intende opporre un piano di simil-austerity da anni Settanta che ricalca quello già posto in essere da Berlino, quindi una serie di limitazioni che vadano dall’abbassamento del riscaldamento in inverno alla limitazione della potenza dell’illuminazione pubblica, lo spegnimento notturno dei semafori, l’eventuale imposizione di orari prefissati per l’utilizzo di acqua calda e, in ultima istanza, turnazioni, distacchi programmati e stop a rotazione nelle industrie maggiormente energivore. Il tutto nella speranza di giungere entro il 1 novembre all’80% di riempimento degli stoccaggi dall’attuale 64%, ultimo dato Snam di ieri, livello minimo necessario per sperare in un inverno senza troppe criticità.

Ma ecco che fra teoria e pratica, la realtà decide di metterci il proverbiale dito. Sotto forma di studio dell’Enea, l’Agenzia nazionale per l’Energia, il quale dimostra come, se applicate in maniera ferrea da tutta la popolazione, le norme di emergenza previste dal governo potrebbero portare a un risparmio pari a 2 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Un bel controvalore. Peccato che il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, abbia il brutto vizio di dire le cose come stanno. Ovvero, prendere atto in primis che l’import annuale di gas dalla Russia per il nostro Paese equivale a 29 miliardi di metri cubi, quindi quel risparmio equivale a una goccia nel mare. Secondo, le fonti alternative - piattaforma marine e approvvigionamenti dall’Africa - necessitano comunque di tempo per divenire operative, quantomeno 1 anno. E anche in questo caso, andando spediti e senza intoppi.

Quindi, se anche l’Italia compisse il miracolo di vedere cittadini e imprese tramutarsi di colpo in svizzeri assolutamente ligi alle direttive del governo e tutti gli accordi stipulati con Stati produttori di gas che non siano la Russia procedessero come locomotive, occorrerà attendere quantomeno fino al secondo semestre del 2023. E anche in quel caso, partendo sempre dal presupposto di un obiettivo che risponde al nome di quota 29: il nostro Paese, inteso come sistema di imprese e famiglie, è ormai tarato non solo sul livello di importazioni che la Russia ci ha garantito finora ma anche su un prezzo che deve obbligatoriamente restare sotto quota 30-35 euro per MWh, affinché la produzione possa restare competitiva. Nessuna di queste due opzioni appare raggiungibile. Quantomeno, non partendo dal piano di emergenza, dalle alternative finora siglate e dalle prospettive di valutazione del Dutch prezzate dal mercato da qui a metà 2024.

In compenso, l’Ue si prepara a varare un altro pacchetto di sanzioni, meramente provocatorio, stante la totale assenza al suo interno di settori strategici che possono in qualche modo fare del male all’economia russa. La quale, nel frattempo, sta vendendo petrolio e gas a India e Cina, incurante delle minacce occidentali. E, soprattutto, forte di un rubinetto energetico in suo possesso che, a differenza dei regimi sanzionatori, ha immediata efficacia distruttiva sulle economie dei Paesi europei, Italia e Germania in testa. E attenzione, perché questa immagine finale

Risultato del sondaggio di Eurobarometro su sanzioni alla Russia e inflazione Risultato del sondaggio di Eurobarometro su sanzioni alla Russia e inflazione Fonte: Eurobarometro/Statista

ci mostra come qualcosa potrebbe essere arrivato al punto di rottura, proprio in seno all’Ue. Stando a un sondaggio compiuto da Eurobarometro fra 26.578 cittadini dei 27 Paesi membri fra il 19 aprile e il 16 maggio scorsi, la maggioranza non si dice pronta e favorevole ad accettare l’aumento dei prezzi di generi alimentari ed energia come conseguenza delle sanzioni contro la Russia. E attenzione, quel dato fa riferimento a quasi due mesi fa, quando l’inflazione non stava erodendo i salari come oggi e, soprattutto, prima del blocco di Nordstream e dell’applicazione delle prime restrizioni su acqua calda, luce e condizionatori. Insomma, piaccia o meno, per ora sta vincendo Mosca.

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