La migrazione per il cambiamento climatico è iniziata anche nei Paesi avanzati

Riccardo Lozzi

17 Settembre 2021 - 15:37

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Gli effetti negativi del cambiamento climatico stanno portando a una migrazione interna anche nei Paesi avanzati, coinvolgendo la classe sociale medio-alta. Un fenomeno che ha già avuto inizio in USA.

La migrazione per il cambiamento climatico è iniziata anche nei Paesi avanzati

Nel 2020 si è registrato il record di oltre 55 milioni sfollati a causa dei disastri naturali avvenuti nei Paesi in via di sviluppo e, secondo uno studio della Banca Mondiale, queste cause provocheranno un’ondata di 143 milioni di migranti entro il 2050.

Si sta però osservando un fenomeno simile anche nei Paesi avanzati, dove sembra essere già iniziata la migrazione per il cambiamento climatico.

In questo caso a essere coinvolta non è la popolazione più povera, costretta in situazioni disagiate come campi profughi o tendopoli. Al contrario si tratta di persone appartenenti alla classe medio-alta, in particolare proprietari pronti a vendere la propria casa per traslocare in una zona meno colpita da incendi, alluvioni e temperature elevate.

Secondo un sondaggio realizzato dalla società di intermediazione immobiliare Redfin, infatti, la decisione di quasi la metà dei cittadini americani che hanno intenzione di trasferirsi nei prossimi mesi è strettamente legata ai danni provocati dal riscaldamento globale.

Migrazione per il cambiamento climatico nei Paesi avanzati

Come riportato dall’analisi condotta da Redfin, un americano su cinque è convinto che il cambiamento climatico stia già incidendo in maniera negativa sul valore degli immobili.

Una percezione che sta portando a due tendenze diverse ma che riflettono entrambe le stesse preoccupazioni. Da una parte il 35% dei proprietari ha investito almeno 5 mila dollari per proteggere la propria abitazione.

Dall’altra, si registra un aumento dei volumi di vendita nelle zone colpite negli ultimi mesi, per paura che il valore possa diminuire notevolmente in breve tempo.

Infatti, a incidere sulla scelta di acquisto vengono considerate sempre di più le condizioni climatiche con le quali si potrebbe avere a che fare. L’obiettivo è quantomeno cercare di minimizzare gli effetti negativi sulla propria vita quotidiana del riscaldamento globale che, come è stato recentemente evidenziato dall’ONU, sta procedendo a un ritmo più rapido del previsto.

Una nuova disuguaglianza sociale

Anche la pandemia da Covid-19 sembra giocare un ruolo fondamentale in questo fenomeno. Con lo sviluppo dello smart working e del lavoro da remoto, non è più necessario risiedere nella stessa città in cui ha sede il proprio ufficio, facilitando così la decisione di trasferirsi in una zona reputata più sicura.

Una situazione inedita che potrebbe creare nuove disuguaglianze all’interno delle società occidentali, garantendo a chi se lo può permettere la possibilità di spostarsi da una regione a rischio verso un luogo meno rischioso, impedendo di fare lo stesso a chi non ha sufficienti mezzi di sostentamento.

Tuttavia, si tratta di un rimedio di breve periodo, poiché, in caso non si riesca a limitare l’aumento delle temperature nel prossimo decennio, le calamità naturali colpiranno progressivamente tutto il pianeta e sarà sempre più complicato, se non impossibile, evitarle.

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