“La scuola italiana fa schifo”, intervista a Francesco Intraguglielmo

Marta De Vivo

23 Giugno 2022 - 15:00

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Francesco Intraguglielmo si è presentato alla Maturità 2022 con “La scuola italiana fa schifo” sulla maglietta. Ecco le motivazioni del suo atto di protesta.

“La scuola italiana fa schifo”, intervista a Francesco Intraguglielmo

22 giugno 2022, Francesco Intraguglielmo, classe 2003, si è presentato alla prima prova dell’esame di maturità con la frase shock “La scuola italiana fa schifo” sulla maglietta.
Lo abbiamo intervistato e chiesto di spiegarci le motivazioni del suo atto di protesta.

Cosa ti ha spinto a indossare quella maglia?

«Arrivato alla fine del mio percorso sentivo l’esigenza di lanciare un messaggio forte di protesta per concluderlo con coerenza. Ho cominciato a lottare quando sono entrato al primo anno e volevo finire così».

Perché dici che “La scuola italiana fa schifo”? L’hai provato sulla tua pelle?

«Sì e no, considero la mia scuola un’ottima scuola. I miei docenti fin dalle elementari sono sempre stati competenti (tranne qualche eccezione). Ciò è stato determinante nella mia formazione, ma ho cominciato a notare lo stesso i problemi del sistema nel suo complesso. Soprattutto durante il mio anno da rappresentante d’Istituto, fatto quasi totalmente in Ddi, dove ho potuto assistere ai limiti che ti pone il sistema scolastico italiano».

Come ha reagito la preside del tuo Liceo a questo tuo atto di protesta?

«Non l’ho ancora sentita, sicuramente sarà preoccupata per tutto il rumore che ho creato ma, conoscendomi, forse se lo aspettava. Reputo la mia dirigente una persona veramente in gamba, se tutti i presidi fossero così avremmo risolto parecchi problemi».

Pensi che questa tua azione avrà delle ripercussioni sulla tua maturità?

«Non credo, la presidente della mia commissione ha subito capito il senso del mio gesto ed è stata più che comprensiva, stessa cosa per i membri interni della commissione. Però ancora ci sono due prove da affrontare, continuerò a indossare la maglia e voglio estendere l’invito a farlo a tutti i maturandi, come si suol dire: “Mai dire mai”. La speranza è ovviamente quella di concludere la prova con lo stesso clima disteso e pacato di oggi».

Come pensi che si potrebbe cambiare l’istituzione scolastica?

«Le cose da cambiare sono veramente tante, accenno qualcosa nella mia lettera, il punto è che per farlo serve tempo. Il Miur dovrebbe essere gestito come gli Esteri: piani a lungo periodo e indipendenti dal governo di turno. Non è possibile che a ogni cambio di ministro si faccia tabula rasa e si ricominci da capo. Il prossimo anno puntiamo a ottenere la firma di tutti i leader di partito in un manifesto ampio e condiviso sui cui stiamo lavorando con altre realtà».

Questi 5 anni di Liceo ti hanno lasciato o insegnato qualcosa?

«Mi hanno insegnato che se vuoi ottenere qualcosa devi combattere. Ogni discussione con i miei docenti, ogni battaglia da rappresentante è stata fondamentale per il mio sviluppo. Mi rimarrà anche il significato di dedizione al lavoro, trasmesso da alcuni docenti che sono diventati il mio esempio».

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