Manovra a rischio, l’allarme del governo: “Non ci sono i tempi né i soldi”. Cosa può saltare?

Stefano Rizzuti

09/11/2022

09/11/2022 - 17:58

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Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, lancia l’allarme sulla manovra: tempi stretti e pochi soldi a disposizione. Cosa può succedere e cosa rischia di saltare in legge di Bilancio?

Manovra a rischio, l’allarme del governo: “Non ci sono i tempi né i soldi”. Cosa può saltare?

I tempi sono stretti e i soldi non ci sono. L’allarme sulla legge di Bilancio non arriva dall’opposizione o da associazioni e sindacati. Bensì dall’interno dello stesso governo. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, non nasconde le difficoltà che l’esecutivo sta affrontando per la stesura della legge di Bilancio e ne parla in un’intervista a La Stampa.

Difficoltà in parte prevedibili e previste, su entrambi i fronti. Per quanto riguarda i tempi, sin dalla data delle elezioni - fissate per il 25 settembre - era chiaro che qualunque governo avrebbe avuto difficoltà a mettere a punto la manovra in pochi giorni. E non è bastato neanche un insediamento rapido da parte del nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni per avere abbastanza tempo per poter preparare con calma la legge di Bilancio.

Il nodo risorse, inoltre, non è più semplice da sciogliere. La crisi energetica richiede di impiegare gran parte delle risorse per fronteggiare il caro bollette e l’emergenza gas. Inoltre la congiuntura economica - con il rischio recessione e l’alta inflazione - non aiuta di certo. Ma c’è davvero il rischio che la legge di Bilancio arrivi in ritardo (con il timore dell’esercizio provvisorio) o che sia in parte azzoppata dalla fretta e dai pochi soldi a disposizione? E cosa rischia di saltare in manovra?

L’allarme di Durigon sulla legge di Bilancio

Durigon spiega come il governo si sia insediato da meno di un mese e per questo serve avere pazienza: “I tempi sono strettissimi e tutto non si può fare subito”, ammette. Sia per una questione di tempi stretti, sia per una legata ai soldi a disposizione: “Avendo deciso di concentrare il grosso delle risorse per contrastare il caro energia, per gli altri interventi non resta molto”.

La manovra è davvero a rischio?

Sulla legge di Bilancio il governo Meloni sta provando a chiudere in tempi rapidi, iniziando in queste ore il confronto con i sindacati. Difficile pensare che i tempi si prolunghino più di tanto, l’esecutivo sa di dover fare in fretta e sembra aver già preparato gran parte degli interventi della manovra.

Il rischio più realistico è quello riguardante i tempi dell’esame della legge di Bilancio in Parlamento: il testo potrebbe approdare alle Camere dopo la metà di novembre, lasciando così alle commissioni e all’Aula un esame rapido, con poco più di un mese per il passaggio in entrambi i rami del Parlamento. La certezza è che si farà di tutto per evitare l’esercizio provvisorio, anche perché non mancano le misure in scadenza a fine anno e il rischio che con l’inizio del 2023 saltino in attesa di un rinnovo.

Manovra, cosa rischia di saltare

C’è poi il problema legato alle poche risorse a disposizione. Certamente il governo tenterà di reperirne di aggiuntive attraverso alcuni interventi come la revisione del Reddito di cittadinanza. Che, però, potrebbe essere meno impattante di quanto non sperasse la Lega. Altro nodo è quello delle pensioni: in questo caso, però, servono soldi in più e non si tratta di certo di una modifica per racimolare fondi da investire in altro.

Si vuole evitare un ritorno alla Fornero dal 2023 e si farà con la proroga di misure come Opzione donna e Ape social, ma anche di una nuova forma di flessibilità in uscita, forse la quota 41. Risorse serviranno anche per la flat tax, su cui ci si limiterà probabilmente a un’estensione dell’aliquota al 15% per le partite Iva fino a 85mila euro di reddito (attualmente il limite è fissato a 65mila). A saltare, quasi certamente, è l’estensione “della flat tax ad altri soggetti”, com’era invece nei progetti elettorali del centrodestra.

Con le poche risorse a disposizione sicuramente si interverrà contro il caro bollette e la crisi energetica. Più difficile, invece tagliare ulteriormente il cuneo fiscale: l’ipotesi più probabile è che si renda strutturale lo sgravio contributivo del 2% introdotto dal governo Draghi per i redditi sotto i 35mila euro. Al di là di qualche ritocco (per recuperare più fondi) su misure come Superbonus e pace fiscale, quindi, sembra difficile pensare che il governo possa mettere in campo altri interventi con la prossima legge di Bilancio.

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