Lockdown è stato un errore secondo uno scienziato del comitato britannico: ecco perché

Martino Grassi

25/08/2020

12/05/2021 - 11:12

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Il lockdown è stato un errore, una misura necessaria ma inutile che ha solo tamponato la diffusione dell’epidemia, secondo uno scienziato del comitato scientifico britannico. Ecco perché.

Lockdown è stato un errore secondo uno scienziato del comitato britannico: ecco perché

Il lockdown è stato un errore monumentale su scala globale che non deve essere introdotto nuovamente. È quanto afferma, Mark Woolhouse, uno scienziato membro del consiglio del Governo britannico sulle malattie infettive. Secondo lo scienziato, i Governi adesso devono incentrare il loro lavoro sulla riapertura in sicurezza, abbandonando per sempre l’idea di un’eventuale nuova possibile chiusura e non introducendo nuove limitazioni.

Quanto è scoppiata l’epidemia, lo scorso marzo, non era ipotizzabile nussun altra soluzione, tuttavia la misura adottata da quasi tutti i Governi è stata inutile, ed ha solamente tamponato la situazione, ritardando la vera epidemia che si sta verificando in questo momento.

Il lockdown è stato un errore inutile

Si esprime senza mezzi termini il professor Woolhouse, membro del comitato scientifico britannico, scagliandosi contro l’inefficacia del lockdown:

“L’isolamento è stata una misura di panico e credo che la storia dirà che cercare di controllare la COVID-19 attraverso l’isolamento è stato un errore monumentale su scala globale, la cura è stata peggiore della malattia”.

Secondo Woolhouse l’isolamento è stata solamente una misura temporanea che non ha influito sulla diffusione del virus, ma l’ha solo limitata in un breve periodo di tempo, solo adesso infatti si iniziano a vedere gli effetti del virus, tuttavia, precisa, in questo tempo la comunità scientifica ha avuto l’occasione di conoscere più a fondo il virus, così come ha potuto sviluppate gli strumenti per rintracciarlo. All’inizio dell’epidemia l’esperto era favorevole al lockdown, essendo all’epoca l’unica misura attuabile, ma a lungo termine era prevedibile che, una volta allentate le misure di prevenzione, i tassi di contagio avrebbero ripreso ad aumentare. Anche allo stato attuale delle cose, continua il professore, non sembra esserci una nuova strategia efficace ed attuabile per fronteggiare una nuova ondata di infezioni.

Il lockdown ha avuto e avrà degli incredibili effetti sulla società, soprattutto per il mondo dell’istruzione e su quello della sanità, oltre che sull’economia globale, che si riveleranno essere devastati tanto quanto il coronavirus, spiega Woolhouse. Il Governo adesso dovrà munirsi di una Task Force in grado di stimare il valore dei danni sul reddito e sul lavoro, oltre che sulla salute e sugli effetti psicologici dell’isolamento.

Le alternative al lockdown

Sebbene per molti la risoluzione dell’epidemia potrà avvenire solamente con il ritrovamento del vaccino, il professor Woolhouse, precisa che questa è una speranza, e non una strategia per fronteggiare l’epidemia, per questo “dobbiamo continuare a fornire un’alternativa all’isolamento, basandoci su quello che si è potuto imparare fino ad ora.

Ad esempio, basandosi sui dati, è stato dimostrato che i bambini sono meno infettivi rispetto agli adulti, e per questo motivo la chiusura delle scuole “non è stata una cosa epidemiologicamente sensata”. Woolhouse continua precisando che invece di incentrare tutti gli sforzi sulle scuole si sarebbero dovute potenziare le case di cura.

L’aumento dei contagi sarà inevitabile, e ogni giorno ci saranno delle epidemie, che potranno essere controllate “se non ci apriamo troppo e non andiamo di nuovo in modalità panico”. L’eliminazione delle restrizioni, tuttavia, non deve tradursi in un via libero generale, ma è importante continuare a proteggere le persone più esposte, come gli over 70, senza però imporre delle norme generali:

“Dobbiamo proteggere coloro che sono più a rischio e assicurarci che il supporto di cui hanno bisogno sia presente. Poi possiamo rivalutare l’equilibrio tra il controllo del virus e i danni che l’isolamento provoca all’economia e alla società in generale”.

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