Legge doppio cognome: cosa cambia e perché è necessaria

Claudia Cervi

2 Giugno 2022 - 08:47

condividi

La Corte costituzionale ha depositato la sentenza emessa il 27 aprile spiegando perché è incostituzionale l’attribuzione del cognome del padre. In arrivo una legge per regolare il doppio cognome.

Legge doppio cognome: cosa cambia e perché è necessaria

Dopo un inter durato oltre tre anni, la Corte costituzionale ha depositato la sentenza epocale emessa il 27 aprile (n.131/2022) che ha dichiarato incostituzionale l’attribuzione automatica del solo cognome del padre derivante da «un retaggio patriarcale». Se da un lato la sentenza ristabilisce la parità tra i genitori, dall’altro deve essere disciplinata per evitare l’effetto «moltiplicatore» dei cognomi nel succedersi delle generazioni.

La decisione arriva dopo il reclamo da parte dei genitori di due figlie e di un figlio, ai quali è stata negata la possibilità di attribuire al terzogenito nato dopo il matrimonio lo stesso cognome della madre assegnato alle prime due figlie, prima del matrimonio.

Sulla questione era intervenuto in giudizio, con atto depositato il 28 luglio 2020, anche il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, che richiedeva di dichiarare le questioni inammissibili e, in ogni caso, non fondate. Non è bastato per fermare il cambiamento.

Sentenza illegittimità costituzionale cognome del padre
Sentenza Corte costituzionale n.131 del 27 aprile 2022

Sentenza storica contro l’attribuzione automatica del cognome paterno

La sentenza n.131 del 27 aprile ha dichiarato incostituzionale l’articolo 262, 1°comma del Codice Civile, nella parte in cui prevede, in caso di riconoscimento da parte di entrambi i genitori, che il figlio assuma automaticamente il cognome del padre e non di entrambi i genitori.

A fronte di una disciplina che garantisce l’attribuzione del cognome del padre, la madre è posta in una situazione di asimmetria, antitetica alla parità, che, a priori, inficia le possibilità di un accordo, tanto più improbabile in quanto abbia a oggetto l’attribuzione del solo cognome materno, ossia il radicale sacrificio di ciò che spetta di diritto al padre. Senza eguaglianza mancano le condizioni logiche e assiologiche di un accordo.

Secondo i giudici, dunque, la norma è in contrasto con gli articoli 2 e 3 della Costituzione e «oscura unilateralmente il rapporto genitoriale con la madre» determinandone «l’invisibilità».

Tale automatismo - si legge nel documento - «reca il sigillo di una disuguaglianza fra i genitori che si riverbera e si imprime sull’identità del figlio».

L’art. 2 Cost. viene disatteso sotto il profilo della tutela dell’identità personale del figlio, in quanto il valore dell’identità della persona riflesso nel nome porterebbe a «individuare nei criteri di attribuzione del cognome del minore profili determinanti della sua identità personale».
L’art. 262 C.C. disattende anche il principio di eguaglianza riferito al genere, non trovando alcun sostegno nell’art. 3 Cost., che deve ispirare i rapporti fra i genitori.

La salvaguardia dell’unità familiare su cui si fonda la famiglia è garantita proprio dal principio di uguaglianza. «Unità ed eguaglianza non possono coesistere se l’una nega l’altra se l’unità opera come un limite che offre un velo di apparente legittimazione a sacrifici imposti in una direzione solo unilaterale», si legge nel documento.

La possibilità di scegliere cognome va nella direzione tracciata anche dalla Corte europea dei dritti dell’Uomo di parità tra i genitori.

Legge doppio cognome per evitare il caos

A partire dal 2006, si sono susseguite varie fonti normative che hanno contribuito al diffondersi di doppi cognomi.
Per tale ragione, la Consulta sollecita l’intervento del legislatore per disciplinare l’attribuzione del doppio cognome, a livello giuridico e sociale, nei rapporti di diritto pubblico e di diritto privato, evitando un meccanismo moltiplicatore dei cognomi nel succedersi delle generazioni, che sarebbe lesivo della funzione identitaria del cognome.

Le direttive della Corte hanno infatti lo scopo di garantire la funzione del cognome, e di riflesso l’interesse preminente del figlio, indicando l’opportunità di una scelta, da parte del genitore - titolare del doppio cognome che reca la memoria di due rami familiari - di quello dei due che vuole sia rappresentativo del rapporto genitoriale, sempre che i genitori non optino per l’attribuzione del doppio cognome di uno di loro soltanto.

In arrivo dunque una legge per regolare il doppio cognome.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO