Lavoro, meno occupati e più inattivi: «Si avvicina un autunno bollente, crescita del Pil non di qualità», l’intervista a Damiano

Giacomo Andreoli

01/09/2022

01/09/2022 - 22:38

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L’ex ministro del lavoro Cesare Damiano spiega a Money.it che si avvicina un autunno bollente, con le prime avvisaglie nei dati dell’Istat sull’occupazione (che scende a luglio).

Lavoro, meno occupati e più inattivi: «Si avvicina un autunno bollente, crescita del Pil non di qualità», l’intervista a Damiano

Un calo degli occupati, come non succedeva da agosto 2021. A registrarlo è l’Istat, che segnala in via provvisoria come a luglio ci siano state 22mila persone al lavoro in meno rispetto a giugno. Il tasso di occupazione scende così al 60,3% (-0,1% sul mese precedente), anche se il numero assoluto di chi lavora è aumentato di 463.000 unità rispetto a un anno fa.

Non solo: la disoccupazione scende sì al 7,9% (pur crescendo tra i giovani), ma risale il numero di inattivi, cioè di coloro che un lavoro nemmeno lo cercano, perché sfiduciati. La percentuale di quest’ultimi è arrivata al 34,4%.

Secondo l’ex ministro del lavoro e presidente dell’associazione Lavoro&Welfare, Cesare Damiano, si tratta di “avvisaglie preoccupanti”, verso quello che definisce a Money.it un vero e proprio “autunno bollente” in arrivo, tra caro-bollette, inflazione e carenza di forniture di gas. Le previsioni più nefaste parlano di 120mila imprese a rischio chiusura, 370mila posti di lavoro in bilico e 2,6 milioni di persone che potrebbero dover chiedere aiuto per mangiare.

Crescita del Pil “senza qualità”

Per Damiano, storico esponente del Partito democratico nonché consulente del ministro del Lavoro Andrea Orlando, il fatto che l’Istat abbia rivisto al rialzo il Pil del secondo trimestre dell’anno (dall’1% all’1,1%) è sicuramente una buona notizia. Tuttavia, argomenta, “tramite le analisi del mio centro studi abbiamo sempre notato e sottolineato che questa crescita non è stata di qualità”.

Il traino - aggiunge- è purtroppo ancora costituito dai contratti a termine e occasionali, mentre il lavoro a tempo indeterminato è il fanalino di coda. Ora poi siamo addirittura a una battuta di arresto dell’occupazione: sicuramente queste sono avvisaglie preoccupanti di ciò che non va e ciò che non andrà. Viene alla luce la scarsa qualità del lavoro in Italia, che invece di migliorare subisce un arretramento”.

A proposito di segnali negativi, Damiano cita i dati sulla cassa integrazione. “Negli ultimi mesi - spiega- la cig straordinaria, legata alle crisi strutturali delle aziende, è aumentata in modo esponenziale, soprattutto nei settori più colpiti dal caro-energia, come il settore della trasformazione dei metalli (+900% di cig nei primi sette mesi dell’anno)”.

Stipendi più alti e rinnovo dei contratti

Come intervenire, quindi, per affrontare rapidamente l’emergenza? Innanzitutto, per l’ex ministro, “vanno messe a riparo imprese, famiglie e lavoratori dal caro-bollette, nelle pieghe di bilancio o con uno scostamento, purché si faccia. Poi c’è il tema della remunerazione del lavoro e la via maestra è il taglio del cuneo fiscale: meno tasse sulle buste paga per alzare i salari, ma la diminuzione deve andare tutta a vantaggio dei lavoratori. Se ne diamo un terzo alle imprese, la daremmo sia a quelle in crisi, sia a quelle che fanno extraprofitti: non vedo l’esigenza di dare vantaggio a chi sta guadagnando”.

Quindi suggerisce all’attuale esecutivo o al nuovo, dopo le prossime elezioni del 25 settembre, di rendere di nuovo tassativo, o fortemente incentivato, il rinnovo dei contratti alla loro scadenza naturale, oltre che spingere per modificare l’indice dei prezzi al consumo armonizzato al livello europeo, che ad oggi non contiene i beni energivori, fattori principali dell’inflazione.

“Scala mobile? Meglio di no”

Damiano, però, boccia il ritorno all’indicizzazione automatica dei salari al costo della vita, quella cosiddetta “scala mobile” che secondo il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco porterebbe alla pericolosa “spirale salari-prezzi”.

L’ex ministro invita invece a rivedere i contratti precari e gli incentivi alle imprese. “Smettiamola - dice- di incentivare con gli sconti agli imprenditori il lavoro precario: la decontribuzione Sud ha prodotto nuove assunzioni, ma secondo l’Inapp l’85% di queste erano contratti a termine, lavoro interinale, intermittente e stagionale. Gli sgravi vanno concentrati sul tempo indeterminato, sul lavoro stabile”.

Infine sul salario minimo propone una legge per recepire il minimo contrattuale di ciascun contratto più rappresentativo per ogni categoria, senza uno standard universale.

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