Lavoro ibrido in Italia, le buone ragioni per farlo

Niccolò Ellena

13 Aprile 2022 - 08:43

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A due anni dal lancio del progetto Ambizione Italia, Microsoft ha fatto il punto su risultati e obiettivi: lavoro ibrido, sostenibilità e PNRR

Lavoro ibrido in Italia, le buone ragioni per farlo

Giunti a due anni dall’inizio della pandemia e dal lancio del progetto Ambizione Italia, un progetto quinquennale dal valore complessivo di 1,5 miliardi di euro, Microsoft tira una linea su quelli che sono stati gli ottimi risultati raggiunti. Il progetto, che finora ha formato due milioni di persone, punta a formarne un altro entro settembre 2022.

Annamaria Bottero, Direttrice Divisione Customer Experience & Success di Microsoft, ha affermato che, sebbene gli ultimi due anni non siano stati semplici, il nostro Paese ha saputo essere resiliente e capace di reagire: “il progresso digitale che è avvenuto negli ultimi due anni a causa del covid-19 sarebbe altrimenti avvenuto in dieci anni”.

È perciò necessario proseguire in questa direzione se vogliamo guadagnare posizioni nell’indice Digital Economy and Society Index (DESI), che indica il livello di digitalizzazione dei Paesi dell’Unione Europea e che al momento vede l’Italia in quindicesima posizione.

Il lavoro di Microsoft a fianco delle aziende è stato fondamentale - ha affermato Silvia Candiani, amministratrice delegata dell’azienda. - Se moltissime aziende sono riuscite ad essere tra loro connesse è anche grazie ai servizi offerti da Microsoft: delle aziende quotate alla borsa italiana il 93% utilizza Teams, mentre l’83% utilizza Azure”.

Tutte le grandi sfide che si stanno presentando al nostro Paese, ossia sicurezza, nuovi modelli di lavoro e sostenibilità, hanno un denominatore comune: il cloud computing. Questa tecnologia, che in Italia vale 3,84 miliardi di euro nel 2021 (16% in più rispetto allo scorso anno), si presenta come indubbio protagonista nel prossimo futuro.

Con la digitalizzazione - ha continuato la manager - sempre più aziende sono esposte al rischio di un attacco cyber. Questo è comprovato dai dati: negli ultimi anni gli attacchi sono aumentati del 670%.

Con l’obiettivo di rimanere protagonista in questo mercato, l’azienda si impegna a investire 20 miliardi di euro all’anno in ricerca e sviluppo del cloud e uno nell’ambito della cybersecurity, settore sempre più nevralgico.

La pandemia ha inoltre richiesto un ripensamento nel modo di lavorare. Se prima recarsi in ufficio era la norma, lo shock di inizio 2020 ha richiesto alle aziende di farsi trovare pronte, digitalizzando i loro processi il più velocemente possibile e soprattutto fornendo un servizio all’altezza delle aspettative dei clienti.

In questo ambito la tecnologia cloud si è rivelata fondamentale; e adesso che le aziende hanno capito quale sia il suo potenziale non sono più disposte a rinunciarvi.

Il ritorno del work life balance

A essere cambiato non è solamente il modo di lavorare delle aziende, ma anche quello dei loro lavoratori. Sempre secondo Anna Maria Botteroil Work Trend Index di Microsoft afferma che 54% degli italiani ha deciso di anteporre il proprio work life balance rispetto ad altri aspetti del proprio lavoro, mentre, secondo il 49% dei dirigenti aziendali, la prossima grande sfida sarà unire sapientemente tecnologia e cultura, favorendo il capitale umano”.

È stato infatti riscontrato che è necessario integrare a questi nuovi modi di lavorare una componente culturale: le persone, costrette per molto tempo a lavorare presso le loro case, hanno iniziato a percepire un senso di solitudine che danneggia la loro quotidianità.

Una delle prossime sfide sarà dunque integrare la possibilità di lavorare in remoto, dando l’opportunità alle persone di interagire, sempre nello spirito di mettere le persone al centro dell’azienda.

Le aziende che sono state in grado di anticipare il trend della digitalizzazione ne hanno tratto grande vantaggio. Lo testimonia IMA Group, azienda multinazionale operante nel settore del packaging.

Pierluigi Vanti, Direttore del dipartimento ICT dell’azienda ha affermato che “avendo già iniziato un processo di digitalizzazione nel 2016, siamo arrivati nel periodo di pandemia preparati: siamo stati infatti in grado di sfruttare il nostro vantaggio competitivo per garantire alla clientela un servizio di post-vendita capace di prevedere malfunzionamenti in maniera predittiva e non reattiva, ciò ha garantito un miglioramento nel servizio dell’azienda e di conseguenza dei guadagni”.

Sulla stessa linea si è schierato Enrico Gambarin, direttore after sales di Salvagnini Italia il quale ha affermato che “grazie al progetto Links, una soluzione basata su piattaforma cloud e sulle tecnologie di Microsoft Azure, oggi è possibile avere una più rapida e costante acquisizione dei dati e di conseguenza offrire un servizio migliore alla clientela. Essendo infatti in grado, grazie a questa tecnologia, di prevedere un eventuale guasto a una macchina, i nostri tecnici possono intervenire tempestivamente facendo in modo che le perdite per i clienti siano minime, e questo rappresenta per noi una leva competitiva”.

Com’è dunque intuibile, il mondo si sta avviando verso un punto di non ritorno per quanto riguarda la digitalizzazione del lavoro e il lavoro ibrido. Di questo è sicuro Gabriele Chiesa, Ceo di Unicredit Services e Head of Technology, che ha affermato che “il punto di caduta (riferendosi alla direzione che il mondo del lavoro sta prendendo) è ibrido, perché ciò consente alle persone che lavorano per noi di avere un maggiore bilanciamento tra lavoro e vita privata”.

Riguardo la tecnologia cloud Microsoft 365, Gabriele Chiesa ha affermato che è stata fondamentale per adeguarsi allo scenario pandemico, spiegando che ha rappresentato una componente fondamentale per consentire al personale di lavorare in maniera efficiente, ma che è stata anche molto utile per interagire con la clientela.

Per Cristiano Agostini, Direttore del dipartimento IT del gruppo Prada “i dati giocano sempre di più un ruolo fondamentale, anche per le aziende che con settore dei dati non hanno apparentemente nulla a che fare”. Sebbene in passato fosse molto difficile pensare alla relazione fra una holding di moda e i dati, oggi la situazione è totalmente cambiata, infatti, il gruppo è alla ricerca di nuove risorse in ambito IT che la aiutino a dare un senso ai dati che vengono raccolti per produrre insight da fornire agli addetti alle vendite, così da offrire al cliente la miglior esperienza possibile.

A che punto siamo con la sostenibilità?

Nell’ambito della sostenibilità si stanno facendo dei progressi. Sempre più aziende percepiscono questo come un obbligo” ha detto Matteo Mille, Chief Marketing e Operations Officer di Microsoft.

Stiamo dunque andando verso la direzione giusta, sebbene la distanza da percorrere sia ancora molto lunga. Il manager ha ribadito che è necessario continuare in questa direzione, con l’obiettivo di collaborare anche con i propri fornitori (che in Italia sono spesso Pmi) per aiutarle nel loro percorso verso una maggiore sostenibilità.

Anche in ambito legale la trasformazione digitale e la sostenibilità stanno avendo un impatto significativo. Gilberto Nava, Partner, Head of TMT Practice e Co-Head of Tech, Media and Digital Litigation Practice dello studio legale Chiomenti, ha affermato che “se in passato era necessario spostarsi anche solo per una firma, oggi grazie anche al cloud è possibile rendere anche le procedure più complesse più semplici, come la firma dei documenti con valore legale”.

Questo dunque mette le aziende anche nella posizione di non dover andare incontro a numerose spese quali quelle di viaggio, ma permette anche di avere una maggior attenzione nei confronti della sostenibilità ambientale, oggi sempre più rilevanti.

Microsoft ha varato l’Ambizione Italia Cloud Region Partner Alliance, nuovo progetto per lo sviluppo della regione Data Center italiana, il cui impatto è stimato in 10.000 opportunità di lavoro e circa 9 miliardi di dollari di indotto diretto e indiretto entro la fine del 2024. Dell’alleanza, che supporterà aziende pubbliche e private con servizi cloud locali e sicuri, in grado di sfruttare gli investimenti del PNRR, fanno già parte Accenture, Avanade, Cluster Reply, Engineering, Kyndryl, TeamSystem e Var Group.

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