L’Europa in bilico: perché gli investitori sono cupi

Violetta Silvestri

06/03/2023

06/03/2023 - 12:21

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Tra un sentiment degli investitori che crolla e l’attesa per una Bce sempre più aggressiva, la ripresa in Europa non sembra così facile e scontata. Inflazione, stagnazione, recessione: cosa accadrà?

L’Europa in bilico: perché gli investitori sono cupi

L’Europa in stallo, tra attesa della Bce e valutazione dei dati economici sulla regione: ottimismo o pessimismo per l’anno in corso?

Mentre si interpretano le varie dichiarazioni dei membri della banca centrale, aspettando la prossima riunione del 16 marzo, alcuni segnali sono poco incoraggianti per il vecchio continente.

Per esempio, il morale degli investitori nell’Eurozona è sceso inaspettatamente a marzo per la prima volta da ottobre, trascinato al ribasso dal calo delle aspettative, mentre la consueta ripresa primaverile dell’economia rischia di essere messa in cortocircuito.

Intanto, giungono nuovi commenti da Lagarde e altri funzionari sul prossimo futuro dei tassi di interesse: rialzi ancora in vista, reggerà l’economia europea?

Investitori più pessimisti sull’Europa

L’indice Sentix relativo agli investitori per la zona euro è sceso a -11,1 punti a marzo da -8,0 a febbraio. Gli analisti intervistati da Reuters si aspettavano che salisse a -6,3 a marzo.

Mentre la misura sulla situazione attuale è salita per il quinto mese consecutivo a marzo, a -9,3 da -10,0 del mese precedente, il fatto che sia rimasto in territorio negativo indica che l’economia è, nella migliore delle ipotesi, in una fase di stagnazione.

Nello specifico, l’amministratore delegato di Sentix Manfred Huebner ha evidenziato: “Questa fase di stagnazione potrebbe presto trasformarsi in rinnovati timori di recessione se le aspettative economiche negative si materializzeranno. La crescita dell’offerta di moneta rimane debole e, insieme all’aumento dei tassi di interesse, dovrebbe rivelarsi un grave onere per l’economia nel corso dell’anno.”

Inoltre, un indice delle aspettative è crollato dopo mesi di progressivo miglioramento dai minimi a due cifre mai visti nell’anno, scendendo a -13,0 a marzo da -6,0 a febbraio.

Non c’è dubbio che la Bce domini le preoccupazioni degli investitori, considerando l’intenzione di mantenere aggressiva la politica monetaria con una inflazione core ancora elevata.

Già la settimana scorsa, dinanzi a questi segnali, i rendimenti dei titoli di Stato, anche del Bund, sono schizzati, segnalando turbolenze sul debito e sulla fiducia.

Un segnale di debolezza

Sempre lunedì 6 marzo, i dati hanno affermato che le vendite al dettaglio nell’Eurozona sono rimbalzate molto meno del previsto mese su mese a gennaio e sono state ancora inferiori rispetto a 12 mesi prima, sottolineando la debolezza della domanda dei consumatori e il più ampio rallentamento economico.

Nello specifico, l’Eurostat ha dichiarato che le vendite al dettaglio nei 20 paesi che condividono l’euro sono aumentate dello 0,3% su base mensile a gennaio per un calo del 2,3% su base annua.

Gli economisti vedono le vendite al dettaglio come un buon indicatore sostitutivo della domanda dei consumatori, che ha sofferto a causa dell’inflazione dilagante, innescata principalmente dall’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, ma che si è infiltrata anche in altri settori dell’economia.

Bce fattore chiave per l’Europa: dove andranno i tassi?

La Banca centrale europea dovrà probabilmente aumentare nuovamente i costi di indebitamento dopo un rialzo già previsto per la prossima settimana: questa l’ultima osservazione da parte della Bce, per voce del capo economista Philip Lane.

“Le informazioni attuali sulle pressioni inflazionistiche sottostanti suggeriscono che sarà opportuno aumentare ulteriormente i tassi oltre la nostra riunione di marzo...L’esatta calibrazione oltre marzo dovrebbe riflettere le informazioni contenute nelle prossime proiezioni macroeconomiche, insieme ai dati in arrivo sull’inflazione e sul funzionamento del meccanismo di trasmissione monetaria”, ha specificato Lane.

La linea è quindi quella aggressiva ribadita ancora una volta anche da Lagarde nel giorno domenica 5 marzo: “L’inflazione sottostante nella zona euro rimarrà alta nel breve termine, quindi un aumento di 50 punti base del tasso di interesse da parte della Banca centrale europea alla fine di questo mese è sempre più certo”.

Ha aggiunto che l’economia della zona euro sta reggendo meglio di quanto temuto e la produzione dovrebbe accelerare dalla quasi stagnazione nell’ultimo trimestre del 2022

Un indirizzo più cauto lo ha invece disegnato il membro del Consiglio direttivo Mario Centeno. “Il dato di febbraio, appena pubblicato, era di diversi punti base al di sotto delle previsioni di dicembre”, ha detto il capo della banca centrale portoghese a La Stampa in un’intervista pubblicata lunedì. I politici dovranno guardare “molto attentamente alle previsioni” aggiornate sull’inflazione a marzo, che dovrebbero essere inferiori nell’orizzonte di proiezione, ha aggiunto.

In attesa della riunione Bce del 16 marzo, comunque, l’unica realtà che sembra chiara è quella di molta incertezza sulle sorti del vecchio continente.

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