L’era dei tassi negativi è finita: cosa significa per il mondo. E per l’Italia

Violetta Silvestri

21/12/2022

21/12/2022 - 11:52

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Si chiude la stagione dei tassi di interesse negativi: cosa significa la svolta mondiale? Con il costo del denaro in aumento nelle principali potenze, arrivano nuovi scenari. Anche per l’Italia.

L’era dei tassi negativi è finita: cosa significa per il mondo. E per l’Italia

L’era della politica del tasso di interesse zero, o negativo, è finita in tutto il mondo.

L’ultima mossa a sorpresa della Banca del Giappone, baluardo della politica accomodante tra le grandi potenze economiche, ha di fatto sancito un cambiamento di passo globale sul finire del 2022.

Pur mantenendo il tasso d’interesse overnight a -0,1%, Tokyo ha modificato in modo significativo il suo quadro di controllo della curva dei rendimenti, con il rendimento a 2 anni tornato positivo come non accadeva dal 2015.

La Federal Reserve, che ha chiuso il 2022 con tassi di interesse compresi tra il 4,25% e il 4,5%, prevede che raggiungeranno il 5,11% nel 2023.

La Banca d’Inghilterra è solo un punto indietro rispetto ai tassi della Fed e la Bce ha invertito la propria politica di tassi di interesse negativi all’inizio di quest’anno, ora con tassi al 2,5%. Perfino la Svizzera ha oggi un tasso all’1,0%, quindi positivo.

Il cambiamento è iniziato. Non solo, Fed e BoE hanno anche ridotto la quantità di denaro nell’economia attraverso quello che è noto come inasprimento quantitativo. Ciò comporta la rimozione del denaro che hanno «creato» tramite il quantitative easing (acquisto di debito degli Stati). E la Bce seguirà l’esempio da marzo 2023.

Cosa significa non avere più tassi negativi nel mondo? E per l’Italia, quale impatto?

Nel mondo finisce il tempo dei tassi negativi. Cosa sta per accadere?

Con il cedimento del Giappone, l’epoca dei tassi a zero o negativi può davvero dirsi conclusa. Non solo, non c’è intenzione nelle principali banche centrali di fermare completamente i rialzi del costo del denaro, nonostante i segnali di allentamento dell’inflazione in tutto il mondo. Intanto, gli avvertimenti degli analisti su una possibile recessione che colpirà l’economia nel 2023 sono ormai espliciti.

I dati Bloomberg affermano che dopo la mossa nipponica, il debito globale con rendimenti negativi vale ora 686 miliardi di dollari, rispetto agli oltre 11.000 miliardi di dollari di fine 2021.

Con i tassi di interesse in aumento e in modo così rapido e aggressivo, sta per cambiare tutta la finanzia e l’economia globali. Questo anche perché le mosse delle banche centrali arrivano in un momento storico particolare: l’invasione russa dell’Ucraina, un mercato del lavoro fiorente negli Usa, problemi di filiera, rivoluzione energetica sono alcuni degli eventi epocali di questi ultimi mesi. Solo nel corso del 2023 si capirà realmente come gli aumenti dei tassi del 2022 abbiano influenzato l’economia globale.

Cosa sta per accadere? Come spiegato dagli esperti in una analisi Bloomberg, sebbene i tassi di interesse possano sembrare semplici, in realtà sono determinati attraverso complessi modelli matematici che tengono conto di una varietà di fattori come la crescita del prodotto interno lordo, il tasso di risparmio di un Paese e il debito totale emesso e assunto da un governo.

Tassi più bassi aumentano la facilità di fare affari. Le imprese possono sostenere costi maggiori, produrre di più e contribuire maggiormente al Pil.

Tuttavia, i bassi costi del denaro hanno i loro avvertimenti. Incoraggiano le persone a prendere in prestito di più, il che espande l’offerta di liquidità sul mercato. Più denaro porta a un maggiore consumo di prodotti e servizi. Ciò fa sì che i fornitori aumentino la loro offerta, il che li induce ad aumentare i prezzi per finanziare la loro crescita e per tenere il passo con la domanda. La crescita dei prezzi contribuisce all’inflazione e questa minaccia colpisce più duramente la parte più povera della società poiché i prezzi salgono ma i loro redditi rimangono statici.

Con l’inflazione alta, le banche centrali intervengono per freddare il motore della domanda, ovvero aumentando il costo dei finanziamenti, o del denaro: il tasso di interesse, ovvero ciò che si paga per prestiti. In questo modo investimenti e consumi si limitano, la domanda frena, i prezzi scendono.

I tassi interesse tornano positivi: a cosa fare attenzione

Il meccanismo dell’aumento dei tassi e della conseguente discesa dell’inflazione non è privo di insidie e di effetti collaterali. Per questo, l’allerta è massima nell’economia globale di oggi.

Cosa aspettarsi? Innanzitutto, tassi di interesse più elevati costringono le persone a pagare di più per onorare i propri debiti, inclusi mutui, prestiti per auto, carte di credito e altro ancora. In un’economia in gran parte stagnante in cui i salari non tengono il passo con l’inflazione, spendere di più per i debiti significa tagliare i consumi.

Le aziende produrranno quindi meno, venderanno meno e guadagneranno meno, provocando due brutte reazioni a catena nell’economia globale: maggiore disoccupazione e crescita più lenta. Il lato positivo è che probabilmente ridurrà l’inflazione più velocemente.

In più, con i mutui sempre più costosi, le persone non potranno permettersi di pagare tanto per una casa, scuotendo anche il mercato immobiliare.

Sconvolgimenti ci sono anche per gli investitori. Tassi più alti rendono redditizio risparmiare denaro e investire in obbligazioni, il che rende meno allettante investire nel mercato azionario e in altri asset più rischiosi. Nemmeno la prospettiva di una riduzione dei consumi e di un aumento della disoccupazione incoraggia gli investitori ad assumersi rischi.

Da sottolineare, inoltre, che la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo ha un debito in dollari Usa, non nella valuta locale. I tassi di interesse più elevati hanno rafforzato il dollaro, il che ha peggiorato le loro posizioni finanziarie, rendendo più costoso per loro prendere a prestito sui mercati internazionali.

Infine, maggiore è l’aumento dei tassi di interesse, più forte è il rischio di instabilità politica, per l’aumento del costo del denaro che consuma i redditi e intensifica crisi economiche. Non sorprenderebbe se i cittadini intensificassero la loro opposizione alle élite globali e ai gruppi deboli come minoranze e migranti. Più populismo e Governi che ricorrono a distrazioni come le guerre nazionaliste sono anche possibili: questa la visione di alcuni strateghi.

Inizia l’era dei tassi elevati: Italia a rischio, perché?

L’Italia ha già subito scosse sul mercato obbligazionario non appena la Bce ha dichiarato che gli aumenti dei tassi continueranno e che gli acquisti di obbligazioni della banca si ridurranno a ritmo costante da marzo 2023.

L’impennata dello spread Btp-Bund e del rendimento dei titoli di Stato è apparso come un brutto presagio per i conti della nostra nazione.

Il debito italiano è elevato, la spesa pubblica è sotto pressione considerando che il caro bollette sta obbligando il Governo a intervenire con aiuti e sgravi fiscali a consumatori e imprese. Se l’inflazione non inizierà a cedere il passo in modo significativo, la Bce non mollerà la sua politica di rialzo tassi.

Di conseguenza, gli interessi che lo Stato italiano dovrà sborsare per le suo obbligazioni peseranno di più sul Pil e toglieranno risorse importanti, non traducibili in crescita.

In più, le aziende faticheranno a rimborsare i prestiti e i cittadini sono già in crisi per rate dei mutui schizzati alle stelle.

Infine, con uno spread in allargamento, la fiducia sulla sostenibilità delle casse italiane si affievolisce. Il Paese, invece, necessita di credibilità per invertire decenni di crescita lenta.

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