L’Italia non vuole più l’Unione Europea, lo rivela uno studio

Violetta Silvestri

06/05/2020

20/04/2021 - 10:52

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L’Italia si scopre sempre meno europeista in questo tempo difficile dominato dall’emergenza coronavirus. A testimoniarlo uno studio del CISE, nel quale gli italiani avanzano verso l’euroscetticismo e la voglia di uscire dall’UE. I dati del sondaggio.

L’Italia non vuole più l’Unione Europea, lo rivela uno studio

Gli italiani sempre più euroscettici: è quanto si osserva in un approfondito sondaggio del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali dell’Università Luiss) effettuato nel nostro Paese in questo particolare tempo dominato dal coronavirus.

Una rappresentazione dell’Italia a 360° quella emersa dall’istituto, con lo scopo di testare il sentiment della popolazione nei confronti dell’appartenenza all’Unione Europea. Un tema sempre attuale, che richiama l’irrisolta questione della costruzione politica dell’UE e, di conseguenza, dell’incompiuto processo di creazione di un’identità europea.

In Italia, durante l’epidemia, il dibattito sull’Europa resta intenso e dai toni aspri e critici, tanto da esacerbare gli stessi rapporti tra maggioranza, opposizione e i componenti del Governo. Dal MES agli aiuti economici europei fino alla solidarietà dei Paesi comunitari, la percezione sull’UE è di ostilità, lontananza e poca soddisfazione.

Tutti i dati emersi dallo studio CISE su italiani ed Europa nel pieno dell’emergenza coronavirus.

Euroscetticismo cresce. E avanza il desiderio di Italexit

Il dato che stupisce maggiormente leggendo il report è la netta svolta anti-europea degli italiani.

Sebbene il risultato del sondaggio sia strettamente legato alla cornice della pandemia, in grado di influenzare la percezione sull’Europa a causa dei forti disagi economici, sanitari e sociali, il crescente sentimento contro le istituzioni comunitarie è un fatto evidente.

Innanzitutto, tale direzione si evince dal seguente quesito e dalle sue risposte:

Anche alla luce di quello che è successo con questa crisi, per l’Italia è un fatto positivo o no far parte della Unione Europea?

  • Negativo: 42%
  • Né positivo né negativo: 23%
  • Positivo: 35%

Chi ha un’opinione negativa piuttosto convinta e consapevole sull’UE supera di gran lunga gli italiani più europeisti. Da sottolineare anche la percentuale degli indecisi su un giudizio: segno, quest’ultima, di evidenti titubanze sulla positività di istituzioni che prima non sarebbero state messe in discussione.

Azzardare soluzioni estreme, quindi, non è poi così assurdo, come emerso nella domanda seguente:

Anche alla luce di quanto è successo con questa crisi, l’Italia dovrebbe…

  • Uscire dall’UE: 35%
  • Uscire dall’Euro ma non dall’UE: 18%
  • Restare nell’UE: 47%

Un ripensamento della visione europeista fondante la storia del nostro Paese, quindi, è in atto. Galvanizzata dalla frustrazione della grave crisi economica da coronavirus e dalle spinte anti-europeiste di partiti politici quali Lega e Fratelli d’Italia, la questione di uscire completamente dal sistema UE non è più così assurda.

Questo andamento spiega anche la quasi totale percezione di scarsa solidarietà verso l’Italia da parte dei Paesi europei. Un sentimento, quest’ultimo, che sembra non tenere conto di differenze nelle idee politiche e nell’appartenenza partitica, come si legge nel quesito:

Secondo lei, in questo momento gli altri Paesi della UE nel complesso stanno aiutando il nostro Paese…

  • No: 85%
  • Si: 15%

Chi sono i più euroscettici in Italia? La fotografia socio-economica

Sebbene, in generale, in Italia si legge un incremento del sentimento di ostilità verso l’Europa e le sue istituzioni, la percezione dell’UE non è uguale nelle varie classi socio-economiche del Paese.

Lo studio, infatti, ha messo in evidenza differenze indicative tra le categorie della nazione e il loro sentimento europeista.

La divisione più netta è quella in base alla ricchezza personale: chi ha maggiori disponibilità economiche prova ancora un sentimento piuttosto positivo verso le istituzioni comunitarie e l’appartenenza nell’UE.

Al contrario, operai e italiani disoccupati sono i più insoddisfatti e quelli maggiormente propensi ad azioni anche estreme contro l’Unione Europea.

Anche i giovani e gli studenti, solitamente legati al sogno dell’integrazione europea, iniziano a mostrare un certo scetticismo.

Imprenditori e dirigenti i più europeisti
Imprenditori e dirigenti sono tra le categorie che più si sentono legate all’Europa: il 52% considera ancora positivo per l’Italia essere nell’UE e il 63% è convinto che occorre restare nelle istituzioni comunitarie.

Anche i professionisti socioculturali mantengono un sentiment generalmente a favore dell’Europa: per il 43% l’Italia in UE è un fatto positivo e per l’83% bisogna rimanere Paese membro.

Operai e commercianti: cresce la rabbia contro l’UE
Operai, disoccupati, commercianti: sono loro i più arrabbiati verso l’Unione Europea. Non a caso, rappresentano le categorie sociali ed economiche che più stanno subendo l’impatto della grave crisi del coronavirus.

La frustrazione del lockdown e delle troppe incertezze per la ripresa del lavoro e per le finanze domestiche si sta traducendo in un sentimento anti-europeista molto marcato.

Commercianti, operai e disoccupati valutano come negativa la permanenza dell’Italia in UE alla luce del coronavirus rispettivamente per il 50%, 57% e 58%.

In questa ottica, uscire completamente dall’UE è auspicabile per il 49% degli operai e per il 48% dei disoccupati. I commercianti restano sul 26%, ma il 38% vorrebbe abbandonare l’euro.

Ne consegue che l’Europa è sempre più valutata come un’entità nemica delle categorie deboli, quasi un ostacolo all’emancipazione economica. Una sconfitta, questa, per l’UE, fondata proprio per la prosperità e l’integrazione innanzitutto dell’economia.

E un campanello d’allarme per gli europeisti: la crescita della rabbia contro le istituzioni comunitarie da parte di una fetta importante del Paese alimenta il nazionalismo, anche il più estremo.

I giovani non sognano più l’Europa?
Interessante, inoltre, i dati sugli studenti. Da sempre considerati i più vicini al sogno europeo e dell’integrazione delle nazioni del Vecchio Continente, anche i giovani sembrano turbati dalla crisi da coronavirus e dall’atteggiamento delle istituzioni comunitarie.

Per il 46% di loro è negativo restare in UE ora. Una percentuale maggiore del 43% di chi ha una visione positiva al riguardo.

Uscire dall’Unione, inoltre, è un desiderio espresso dal 36% degli studenti, che sommato al 13% di chi vorrebbe addirittura lasciare l’euro, si avvicina molto al 53% dei giovani ancora convinti del progetto europeo.

Euroscetticismo e partiti politici

Sui partiti politici, i dati non sorprendono molto. L’euroscetticismo è più evidente nelle formazioni di destra, quali Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Non è un segreto che questo schieramento si stia battendo per un’Europa diversa a suon di aspre polemiche e di proposte anche estreme, come l’uscita dall’euro e dalle istituzioni UE non disdegnata da Matteo Salvini.

Il giudizio sulla permanenza dell’Italia in UE, quindi, è negativo per il 79% degli elettori Lega, 71% dei sostenitori di Fratelli d’Italia e 30% di quelli di Forza Italia.

I più europeisti sono i democratici del PD e i seguaci di Italia Viva: positivi su appartenenza europea per, rispettivamente, l’84% e il 69%.

Non stupisce, quindi, che il 65% dei leghisti e il 60% dei sostenitori di Fratelli d’Italia voglia uscire dall’Europa, contro il 96% e il 60% degli elettori di PD e Italia Viva che desiderano restare in UE.

In posizione meno certa c’è il Movimento 5 Stelle, diviso sul sentiment europeista. Il 37% degli elettori ha una visione negativa sull’Italia in UE contro il 29% dei più positivi al riguardo.

Uscire dall’Europa sarebbe auspicabile per il 28% dei grillini, mentre il 32% vorrebbe eliminare l’euro e il 40% preferisce restare in UE.

Proiezioni, quest’ultime, che mettono in evidenza una certa confusione del Movimento sull’argomento Europa.

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