Iptv, attenzione alla trappola della Guardia di Finanza: così vieni scoperto se usi il pezzotto

Luna Luciano

30 Maggio 2022 - 20:22

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La Guardia di Finanza ha sequestrato i siti web illegali delle partite di calcio e rintracciato gli utenti che si connettevano. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Iptv, attenzione alla trappola della Guardia di Finanza: così vieni scoperto se usi il pezzotto

Sostituirsi ai pirati online per sequestrare i siti web illegali da cui vedere le partite di calcio. È stato questo il geniale piano messo a punto dalla Guardia di Finanza per poter contrastare la pirateria online.

Deve essere stata un’amara sorpresa quella che ha colto gli utenti che si sono connessi alle piattaforme illegali online per vedere l’ultima partita di Serie A. Dopo aver inserito le proprie credenziali sul sito piratato, i tifosi di calcio si sono trovati davanti a un messaggio della Guardia di Finanza, la quale comunicava di aver tracciato le loro attività. Oltre, quindi, ad aver sequestrato la piattaforma illegale, la Guardia di Finanza è riuscita a rintracciare anche gli utenti, i quali ora rischiano di andare incontro a una serie di conseguenze, dalle salatissime multe alla reclusione.

Il piano, quanto mai lineare, è stato architettato proprio in occasione dell’ultima partita di Serie A e della Conference League, quando le connessioni alla piattaforma illegale sarebbero state sicuramente numerose. Ecco, quindi, in cosa consiste la trappola della Guardia di Finanza e cosa rischiano gli utenti che usano il “pezzotto”.

Iptv: qual è stata la trappola della Guardia di Finanza

Per poter fermare i siti di pirateria online non basta sequestrare e chiudere la piattaforma, bisogna bloccare la richiesta. Per questo motivo la Guardia di Finanza dopo aver sequestrato Stream Creed è riuscita a progettare la trappola perfetta, per scoprire chi usa il “pezzotto” Infatti, il nucleo speciale di Tutela privacy e frodi tecnologiche si è sostituito ai pirati online, prevedendo un picco di connessioni alle piattaforme illegali per l’ultima partita di Serie A e la Conference League. In questo modo la Guardia di Finanza è riuscita a tracciare gli utenti.

Stream Creed è un sistema che, grazie a una rete di rivenditori e gestori, diffondeva online le partite trasmesse in TV - il cosiddetto Iptv (Internet Protocol Television). Bisogna ricordare che l’Iptv non è sinonimo di pirateria, ma un formato di trasmissione televisiva che sfrutta la rete internet per inviare la messa in onda di segnali televisivi, che possono essere contenuti live oppure on demand. Benché quindi non sia nato per la pirateria online, purtroppo questo formato è sfruttato per guardare i canali Sky e le partite di Serie A senza essere abbonati.

Il sistema Stream Creed contava circa 20mila utenti iscritti ed era formato da circa 500 siti web e 40 canali Telegram, tutti posti oggi sotto sequestro. L’idea di questa piattaforma non è del tutto nuova, nasce infatti dalle ceneri della precedente piattaforma Xtream Codes, chiuso nel 2019, che tramite un abbonamento dal prezzo irrisorio consentiva alle persone di accedere a qualsiasi canale TV e Pay Tv da smartphone, tablet, TV e computer.

Stream Creed e Iptv: cosa rischiano gli utenti?

Purtroppo, gli utenti e i tifosi di calcio che avevano sperato di vedere online le partite sono rimasti amaramente delusi. Al posto della partita di Serie A, chi ha provato a inserire le proprie credenziali, offerte dai pirati online, per accedere a Stream Creed e godersi la partita si è trovato davanti a un pannello informativo della Guardia di Finanza.

Il messaggio non ha lasciato alcun dubbio agli utenti online. Le Fiamme Gialle avevano sequestrato il sito tramite il quale stavano provando a visionare i programmi calcistici. Oltre al sequestro della piattaforma, ad atterrire gli utenti è stata la comunicazione che la Guardia di Finanza aveva tracciato e salvato i loro dati di connessione.

Sebbene sia sommerso e poco noto, questo settore illegale vale solo in Italia un fatturato di 200 milioni di euro; i rischi quindi a cui vanno incontro gli utenti sono molteplici. Chi usa il “pezzotto” rischia infatti una multa salatissima che va dai 2.500 ai 25mila euro, ma soprattutto rischia dai 3-6 anni di reclusione.

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