Influenza aviaria sempre più pericolosa? Ecco perché dobbiamo iniziare a preoccuparci

Chiara Esposito

20/02/2023

20/02/2023 - 00:39

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Pochissimi contagi umani ma grande allerta negli allevamenti italiani: cosa sappiamo sull’epidemia in corso.

Influenza aviaria sempre più pericolosa? Ecco perché dobbiamo iniziare a preoccuparci

Il virus H5N1, comunemente conosciuto come portatore dell’influenza aviaria è attualmente in aumento fra gli uccelli selvatici. La malattia colpisce severamente i volatili (in particolar modo quelli acquatici) e il dilagarsi di questo patogeno mette in serio pericolo tutti gli allevamenti avicoli.

Esistano diversi ceppi ma dal 2021 ha iniziato a circolare un virus particolarmente insidioso. Dai dati più recenti del Centro di referenza nazionale ed europeo per l’influenza aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) sappiamo che lo scorso anno la conta era arrivata a oltre 77milioni di polli da allevamento abbattuti e di più di 400mila uccelli di specie diversa dal pollame morti a causa del virus. Nel 2023 invece il numero di uccelli uccisi dalla malattia o abbattuti per prevenirne la diffusione ha già superato quota 100 milioni.

L’infezione umana è invece ristretta ad un numero irrisorio di casi ma la trasmissione del virus dagli uccelli in alcune specie di mammiferi ha spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (Woah) a diramare una comunicazione di allerta sull’arrivo di una nuova pandemia di influenza nella popolazione umana sostenuta da un virus di origine aviare.

Le aree più colpite

La portata del fenomeno ha spinto il ministero della Salute a diramare una nota, indirizzata a tutti i Servizi veterinari regionali e agli Istituti Zooprofilattici italiani, in cui si evidenziava la necessità di rafforzare la sorveglianza dei volatili selvatici e l’applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli.

Il ministero della Salute infatti ha evidenziato come la circolazione di questo virus costituisca un rischio costante per gli allevamenti di volatili domestici. Secondo Calogero Terregino, direttore del Centro di referenza per l’influenza aviaria, le zone italiane più colpite sarebbero Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

Tuttavia “la situazione negli allevamenti è migliorata rispetto a un anno fa – ha rassicurato il dottor Terregino - grazie anche all’intenso lavoro portato avanti dal ministero della Salute in collaborazione con le Regioni e le Asl coinvolte, il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria e i rappresentanti del mondo produttivo.”

L’ultimo focolaio pollame risale infatti al 23 dicembre 2022, portando a 30 il numero dei casi confermati da settembre 2022.

La trasmissione verso l’uomo

Il salto di H5N1 dagli uccelli agli esseri umani, nei rari episodi in cui è avvenuto, è stato sempre connesso a una scarsa consapevolezza della presenza del­la malattia e dei rischi ad essa associati, condizioni di forte pro­miscuità e scarsa igiene.

Si parla insomma di un ristretto numero di persone venute a stretto contatto con volatili infetti in aree molto povere. Ciò non significa che le categorie professionali più esposte (allevatori avicoli, veterinari, macellatori, trasportatori) non possano considerarsi soggetti a rischio, ma proprio per questo è previsto un monitoraggio sanitario in caso di epidemia.

“Al momento la valutazione del rischio dell’Oms per l’uomo rimane bassa”, ha dichiarato nelle scorse settimane il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, aggiungendo però che “non possiamo però dare per scontato che le cose rimarranno sempre così, e dobbiamo quindi essere preparati per qualunque cambiamento in questo stato di cose”.

Non si escludono quindi programmi di sperimentazione di farmaci e vaccini con cui farsi trovare pronti nel caso in cui il virus divenisse realmente capace di trasmettersi tra esseri umani.

Ciò significa però anche monitorare con attenzione le varianti virali in circolazione riducendo i contatti tra esseri umani e animali infetti e rendere più sicuri gli allevamenti. Non di meno, per scongiurare l’infezione verso l’uomo, viene raccomandata la vaccinazione contro l’influenza umana. Questa semplice protezione è infatti considerata a tutti gli effetti una valida misura preventiva in grado di minimizzare fenomeni di ricombinazione genetica tra il virus stagionale umano e il virus dell’influenza.

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