Inflazione, rendimenti al top, banche centrali al bivio: che succede oggi

Violetta Silvestri

3 Maggio 2022 - 08:36

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I mercati sempre più guidati dalle mosse delle banche centrali, alla disperata ricerca di equilibrio tra lotta contro l’inflazione record ed esclusione di una recessione. Alcuni segnali finanziari.

Inflazione, rendimenti al top, banche centrali al bivio: che succede oggi

I prezzi al consumo da record, le mosse delle banche centrali verso l’inasprimento della loro politica e il conseguente movimento dei rendimenti dei titoli di Stato scuotono ancora le Borse in questo inizio di maggio.

Oggi, 3 maggio, i futures azionari statunitensi ed europei sono saliti, mentre i titoli asiatici sono rimasti stabili, con gli investitori che hanno valutato le implicazioni di un’ondata globale di inasprimento monetario per far fronte all’elevata inflazione.

La domanda chiave per i mercati rimane se l’economia globale possa resistere al passaggio a condizioni finanziarie più restrittive, compresi i bilanci delle banche centrali ridotti. L’ottimismo iniziale sta svanendo.

Treasury al 3% e Banca centrale aggressiva in Australia: le sorprese dei mercati

Il rendimento del Treasury a 10 anni ha toccato il 3% per la prima volta in più di tre anni lunedì 2 maggio e al momento in cui si scrive segna un 2,99%.

I trader si stanno preparando a un nuovo aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (che si pronuncerà domani) in un momento di inflazione in aumento e rallentamento della crescita.

Il rendimento del titolo di Stato ha effetti profondi sull’economia, alimentando i tassi dei mutui domestici e gli oneri finanziari per le aziende. Il rendimento più elevato, che aumenta quando i prezzi delle obbligazioni scendono, sta inasprendo le condizioni finanziarie dopo due anni di pandemia.

I rendimenti sono aumentati quest’anno poiché la Fed si è attivata per cercare di arginare l’inflazione statunitense, che a marzo ha raggiunto l’8,5% su base annua, il tasso di aumento più rapido degli ultimi 40 anni.

La combinazione di prezzi alti e prospettive economiche globali indebolite - l’ economia statunitense si è ridotta dell’1,4% su base annua nel primo trimestre - ha sollevato dubbi su quanto la Fed sarà in grado di alzare i tassi di interesse senza sovraccaricare l’economia.

Intanto, la banca centrale australiana ha aumentato i tassi di interesse, implementando una mossa di 25 punti base più grande di quanto molti analisti si aspettassero e come non accadeva da 10 anni. Ha affermato che sarà necessaria una politica più rigida per raggiungere il suo obiettivo di inflazione. La valuta locale è salita e le obbligazioni sono scivolate.

Solita Marcelli, Chief Investment Officer per le Americhe presso UBS Global Wealth Management, ha sottolineato che la strategia giusta in questo momento è quella di posizionarsi per l’inflazione - un fatto chiaro e presente - piuttosto che per la recessione, che è ancora solo una possibilità.

Il dibattito è aperto e troverà una prima conclusione domani, con la conferenza stampa di Powell.

Alex Roever, stratega dei tassi statunitensi presso JPMorgan, ha affermato che la Fed sta affrontando un mare di incertezze, tra cui l’aumento del costo del lavoro, i problemi della catena di approvvigionamento e i prezzi delle materie prime che sono aumentati dall’invasione russa dell’Ucraina.

“Mentre è chiaro che questa economia non ha bisogno di una politica monetaria stimolante, ciò che è meno chiaro è la velocità con cui questo stimolo dovrebbe essere rimosso e le ragioni per scegliere quella velocità”, ha spiegato.

Questo è il dilemma, che stanno scontando anche i mercati.

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