Indennità di presenza nello stipendio: cos’è e quando spetta?

Claudio Garau

09/08/2022

09/08/2022 - 12:31

condividi

L’indennità di presenza consiste in una somma integrativa rispetto allo stipendio fondata su una ragione che potrebbe, in qualche modo, sorprendere. I dettagli.

Indennità di presenza nello stipendio: cos’è e quando spetta?

Al momento della firma del contratto di lavoro, non avrai più dubbi sulla retribuzione che ti sarà assegnata per lo svolgimento delle funzioni e delle attività lavorative. Ma in un periodo in cui i costi dei beni di prima necessità e delle bollette sono aumentati non poco e in cui i prezzi del carburante non rasserenano nessun automobilista, potresti domandarti se vi sono indennità che si sommano alla paga già prevista contrattualmente - e che dunque possono rendere il guadagno mensile un po’ più corposo.

Insomma, chiedersi delle indennità previste - anche se si è in procinto di firmare un nuovo contratto di lavoro - ha certamente senso, se pensiamo che anch’esse possono oggi dare una mano a fronteggiare meglio il caro vita e la diminuzione del potere d’acquisto.

Ebbene, sappi che non è affatto raro che allo stipendio del lavoratore subordinato, di cui trovi traccia nella busta paga, siano sommate delle ulteriori somme integrative. Queste ultime prendono appunto il nome di ’indennità’ e, oltre a maggiorare la tua retribuzione, rispondono ad una ben precisa ragione.

Se ti chiedi dove trovare le eventuali indennità previste per la tua attività lavorativa e come funziona il loro calcolo, ti indichiamo subito che fonte di riferimento è il contratto di lavoro nazionale e aziendale. Se una determinata indennità è applicata al tuo caso, essa sarà sicuramente citata in questi testi.

Nel corso di questo articolo ci soffermeremo in particolare su una di queste somme che integrano la retribuzione. Parleremo in particolare dell’indennità di presenza, per capire cos’è e quando spetta. Ecco i dettagli.

Cosa sono le indennità a favore dei lavoratori subordinati?

L’indennità non è un ’bonus’ che il datore di lavoro ti attribuisce a seguito della soddisfacente esecuzione della prestazione di lavoro ma, tecnicamente, consiste in un un corrispettivo fissato favore di chi, per le più varie ragioni ed interessi del datore di lavoro, subisce di fatto il sacrificio di un diritto. In altre parole, si tratta di voci aggiuntive rispetto alla tua retribuzione ordinaria.

Ecco perché quando parliamo di indennità nell’ambito del rapporto di lavoro facciamo riferimento ad un’attribuzione patrimoniale dell’imprenditore al dipendente, ovvero ad una somma di denaro non avente carattere retributivo e versata a titolo di rimborso spese o per aver sostenuto speciali carichi di lavoro, oneri o situazioni di disagio o pericolo.

In altre parole, le indennità solitamente mirano a compensare lo svolgimento di lavori che implicano per te maggiori oneri, responsabilità o anche oggettive difficoltà, che si sommano alle caratteristiche tipiche delle mansioni che svolgi. Da questo punto di vista, l’indennità di presenza - che tra poco vedremo - rappresenta invece un caso particolare e, anche per questo, appare utile chiarire di che si tratta.

I fattori che indicano diritto e misura dell’indennità

In linea generale, ricordiamo inoltre che il diritto a incassare dette indennità, ma anche la loro misura effettiva, varia in base a due fondamentali fattori, che - in estrema sintesi - riportiamo di seguito:

  • le regole previste in proposito nel contratto collettivo, anche di livello locale o aziendale, o nella contrattazione individuale;
  • l’inquadramento e le mansioni, nonché le prestazioni compiute nel concreto dal lavoratore.

Nell’elenco di indennità è inclusa anche quella di presenza, che tuttavia oggi occupa un ruolo tutto sommato marginale nel quadro di queste attribuzioni patrimoniali. Anzi talvolta la sua funzione viene di fatto ’inglobata’ in quella di una diversa indennità.

Indennità di presenza: che cos’è?

Se in particolare ci chiediamo dell’indennità di presenza, non possiamo non notare il suo carattere di straordinarietà, ma anche una certa ’originalità’ della ragione della sua esistenza. Ebbene sì, l’indennità di presenza potrebbe definirsi una sorta di invenzione atta a rendere più sostanzioso lo stipendio.. per il solo fatto di essersi recati sul luogo di lavoro.

Potrà forse stupire i più ma tant’è: ciò che è consequenziale alla firma del contratto di lavoro, ovvero lo svolgimento delle mansioni previste nello stesso testo, diventa la ragione sufficiente ad ottenere un’integrazione allo stipendio.

Proprio così: un lavoratore si reca in ufficio o in qualsiasi altro luogo di lavoro e, per il solo fatto di essere fisicamente presente allo svolgimento di alcune attività (di solito incluse tra le ordinarie mansioni), incassa una somma ulteriore a titolo di indennità di presenza.

Indennità di presenza anche senza essersi recati a lavoro: il paradosso

Attenzione allora a distinguere: l’indennità di presenza non consiste mai in una sorta di premio per il buon svolgimento delle mansioni, ma semplicemente in un compenso integrativo spettante al di là della qualità effettiva del proprio lavoro.

Talvolta le ragioni alla base dell’indennità di presenza sono oggettivamente discutibili, se pensiamo che in alcune amministrazioni detta somma è attribuita al beneficiario anche nei casi di assenza dal lavoro - ipotesi di ferie e permessi inclusi. Ecco perché in queste circostanze, l’indennità di presenza va contro la sua stessa finalità originaria, ovvero quella di essere premio per il mero fatto di essere andati al lavoro. L’indennità è stata così utilizzata anche per incrementare il compenso mensile di chi a lavoro non ci va: potrà sembrare paradossale, ma è successo.

Dove trovare l’indennità di presenza? La distinzione rispetto al gettone di presenza

Vero è che oggi l’indennità di presenza ha un ruolo tutto sommato marginale, ma è pur conosciuta e di essa si trova traccia in alcuni contratti collettivi - in particolare quelli relativi agli enti pubblici territoriali.

Tuttavia il rischio di scambiare questa indennità per un’altra è abbastanza alto: tieni conto che però l’indennità di presenza è cosa ben diversa da quello che viene chiamato ’gettone di presenza’, ovvero quello che si dà a chi è componente di una commissione o fa parte di riunioni o assemblee, per poter calcolare - sulla scorta del numero di presenze - l’indennità da assegnare.

Il gettone di presenza spetta tipicamente ai membri dei consigli di enti locali quali Comuni, Province e Regioni: si tratta non di dipendenti pubblici, ma di persone chiamate a rivestire cariche pubbliche elettive. Lo stesso meccanismo vale anche per i membri di commissioni private e per gli amministratori di aziende, che intervengono alle sedute previste.

Indennità di presenza all’interno di altre indennità? Due esempi pratici

Vero è che in altre circostanze, quasi a voler ’camuffare’ l’indennità di presenza, se ne trova traccia in contratti che la definiscono invece come indennità di reperibilità o di turno. Di fatto cambia il nome, ma la sostanza rimane o comunque viene ’inglobata’ in una indennità di contenuto più ampio.

Nel caso ad esempio dell’indennità di turno, abbiamo una somma che serve a compensare il lavoro domenicale, festivo e notturno con la maggiorazione della retribuzione oraria. Invece nel caso dell’indennità di reperibilità abbiamo un compenso integrativo, previsto a favore del personale che ha il dovere di restare reperibile in specifiche fasce orarie o giornate, al di là e indipendentemente dal normale orario di lavoro.

Concludendo, appare chiaro che l’indennità nel rapporto di lavoro trova ogni volta fondamento nella specifica finalità, per la quale detta somma integrativa è stata introdotta nei contratti collettivi. Chiunque sia interessato a conoscerne i dettagli pratici in riferimento al proprio contesto lavorativo, farà bene a dare un’occhiata al contratto collettivo di riferimento. Lì troverà le informazioni che ne spiegano il funzionamento nel proprio ambito.

Argomenti

# Lavoro

Iscriviti a Money.it