Imposta di bollo sul conto corrente: cos’è, importi e chi deve pagare

Claudia Mustillo - Nadia Pascale

2 Dicembre 2022 - 18:01

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Cos’è l’imposta di bollo sul conto corrente, quali sono gli importi e chi deve pagare la tassa: una guida completa.

Imposta di bollo sul conto corrente: cos’è, importi e chi deve pagare

L’imposta di bollo sul conto corrente cos’è, quali sono gli importi e chi la deve pagare. L’imposta è stata introdotta dal governo Monti con il decreto Salva Italia, per far fronte alle difficoltà economiche determinate dalla crisi globale che ha colpito anche l’Italia in quel periodo.

In realtà non si tratta di una novità, infatti l’imposta di bollo sul conto corente era già prevista nell’articolo 13 del Dpr 642 del 1972. L’articolo 19 del decreto legge del 2011 va a integrare la lista degli atti sottoposti a tassazione richiamando proprio tale disposizione del Dpr 642.

Quella lista però conteneva “documenti” e di conseguenza si adotta una sorta di artificio linguistico e quindi la tassazione viene applicata a “rendicontazioni e comunicazioni”.

Ecco cos’è l’imposta di bollo sul conto corrente, come si calcola e soprattutto chi deve pagarla.

Importi e calcolo dell’imposta di bollo su conto corrente

L’importo dell’imposta di bollo su conto corrente è di:

  • 34,20 euro l’anno per le persone fisiche;
  • 100 euro l’anno per le persone giuridiche e titolari di partita Iva.

L’imposta di bollo si applica in tale misura anche in caso di libretto di risparmio perché non viene considerato un prodotto di investimento in quanto è generalmente usato dalle famiglie per gestire i risparmi correnti.

Deve essere ricordato che l’imposta di bollo su prodotti finanziari come conto deposito o Buoni Fruttiferi Postali è calcolata in modo diverso (dal 2014 si applica l’aliquota dello 0,20%) in quanto considerati prodotti di investimento. Sui buoni fruttiferi, se l’imposta di bollo eccede gli interessi maturati, la stessa viene ridotta a copertura dei soli interessi, cioè il risparmiatore potrà sempre riscuotere il capitale investito.

Nel caso in cui a un conto corrente sia affiancata una linea vincolata (alcune banche offrono conti corrente che hanno due “settori”: denaro corrente - investimento), si applica l’aliquota dello 0,2% sulle somme vincolate e l’imposta di 34,20 € sulle somme destinate all’uso corrente. Ritorniamo però al conto corrente.

Per il calcolo si deve fare riferimento all’anno civile, nel caso in cui il rapporto abbia una rendicontazione inferiore all’anno, ad esempio a causa di una chiusura del rapporto, l’imposta viene rendicontata in considerazione dei giorni effettivamente fruiti.
Se in seguito al calcolo dovesse emergere una rendicontazione inferiore a un euro, sarà comunque dovuto un euro.

Il caso tipico è quello della persona che sottoscrive nel giorno 20 novembre un conto corrente dove fluiscono 25.000 €. Al verificarsi di un’ipotesi simile la rendicontazione deve essere fatta sui giorni effettivi in cui il conto nell’anno è stato attivo, cioè 42 giorni, quindi l’imposta dovuta di 34,20€ deve essere rapportata a tale periodo. Il calcolo è di questo tipo: (34,20 X 42): 365 e l’imposta dovuta è di 3,93 €.

Nel caso in cui sul conto sia applicata una rendicontazione trimestrale, si hanno 4 “periodi di imposta”: se per alcuni trimestri la giacenza media è stata inferiore a 5.000 €, per tali periodi non viene applicata l’imposta. La stessa viene rendicontata sui giorni effettivi in cui il limite è stato superato. Ad esempio nell’anno 2020, il signor Bianchi ha superato la giacenza di 5.000 € solo negli ultimi due trimestri, in questo caso sarà tenuto a un’imposta di bollo di 17,10 euro. Se però il contratto prevedeva la rendicontazione annuale, il calcolo deve essere fatto sulle somme in giacenza al 31 dicembre rapportate ai giorni dell’anno in cui il conto è stato aperto.

Si possono aprire più conti corrente per evitare l’imposta di bollo?

La circolare 48 del 2012 dell’Agenzia delle entrate precisa anche che nel caso in cui uno stesso soggetto abbia intestati più rapporti, sarà tenuto al pagamento dell’imposta per ogni rapporto. Ad esempio, se ha un conto di deposito e un conto corrente dovrà versare l’imposta di bollo per entrambi.

Deve però essere fatta anche un’altra precisazione. La circolare 48 sottolinea che nel caso in cui il valore delle giacenze non superi i 5.000 €, non è dovuta l’imposta di bollo, ma a tal fine devono essere considerati unitariamente tutti i rapporti di conto corrente e i libretti di risparmio identicamente intestati, intrattenuti con la medesima banca, con Poste Italiane spa o emessi da Cassa depositi e prestiti.

Circolare n. 48 del 21 dicembre 2012 - Agenzia delle entrate
Imposta di bollo – Modifiche alla disciplina dell’imposta di bollo applicabile agli estratti di conto corrente, ai rendiconti dei libretti di risparmio ed alle comunicazioni relative ai prodotti
finanziari – Articolo 13, commi 2-bis e 2-ter, della Tariffa, parte prima, allegata al DPR 26 ottobre 1972, n. 642

Questo vuol dire che se il signor Mario Bianchi ha conto corrente con giacenza 1.000 € e un libretto di risparmio con 4.500 €, vedrà comunque l’applicazione dell’imposta di bollo. La condizione necessaria è che i rapporti devono essere intrattenuti presso la medesima banca. Ricordiamo che nel termine “banca” deve essere compresa anche Poste Italiane.

Il cumulo deve essere fatto anche nel caso in cui i due prodotti non abbiano la stessa periodicità di rendicontazione. Ad esempio se il conto A ha una rendicontazione trimestrale e il conto B una rendicontazione annuale, comunque deve essere calcolata con riferimento allo stesso periodo, quindi il trimestre, sia la giacenza del conto A sia la giacenza del conto B.

Conti esenti dall’imposta di bollo

Sono esenti da imposta di bollo i conti corrente, libretti di risparmio che pur superando la soglia dei 5.000 €, sono intestati a soggetti con Isee inferiore a 7.500 €, che siano titolari di un conto base. I conti base sono rapporti aperti da soggetti in situazione di svantaggio sociale e che hanno bisogno del conto per far fronte ai limiti all’uso del contante, oppure per i titolari di pensioni minime che devono aprire il conto per poterla ricevere. Il conto base è un prodotto a cui non si applicano spese.

Il titolare del conto deve procedere all’autodichiarazione Isee presso la propria banca entro il 31 maggio di ogni anno chiedendo la non applicazione dell’ imposta di bollo. Naturalmente è bene evitare di fare i furbi visto che l’Isee confluisce nelle varie banche dati disponibili all’Agenzia delle entrate. Nel caso in cui il titolare non presenti l’autodichiarazione Isee, oppure lo stesso superi la soglia dei 7.500€, l’imposta di bollo viene applicata dal 1° gennaio dell’anno in corso. Il gestore del servizio deve comunicare al cliente che è decaduto dai benefici e deve quindi versare l’imposta di bollo. Il cliente può recedere entro 2 mesi.

In applicazione dell’articolo 27 bis della Tabella allegata al Dpr n. 642 del 1972 vi è un trattamento di esenzione per “Atti, documenti, istanze, contratti (...) estratti...” posti in essere o richiesti dalle ONLUS e dalle federazioni sportive ed enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI” in forza di questa disposizione la circolare 48 stabilisce che quando il cliente è una Onlus o altri enti del Terzo Settore l’imposta di bollo non trova applicazione.
Restano esclusi dall’applicazione dell’imposta di bollo le “comunicazioni ricevute ed emesse dai fondi pensione e dai fondi sanitari” .

Come specifica la circolare 48 del 2012, l’imposta di bollo non si applica ai rapporti aperti per ordine dell’autorità giudiziaria, rientrano in questa categoria i depositi giudiziari e i rapporti aperti nel Fondo Unico Giustizia. In questo fondo confluiscono, ad esempio, i conti deposito, conti corrente e libretti di deposito e altri strumenti finanziari che sono oggetto di sequestro nell’ambito di procedimenti di natura penale o in applicazione di misure di prevenzione.

Non rientrano tra i soggetti obbligati a pagare l’imposta di bollo coloro che hanno il saldo negativo.

Come si paga l’imposta di bollo

L’imposta di bollo su conto corrente, libretti di risparmio, conti deposito e altri prodotti finanziari, viene trattenuta e versata direttamente dall’intermediario che quindi funge da sostituto di imposta. Non ci sono particolari adempimenti da parte del titolare del conto.

A questo proposito deve essere posta attenzione ai conti detenuti all’estero. Le banche estere infatti non fungono da sostituti di imposta e di conseguenza le somme presenti nei conti esteri devono essere denunciate nel Modello Redditi in sede di dichiarazione fiscale, utilizzando il riquadro RW. Su queste somme l’imposta di bollo prende il nome di Ivafe Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero.

L’intermediario è obbligato a tale versamento e deve eseguirlo entro il 16 febbraio di ogni anno con riferimento al valore delle attività al 31 dicembre dell’anno precedente.

Imposta di bollo su conto deposito

L’imposta di bollo su conto deposito è proporzionale al deposito ed è pari allo 0,20% calcolato sulle giacenze. L’imposta di bollo, quindi, dovuta per il conto deposito è pari al 2 per mille della somma depositata, ma è prevista una distinzione tra persone fisiche e giuridiche.

Il tetto massimo previsto tutti i soggetti diversi dalle persone fisiche è di 14mila euro, mentre non è previsto limite per le persone fisiche.

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