Guerra totale: cosa significa e quali conseguenze sul conflitto in Ucraina

Chiara Esposito

30 Aprile 2022 - 22:23

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Origini storiche di un concetto che potrebbe divenire realtà: le prossime mosse di Putin nella guerra russo ucraina scompagineranno l’assetto del Paese?

Guerra totale: cosa significa e quali conseguenze sul conflitto in Ucraina

Si sta parlando di guerra totale, legge marziale e celebrazioni del 9 maggio, ma come si articola il futuro della guerra russo ucraina sulla base di queste premesse?

Mettiamo ordine tra le tanti questioni in gioco ricostruendo, con i dati a nostra disposizione, le prospettive di questo conflitto ma soprattutto il modus operandi del presidente Vladimir Putin che, apprestandosi a celebrare una data cruciale per la Russia come quella del 9 maggio, potrebbe imporre un nuovo ordine agli eventi per come li abbiamo conosciuti fino a questo momento.

Dopo la parata che celebra la vittoria sui nazisti infatti il capo del Cremlino potrebbe varare la legge marziale e mobilitare tutta la nazione. In quel caso il rovescio della medaglia rispetto alle prospettive secondo le quali il conflitto sarebbe potuto fine in concomitanza con questa data sfumerebbero e si affaccerebbe all’orizzonte un pericolo ben più grande che, tra le altre cose, vedrebbe una mobilitazione di massa dalle proporzioni inaudite.

Da operazione speciale a guerra totale: cosa cambierebbe

Putin deve salvare la faccia. Questa convinzione ormai diffusa tra la maggior parte degli analisti conduce a delle risposte nefaste.

L’opinione diffusa è infatti questa: in occasione della parata celebrativa del 9 maggio Mosca cambierà registro passando da «operazione speciale» a «guerra totale». Il significato di questo eventuale mutamento «narrativo» però non riguarda solo il lessico, vedrebbe altresì due conseguenze di peso sul piano pratico che non possono definirsi un buon auspicio per il «fronte occidentale» e ancor meno per l’Ucraina.

La prima riguarda l’ottenimento di uno strumento legislativo per impiegare tutte le forze del Paese sul campo così come espresso dallo stesso termine «guerra totale». Il secondo risvolto è far pressione sull’appoggio della popolazione tramite la legge marziale.

In poche parole tutto ciò significherebbe mettere in moto le risorse di una nazione di 150 milioni di abitanti e, probabilmente, anche quasi tutti paesi dell’ex blocco sovietico in quanto alleati.

Questa mobilitazione avverrebbe nel nome della salvaguardia dell’immagine militare russa. Se ci sarà infatti un simile cambiamento l’unico momento possibile è proprio la sera del 9 maggio dove, durante la parata annuale del Giorno della Vittoria, la Russia si troverà a far i conti con la disfatta militare delle operazioni condotte finora.

Celebrando la disfatta del nazismo, la stessa ideologia di cui secondo Putin l’Ucraina sarebbe intrisa, è impensabile non rivendicare alcuna conquista nel territorio invaso.

D’altro canto sono gli stessi miliziani a mostrare un pericoloso malcontento. Una fonte militare russa ha detto al Telegraph:

«I militari sono indignati per il fallimento del blitz su Kiev».

Perdere l’appoggio delle truppe sarebbe una débâcle.

Cosa significa guerra totale?

Ma a conti fatti, cosa si intende davvero con il termine «guerra totale»? I contorni del tema sono piuttosto sfumati dal punto di vista ideologico poiché i due principali autori e teorizzatori di questo concetto sono in contrasto tra di loro.

Il concetto nasce infatti a cavallo del XIX e del XX secolo da parte di due alti ufficiali tedeschi vissuti in epoche diverse: Carl von Clausewitz ed Erich Ludendorff.

Il primo ne scrisse nel suo trattato «Della guerra» del 1832 mentre il secondo nel trattato del 1935 intitolato appunto «Guerra totale».

Clausewitz però sosteneva che la guerra assoluta fosse un concetto teorico di «impossibile realizzazione» poiché, nella sua convinzione, mai nessuna guerra avrebbe alterato a tal punto l’ordine morale e politico tanto da portare con cieca violenza e volontà di annientamento del nemico da parte di tutta la società civile al suo completo. Al contrario Ludendorff parla di guerra totale come di «un totale impegno politico dedicato alla vittoria e allo sforzo bellico» che quindi inevitabilmente, per la sua natura totalizzante, o la vittoria o la sconfitta totale. Questo scenario assolutista è proprio quello a cui in tempi moderni ci si riferisce; un contesto in cui l’intero sistema civile partecipa alla guerra come unico modo per sopravvivere al conflitto e non soccombere.

I problemi però sarebbero diversi: sarebbe necessario un apparato di propaganda tale da tenere sempre alto il morale (e la censura attuale è abbastanza pervasiva) e un’organizzazione talmente efficiente da sacrificare la forza produttiva per un attacco immediato, veloce e totalizzante (scenario in cui però si può facilmente fallire).

Volendo quindi fare una sintesi con «guerra totale» si intende la mobilitazione della totalità delle risorse di cui uno Stato dispone allo scopo di distruggere l’abilità di un altro d’impegnarsi in uno scontro bellico. Quella condotta dai russi fino a questo momento non può definisci come una guerra totale essenzialmente per il numero di forze messe in atto ma, senza una rivendicazione chiara entro il 9 maggio, Putin potrebbe virare ancor più bruscamente tentando il tutto per tutto.

L’obiettivo a quel punto sarebbe principalmente uno: prendere in maniera subitanea la città di Mariupol e collegare i territori filorussi espandendosi in Transnistria in quanto «terreno» particolarmente fertile.

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