Cos’è il piano Mattei: perché la strategia del governo Meloni può far abbassare i prezzi sulla bolletta di gas e luce

Giacomo Andreoli

01/02/2023

17/04/2023 - 14:29

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Con le visite in Algeria e Libia Meloni ha avviato il Piano Mattei, che punta a rendere l’Italia un hub energetico del Mediterraneo. I prezzi delle bollette di gas e della luce scenderanno?

Cos’è il piano Mattei: perché la strategia del governo Meloni può far abbassare i prezzi sulla bolletta di gas e luce

Un ambizioso piano per rendere l’Italia sempre più indipendente dal gas russo e trasformare il Paese in un hub energetico del Mediterraneo. È la strategia del governo Meloni, ribattezzata dalla presidente del Consiglio, dopo la sua visita in Algeria e Libia per siglare nuovi accordi sul metano, “Piano Mattei”.

Un nome evocativo quello di Enrico Mattei, storico numero uno di Eni che negli anni ’50 sfidò l’oligopolio sul petrolio delle cosiddette Sette sorelle, rendendo l’Italia un attore di primo piano sul piano internazionale nel commercio di materie prime energetiche, fino alla morte in circostanze misteriose nel 1962.

L’azione di Meloni vuole quindi essere in continuità con quella di Draghi e accompagnare la svolta in Europa, con l’Ue che, in attesa dell’entrata in vigore del price cap, prepara gli acquisti comuni di metano e la riforma del mercato Ttf di Amsterdam.

L’obiettivo è abbassare i prezzi in bolletta, dopo continui aumenti estenuanti di gas e luce per i cittadini italiani, anche considerando che secondo due agenzie europee finora il tetto al prezzo del gas non ha avuto alcuna influenza sui mercati finanziari ed energetici.

Piano Mattei, perché Meloni è andata in Algeria

Per fare il pieno di energia nei prossimi anni Meloni ha in mente quindi un piano strutturato che segue le orme del governo Draghi. Il primo passo è stato in Algeria, oggi primo fornitore di gas e domani potenziale principale partner per gran parte dell’Unione europea. L’idea è in fatti quella di provare a colmare un certo “vuoto europeo” in Africa, riempito negli ultimi anni da Russia e Cina, che l’Ue considera “presenze da arginare”.

Una missione geopolitica, per rendere l’Italia di centrodestra meno invisa alle istituzioni europee e contemporaneamente provare a interpretare un difficile ruolo di leadership. I primi mattoncini di questo piano sono stati messi con le cinque intese firmate durante la visita ufficiale della presidente Meloni ad Algeri: la dichiarazione congiunta per rafforzare le relazioni fra i due Paesi, ma soprattutto i quattro accordi privati, tra cui i due fra Eni e Sonatrach, su idrogeno e riduzione dei gas serra.

Roma e Algeri sono del tutto allineate sulla necessità di stringere più intese in futuro tra aziende e settori industriali e tecnologici, a partire da quelli navale, digitale e aerospaziale. In questo modo Meloni punta a un mix energetico che liberi del tutto l’Italia dalla dipendenza russa e si fondi su gas naturale, idrogeno e rinnovabili, con l’incognita del nucleare (il governo non ha ancora deciso se investire su quello di quarta generazione).

Piano Mattei, perché Meloni è andata in Libia

Dopo l’Algeria Meloni è andata in Libia, dove Eni ha firmato con la National oil corporation un accordo per esplorare i giacimenti di gas di fronte alla costa del Paese africano. I due giacimenti dovrebbero contenere riserve per fornire 8,7 miliardi di metri cubi di gas all’anno nei prossimi 25 anni. La Libia è quinta tra i paesi dell’Africa con le più grandi riserve di gas dopo Nigeria, Algeria, Mozambico ed Egitto.

Il governo ha quindi intenzione di recarsi in altre nazioni africane, anche meno stabili dal punto di vista geopolitico, mostrando “un approccio non predatorio”, anche se il rischio di neocolonialismo, visti i prezzi relativamente bassi che alcune nazioni potrebbero chiedere, è dietro l’angolo.

La “critica” di Descalzi (Eni) al Piano Mattei

Alla fine quello che si dovrebbe creare nella mente della presidente del Consiglio da qui al 2027 (quando scade il suo mandato) è un’Italia ponte tra un Mediterraneo ricco di fonti di energia e un nord Europa che ha bisogno di gas e idrogeno in maniera stabile e a prezzi bassi.

Secondo l’ad di Eni Claudio Descalzi, però, per rendere il piano efficiente l’Italia deve prima risolvere il collo di bottiglia” nei gasdotti che sono sul nostro territorio, in particolare nel Centro. Altrimenti il Piano Mattei resta solo “un grande potenziale che non si esprime”.

La “strettoia” dei gasdotti attraverso la dorsale adriatica, tra Campania, Abruzzo e Molise, consente infatti il passaggio al massimo di 126 milioni di metri cubi al giorno di metano. Snam ha lanciato un apposito piano di espansione, ma si attende ancora l’ok di Arera, l’Autorità italiana per l’energia. Contemporaneamente Meloni pensa a nuovi rigassificatori al Sud, andando contro eventuali proteste dei sindaci, come successo a Piombino con il “suo” primo cittadino di Fratelli d’Italia. Anche su questo sta lavorando Arera.

Se si risolveranno questi problemi e si procederà con nuove infrastrutture, secondo Descalzi, tra il 2024 e il 2025 l’Italia azzererà le forniture dalla Russia. In tal senso gli accordi siglati ad Algeri sono importanti: aumentano la capacità di trasporto del gas esistente e quella di produrre Gnl, ma puntano anche a nuovo gasdotto anche per l’idrogeno, abbinato alla posa di un cavo elettrico sottomarino. Così si passera dai 21 miliardi di metri cubi di gas garantiti dall’Algeria nel 2021 a 28 entro due anni.

Bolletta gas e luce, il piano Mattei farà abbassare i costi?

Riuscirà il Piano Mattei a ridurre i costi in bolletta? Finora secondo due rapporti preliminari pubblicati dall’Agenzia Ue per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer), e dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma), il price cap non ha avuto grandi effetti. Il prezzo basso al Ttf di Amsterdam, sotto gli 80 euro al megawattora da settimane, sarebbe dovuto a tendenze già presenti: riduzione della domanda, inverno più mite del previsto, stock di riserva pieni, reazione lenta dell’industria a fronte del calo dei prezzi.

Per questo motivo a febbraio è atteso un primo calo della bolletta del gas, dopo quello della luce a gennaio, almeno sul mercato tutelato (per quello libero dipende dai contratti firmati con le varie società e dal prezzo fisso o variabile). L’impatto futuro del tetto, che entrerà in vigore a febbraio, è poi ancora da valutare e, secondo gli esperti intervistati da Money.it, dovrebbe comunque funzionare da argine contro le maggiori speculazioni.

Secondo l’esperto Matteo Giacomo Di Castelnuovo, quindi, se l’Italia riesce a rendersi del tutto indipendente dal gas russo, aumentando le forniture da altri Paesi a prezzi più bassi, gli effetti in bolletta potrebbero vedersi nel medio periodo. Tuttavia rimane il problema strutturale dello squilibrio mondiale tra domanda e offerta di metano (sia liquido che naturale), che secondo il docente si può affrontare a pieno solo con una strategia doppia.

In primis bisognerebbe ridurre ancora i consumi (su quelli della luce elettrica in Italia si è registrato solo una riduzione dell1% nel 2022, di più sul gas) e in secondo luogo trattare con più forza come Unione europea “con gli operatori che ci vendono di più il gas naturale liquefatto: cioè parlare con Stati Uniti, Qatar e Norvegia per avere prezzi migliori di quelli attuali”, ancora troppo alti.

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