Flat tax incrementale e partite Iva: limiti e regole per il 2023. Quanto si pagherà in meno e da quando

Giacomo Andreoli

24/11/2022

24/11/2022 - 13:21

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Con la legge di Bilancio il governo Meloni ha introdotto tre nuove tasse piatte, coinvolgendo lavoratori autonomi e dipendenti, anche tramite i premi di produttività. Ecco come funzionano.

Flat tax incrementale e partite Iva: limiti e regole per il 2023. Quanto si pagherà in meno e da quando

La flat tax per le partite Iva si allarga e arriva anche la flat tax incrementale. A deciderlo è stato il governo Meloni, tramite la legge di Bilancio. La presidente del Consiglio, in realtà, ha parlato di tre tasse piatte, sia per le partite Iva che per i dipendenti. Per quest’ultimi, però, riguarderà solo i premi di produttività, con tassazione ridotta al 5% fino a 3mila euro: una misura che riguarderà pochi lavoratori.

Quindi nessuna imposta piatta unica al 15% o al 23% per tutti, come promesso in campagna elettorale dalla Lega e da Forza Italia, ma tre piccoli interventi per alleviare leggermente il carico fiscale sui lavoratori. La flat tax incrementale varrà per tutte le partite Iva, ma con paletti definiti, mentre la tassa piatta per gli autonomi in regime forfettario verrà concessa a chi a redditi fino a 85mila euro.

Per la numero uno di Palazzo Chigi si tratta di interventi che “aiutano ceto medio, non favoriscono i ricchi” e riconoscono “i sacrifici di chi lavora”. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Flat tax incrementale, come funziona e chi ci guadagna

Il primo intervento è quello di mettere una flat tax incrementale, per le partite Iva che non beneficiano già del regime forfettario al 15%. Come funziona? Gli autonomi che nel 2023 avranno realizzato un maggiore utile rispetto al triennio 2020-2022, beneficeranno di una tassa piatta al 15% sull’incremento. C’è, però un limite: il regime agevolato vale per l’aumento di reddito fino a 40mila euro.

Per fare un esempio: se nel 2023 una persona con partita Iva dichiara al fisco 110mila euro e negli anni tra il 2020 e il 2022 ha dichiarato in media 105mila euro, sui 5.000 euro in più sarà applicata la flat tax al 15%. La misura è sostanzialmente a costo zero, nel senso che non riduce le entrate attuali, ma garantisce aumenti di entrate minori rispetto a quelli che ci sarebbero con il sistema di oggi.

Flat tax, da quando entrano in vigore le novità?

Essendo stato scelto il 2023 come anno fiscale di riferimento si potrà beneficiare della tassa ridotta con la dichiarazione dei redditi del 2024, quindi tra circa due anni. La differenza su cui vale la flat tax si calcola tra il reddito d’impresa e di lavoro autonomo del 2023 e quello, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022. Lo scarto viene quindi decurtato del 5% per cento prima di ottenere la base imponibile da tassare.

Ovviamente per deduzioni, detrazioni o benefici di qualsiasi titolo che possono spettare alla persona con partita Iva, si terrà conto anche di questa tassazione agevolata. Per il periodo d’imposta 2024, poi, per determinare l’acconto non si prenderà in considerazione l’eventuale flat tax incrementale pagata l’anno precedente. Eventualmente, poi, ci sarà un conguaglio a fine anno se si sono versate più tasse del dovuto.

L’aumento della flat tax a 85mila euro per le partite Iva

Per chi poi rientra nel regime forfettario, cioè ha un partita Iva e paga solo il 15% di Irpef, viene estesa la soglia di guadagni annui massimi da 65mila a 85mila euro. Questo nonostante la Relazione sull’economia non osservata, allegata alla Nadef dello stesso governo Meloni, sottolinei il possibile legame tra l’aumento dell’evasione fiscale e l’introduzione della tassa piatta per le partite Iva con soglia massima.

Gli autonomi infatti, potrebbero tentare di rientrare forzatamente all’interno della soglia, per pagare solo il 15% di tasse, evadendo il restante. Un pericolo, però, considerato non realistico dall’esecutivo.

Cambia poi la modalità di uscita dal regime forfettario: non rientreranno più nel regime forfettario, da subito, coloro che sforano il limite di ricavi probabilmente per 15mila euro, ovvero nell’anno hanno realizzato ricavi per più di 100mila euro.

Dovranno quindi pagare l’imposta sul valore aggiunto a partire dalle operazioni effettuate che comportano il superamento del limite. Se si superano gli 85mila euro, ma si rimane entro i 100mila, si beneficia di un periodo di tempo transitorio in cui continuare a beneficiare della flat tax. Insomma: si uscirà dal regime agevolato l’anno successivo.

In arrivo la riforma fiscale complessiva

Questi interventi, poi, come spiegato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, sono solo l’inizio di un percorso di riforma fiscale. “Stiamo lavorando - ha spiegato - su tutto il mondo del lavoro autonomo. Questo è solo l’inizio, già dalla prossima legge di Bilancio, anzi prima, il prossimo anno, vogliamo porre basi per una legge delega di riforma del sistema fiscale per cambiare il rapporto tra fisco e contribuente e permettere all’Italia di essere in una posizione allineata con gli altri paesi dell’Europa”.

L’obiettivo del governo è “ridurre gradualmente le tasse, nel corso della legislatura”, tramite una “una revisione strutturale del sistema impositivo”, e in particolare dell’Irpef che “è un po’ a macchia di leopardo” con aliquote che “non rispettano la progressività”.

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