Fintech, i 10 trend per il 2023

Dario Colombo

22/12/2022

21/09/2023 - 14:58

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Il fintech è in crescita e affronta il 2023 di slancio. Ecco i 10 trend da seguire per capire l’innovazione nel mondo finanziario, bancario e assicurativo

Fintech, i 10 trend per il 2023

Il settore fintech si appresta ad affrontare il 2023 con il consueto carico di innovazione per i mondi finanziario, bancario e assicurativo, che hanno vissuto un 2022 difficile, per via del mutamento dello scenario geopolitico e macroeconomico, condizionato dai conflitti, dalle crisi energetiche e dagli squilibri del post-pandemia.
Ma va notato come i trend che caratterizzano il settore fintech non hanno mostrato rallentamenti nel corso di quest’anno, evidenziando invece una vivacità tecnologica e innovativa che non si riscontrava da anni.

In vista del 2023 possiamo dire che il fintech ha addirittura rafforzato la propria spinta di innovazione, dimostrando di saper intercettare i bisogni dei consumatori prima della finanza tradizionale e delle banche, proponendo al sistema finanziario e assicurativo gli strumenti e i metodi di trasformazione digitale che l’intero sistema economico italiano invoca, anche tramite le missioni del PNRR.

Prova ne è il fatto che i dati del settore fintech italiano, raccolti dall’Osservatorio del Polimi, riportano un dato storico: i finanziamenti al fintech hanno sfiorato il miliardo di euro, 934 milioni per l’esattezza.
Il fintech è dunque un settore che sa attrarre investimenti perché i suoi trend di innovazione sono convincenti.
Ne abbiamo selezionati 10, che secondo noi caratterizzeranno il 2023, confrontando anche le nostre precedenti previsioni sul fintech, che hanno confermato la consistenza dei trend.

1- Embedded finance

L’embedded finance, letteralmente finanza incorporata, è quel sistema che permette alle società di qualunque settore di integrare i servizi finanziari nella propria offerta di prodotti e servizi per il cliente. L’embedded finance sarà il trend fintech del 2023, dato che secondo recenti stime di Juniper Research i servizi di embedded finance quest’anno sono stati di 65 miliardi di dollari a livello mondiale e supereranno i 183 miliardi di dollari nel 2027 questa espansione sarà in gran parte guidata da attività non finanziarie che integrano opzioni finanziarie nella loro offerta di prodotti.

Pagamenti, credito, investimento, sono gli ambiti di applicazione dell’embedded finance, con cui in pratica, un fornitore di servizi o prodotti non finanziari (per esempio un retailer) può offrire un servizio finanziario, che viene direttamente integrato nel customer journey, cioè nel suo rapporto con di acquisto con l’azienda: ad esempio la possibilità di richiedere un prestito per un acquisto su un sito di e-commerce oppure di sottoscrivere una polizza mentre si sta acquistando un viaggio.

Ricordiamo che a spianare definitivamente la strada all’embedded finance è stata la direttiva PSD2, che ha portato all’apertura delle API bancarie alle terze parti, proprio con l’obiettivo di semplificare, diffondere, rendere accessibili i processi finanziari.
Questo significa che in passato per abilitare i pagamenti era richiesto l’intervento di un terzo soggetto, come la banca, l’assicurazione o una finanziaria, con l’embedded finance tutto viene incorporato, integrato, nel servizio in uso.

Secondo l’Osservatorio Fintech del Polimi gli utenti italiani quest’anno si sono dichiarati molto interessati all’embedded finance, con il 45% dei consumatori pronto a valutare la sottoscrizione di prodotti finanziari.

Nel 2023 l’embedded finance sarà un’opportunità anche per vedere per la prima volta all’opera a livello diffuso gli investimenti integrati, ossia il caso in cui la compravendita di azioni e i prodotti di investimento sono integrati in altre app.
Per gli analisti (sempre Juniper) gli investimenti integrati saranno addirittura il segmento fintech in più rapida crescita, con un tasso del 400% e un fatturato di quasi 11 miliardi di dollari nel giro di 5 anni.

2 - Banking as a service

Il 2023 sarà l’anno dei modelli as-a-Service e in particolare per il fintech questo significherà Banking-as-a-Service, fenomeno che ha già caratterizzato il 2022.

Con il Banking-as-a service le società digitali che non hanno una licenza bancaria possono offrire ai propri clienti servizi finanziari digitali, come conti correnti online, soluzioni di pagamento, carte di credito, prestiti, assicurazioni e investimenti. Per il 2023 gli analisti sono unanimi nell’attendersi ulteriori sviluppi, con cui le aziende non finanziarie abiliteranno velocemente la loro base clienti a utilizzare prodotti o servizi finanziari.

Il Banking-as-a-Service risulta essere un modello ricorrente anche tra le cosiddette Challenger bank, che operano solamente tramite app e smartphone, si rivolgono a un utenza fatta prevalentemente di millennial e GenZ, e spesso per operare ricorrono a una licenza bancaria in mano a terzo.

In Europa ce ne sono 120 e quasi la metà (56) utilizza una licenza di terzi, quindi agiscono in partnership con un operatore di Banking-as-a-Service, e oltre a offrire un conto e strumenti di pagamento, cercano anche di dare la possibilità di investimenti nella forma di conti deposito o strumenti finanziari (44%), di richiedere prestiti (32%) e di sottoscrivere polizze (20%).

È prevedibile oltretutto che nel 2023 la diffusione dei modelli as-a-Service, come appunto il Banking-as-a-service, provocherà un’ulteriore riduzione del numero delle filiali bancarie sul territorio.

3 - Buy Now Pay Later

«Il credito al consumo inizia dove finisce il Buy Now Pay Later», ci ha detto il Ceo Europe di Younited, Tommaso Gamaleri, in una nostra recente intervista tesa a capire le ragioni per cui una società fintech diventa un unicorno.
Con ciò Gamaleri intendeva che per acquisti fino a 300 euro la formula dell’acquisto in tre o quattro rate, senza interessi, del BNPL, è imbattibile anche per specialisti consolidati di credito al consumo.

Emerso negli ultimi anni come fenomeno fintech legato agli acquisti in modalità omnicanale, oggi il BNPL è uno dei principali metodi di pagamento online in tutto il mondo. 
Con il crescere dell’incertezza finanziaria, aumenta anche il numero di utenti BNPL: i consumatori lo scelgono sempre di più, rispetto alle carte di credito, per evitare tassi di interesse elevati e spese. 

Recenti dati americani (di Bankrate) dicono che nel 2022 il BNPL è stato usato da quasi 60 milioni di consumatori, per una spesa di 179 miliardi di dollari, nel 2023 cresceranno del 50%, sfiorando i 90 milioni, mentre una survey di SWG per Clearpay ha fatto emergere che quasi 1 italiano su 2 intendeva utilizzare il BNPL per gli acquisti natalizi del 2022.

Si ha la conferma, quindi, che il BNPL viene inteso come un piccolo ma concreto argine contro un’inflazione che non dà segnali di voler calare.
Le stime più recenti di EY per l’Italia, contenute all’interno dell’EY Italian Macroeconomic Bulletin, danno una crescita del PIL reale del 3,8% nel 2022 e dello 0,6% nel 2023, con un tasso di inflazione che passerà dall’ 8,2% del 2022 al 7,1% del 2023.

Un’ulteriore conferma che il BNPL si rivelerà nel 2023 uno degli strumenti fintech a cui i consumatori faranno ricorso per mantenere costanti i propri livelli di acquisto.
E una ricerca di Klarna ha conferma la portata «educativa» del BNPL, tesi sostenuta Vanina Acqualagna di ebay durante l’evento Cashless&Crypto di Money.it del 24 ottobre scorso: chi conosce il BNPL sa valutare meglio il valore degli acquisti: il 95% degli utenti italiani di BNPL dichiara di confrontare i prezzi dei diversi retailer prima di finalizzare l’acquisto, molto più di chi non conosce o utilizza la modalità dell’acquisto rateizzato.

4 - Intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale è ormai un trend consolidato nelle banche: si prevede che possa ridurre i costi operativi delle banche del 22% facendo risparmiare al sistema bancario 1.000 miliardi di dollari da qui al 2030 (dati FinancesOnline).

Ma potrebbe significare grandi risparmi anche per il fintech, sebbene il settore non sconti i costi di struttura (legacy) delle banche. In un’analisi dello scorso anno la società Mordor Intelligence prevedeva per l’intelligenza artificiale nel fintech una crescita costante del 25% nei cinque anni seguenti (2022-2027). 

Il fatto è che la pandemia ha accelerato il cambiamento nel modo in cui le persone interagiscono con i servizi finanziari. Le società fintech si sono concentrate sul rafforzamento della loro infrastruttura esistente investendo in nuove risorse o espandendo la capacità per resistere allo stress dei loro sistemi dovuto a volumi di transazioni più elevati. Ne è risultata una grande spinta a soluzioni di intelligenza artificiale che non cessa il suo effetto.

Sono due i modi principali in cui il fintech nel 2023 trarrà vantaggio dall’intelligenza artificiale: l’ottimizzazione del processo decisionale e la gestione della fase conversazionale con i clienti. 

Il settore finanziario è da sempre basato sui dati e ha impiegato molte persone per aggregare, analizzare e utilizzare tali dati. Per ridurre i costi operativi rimanendo competitivi nel fintech si fa uso del processo decisionale basato su algoritmi. Gli strumenti di intelligenza artificiale analizzano costantemente i dati in tempo reale e prendono decisioni istantanee. Questo è un enorme aiuto per qualsiasi professionista della finanza, fa risparmiare tempo e ottimizzare il carico di lavoro.

Ma prendere decisioni in frazioni di secondo non è l’unico modo in cui l’Intelligenza artificiale può essere utile al fintech. Basti pensare ai chatbot per l’assistenza clienti. Con tecniche di Natural Processing Language si ottimizzano i chatbot per semplificare il lavoro operatori: così l’intero settore finance possono semplificare illoro processo di supporto, i clienti ottengono un aiuto immediato e allo stesso tempo, gli operatori possono concentrarsi sui problemi più complicati risparmiando tempo.

5 - Pagamenti digitali

Se per i pagamenti digitali l’anno 2022 si chiude con un mese di passione, rappresentato dalle molteplici discussioni sul posizionamento a 60 euro della soglia di esenzione per l’utilizzo del Pos negli esercizi commerciali proposta dal Governo in sede di approvazione della legge di Bilancio (decisione poi rientrata a favore di una limitazione delle commissioni) e dell’innalzamento della soglia di utilizzo del contante a 5mila euro (confermata), rimane una tendenza alla crescita dell’utilizzo che non sarà inficiata dalle decisioni politiche.

Mancano ancora i dati ufficiali, ma il valore dei pagamenti digitali in Italia nel 2022 oscilla tra i 390 e i 405 miliardi di euro, in crescita di oltre l’11%. Una crescita che è spinta dai pagamenti digitali contactless e da quelli effettuati con smartphone e dispositivi indossabili (wearable), che con una cifra attorno ai 15 miliardi di euro raddoppiano il valore del 2021. A fine anno i pagamenti elettronici dovrebbero aver superato la quota del 40% sul totale dello speso degli italiani.

La modalità di pagamento tramite carta contactless secondo gli analisti del Polimi si è confermata la preferita per i pagamenti in negozio e rappresenta oggi il 64% del totale transazioni digitali, percentuale che sale al 69% se consideriamo anche quelle via mobile, smartwatch e altri dispositivi NFC.

Quindi i trend che spingeranno i pagamenti digitali anche nel 2023 saranno ancora le carte contactless, i pagamenti tramite smartphone, e quelli con dispositivi indossabili, al netto di svincoli o limitazioni normative che potrebbero essere riproposte.
Le innovazioni del settore fintech potenzieranno la parte tecnologica, più ancora che quella organizzativa, per rendere sicuro, affidabile, istantaneo e integrato con l’esperienza di acquisto il momento del pagamento.

6 - Insurtech

Parte integrante del fintech, come il business delle assicurazioni è per le banche, l’insurtech (detto molto semplicemente: la digitalizzazione dell’assicurazione) ha compiuto un’accelerazione dopo la pandemia che non accenna ad affievolirsi, anzi, prosegue con più forza.

Si stima che a fine 2022 il settore insurtech italiano abbia richiamato 500 milioni di euro di investimenti, più del doppio dell’anno precedente, spinto dalla propensione al digitale del consumatore che oggi supera il 40%.
Ragione per cui le società insurtech nel 2023 avranno il modo di potenziare la propria offerta di prodotti e servizi a imprese, compagnie assicurative, broker e clienti privati, aumentando la loro efficienza.

Le tecnologie su cui agisce il settore insurtech sono le API (interfacce di programmazione delle applicazioni), le soluzioni di intelligenza artificiale, di analisi di Big data e di Internet of Things.

Nel 2023 l’embedded insurance sarà un fattore trainante per la crescita del mercato assicurativo, sia mondiale che italiano, che secondo l’Italian Insurtech Association raggiungerà un valore di 250 miliardi di euro entro il 2030.

Come nel caso dell’embedded finance, l’embedded insurance aumenterà il target dei consumatori, che acquisteranno polizze assicurative da enti terzi, migliorando la loro customer experience.

È dichiarato interesse delle compagnie evitare che nel mercato assicurativo si ripetano situazioni che in altri mercati hanno visto l’emergere di outsider digitali vincenti (per esempio, Booking nei viaggi o Spotify nel mercato musicale) pertanto investono in strumenti e competenze digitali. 

Comunque l’ingresso delle Big Tech sul mercato assicurativo viene visto positivamente, dato che si ritiene potrà contribuire all’innovazione, riducendo la distanza tra le compagnie assicurative e i consumatori, che sono sempre più digitali.

7 - Regtech

Sono in molti a pensare che il 2023 possa essere l’anno di consacrazione del Regtech. La Regulatory Technology, stando alla definizione dell’EBA, indica «le tecnologie che possono essere utilizzate dai partecipanti al mercato per seguire i requisiti normativi e di conformità in modo più efficace ed efficiente».

Il Regtech è fatto di prodotti e servizi tecnologici per le procedure di adeguamento, conformità, rispetto di norme, regolamenti, leggi e reportistica, che usano intelligenza artificiale e analytics per ottenere le risposte in tempo reale.

Un report di Klecha & Co stima un valore del settore Regtech a livello globale in oltre 55 miliardi di dollari entro il 2025 (e tenuto conto che ne valeva poco più di 6 nel 2020, la crescita attesa è notevole) mentre Deloitte prevede 6 miliardi di dollari di investimenti a livello globale per il 2023.

Il trend crescente del RegTech è generato dallo stesso mercato finanziario, per il quale la regolamentazione è estremamente importante e costosa, basti pensare che la direttiva MiFID II, ha assorbito miliardi di euro di investimenti per l’attuazione.
Quindi utilizzare soluzioni tecnologiche in grado di adeguarsi alle normative in perenne evoluzione, consentendo i controlli da parte delle autorità, diventa sempre più determinante.

Le tecnologie prevalentemente utilizzate dal Regtech sono i big data, l’intelligenza artificiale, il cloud computing e la blockchain.
L’accesso a big data e l’analisi con algoritmi consente di verificare in tempo reale l’aderenza normativa, effettuando report in maniera automatizzata, evitando errori umani. Le tecnologie Regtech sono utilizzate anche per il monitoraggio delle transazioni, la gestione del rischio, dell’identità e degli accessi.

8 - Lending as a service

La congiuntura economica e le necessità delle Pmi fanno del Lending as a service, ossia il prestito come servizio, un trend fintech per il 2023. Nato nel mondo americano e anglosassone, dove il ricorso al prestito è culturalmente più radicato, nel nostro Paese il Lending as a service (che è un sottoinsieme della embedded finance) ha ricevuto la spinta definitiva, ancora una volta, dalla pandemia.

Secondo Absolute Market Insights in termini di entrate, il mercato europeo dei prestiti come servizio che valeva poco più di 460 milioni di dollari nel 2018, dovrebbe sfiorare i 750 milioni di dollari entro il 2027 e secondo una recente indagine di ItaliaFintech l’associazione degli imprenditori fintech in Italia, dal 2020 al 2022 il numero di prestiti digitali alle Pmi è più che quadruplicato, superando 1,1 miliardi di euro di finanziamenti.

Il fatto è che chi deve erogare prestiti alle imprese ha bisogno di soluzioni flessibili, che consentano loro la facilitazione della domanda in digitale, l’acquisizione online dei clienti, l’acquisizione automatica dei documenti e la presa di decisione, ovviamente dopo una valutazione del rischio il più possibile automatizzata.

Il Lending as a service (che come fenomeno fintech rientra nell’ambito del Banking as a Service), fornisce agli istituti finanziari esattamente quella tecnologia di cui questi hanno bisogno, oltre a modelli di valutazione del rischio e supporto operativo che servono per offrire prestiti alle imprese attraverso una piattaforma di terze parti.

La digitalizzazione delle imprese è dunque la benzina che fa correre il motore del Lending as a service: man mano che le piccole imprese gestiscono le loro operazioni quotidiane su piattaforme software in cui collegano i propri dati contabili, si costituisce il profilo dell’azienda.

Gli istituti finanziari che tramite le soluzioni delle società fintech hanno accesso a questi dati possono utilizzarli per approvare alle aziende i prestiti più velocemente e a tassi migliori di quanto sarebbe possibile seguendo una domanda di prestito tradizionale. 

9 - Beni rifugio digitali

Il 2023 sancirà il taglio del nastro per un nuovo settore del mercato fintech, quello della gestione dei beni rifugio digitali. Aggregato perché sarà la crasi di ciò che è bene digitale con ciò che tradizionalmente è conosciuto come bene rifugio fisico.

Ciò che ne fa un trend da seguire nel 2023 è il fatto che in un momento in cui i mercati finanziari hanno registrato perdite sostanziali, gli investitori privati sono alla ricerca di investimenti coerenti e sicuri a lungo termine.

La questione da chiarire è se gli asset digitali possono essere la risposta o se patiranno la volatilità di sempre. Si assiste così alla crescita parallela di due fenomeni che però hanno dato segnali di volersi incrociare.

Da un lato c’è il costante aumento di utenti e di interessi verso gli NFT, i token e in genere gli asset basati sulla blockchain, come oggetti di investimento.
Dall’altro si registra il ritorno sulla scena dei classici beni rifugio: oro, diamanti, orologi, opere d’arte->article82013].

Il settore fintech si sta chiedendo come intrecciare queste due esigenze e stanno già arrivando le prime proposte, come per esempio quelle per la gestione in digitale, tramite app, degli investimenti in oro, con annessi servizi di tesoreria.

Sono molti nel mondo fintech a ritenere quello dei beni rifugio digitali uno dei macro trend per i prossimi anni e anche a pensare che il primo che darà la soluzione giusta ai temi della conformità del modello di business con l’esperienza dell’utente, facendo funzionare in modo corretto il bene rifugio digitale sarà probabilmente il leader di questo mercato.

10 - Blockchain e criptovalute

Decimo, ma non ultimo trend fintech per il 2023 è quello che riguarda le criptovalute e le soluzioni tecnologiche decentralizzate che ruotano attorno alla blockchain. Il 2022 si chiude forse nel peggiore dei modi per le criptovalute, sotto il peso del fallimento di Ftx, delle tensioni di tutto il mercato, specie sul fronte degli exchange, che conclude un anno che ha visto il crollo della quotazione di Bitcoin e di Ethereum una costante.

La sfida del 2023 per le criptovalute, e per estensione anche per il settore fintech che sviluppa le soluzioni decentralizzate le ha ben identificate proprio il creatore di Ethereum, quel Vitalik Buterin che da molti è ormai visto come il volto credibile di un mercato ballerino come quello crypto, una sorta di «vecchio» saggio (e anche l’unico, data l’impalpabilità di Satoshi Nakamoto, creatore di Bitcoin).

Per Buterin a partire dal 2023 bisognerà migliorare i wallet per rendere le criptovalute usabili anche dai non esperti, creare una stablecoin globale, per tutti, in grado di resistere all’inflazione e poi svincolarsi dalla morsa delle Big Tech per quanto riguarda i sistemi di login alla rete.
In questo scenario la blockchain, al pari delle Dao (Decentralized Autonomous Organization) hanno un grande futuro.

La blockchain continua ad avere la capacità di cambiare totalmente il volto delle transazioni finanziarie in tutto il mondo, non foss’altro per l’impiego che ha in Cina e USA, e secondo Idc il settore bancario con il 30% domina il comparto blockchain per impieghi. Ma per PwC il 2025 sarà il punto di svolta in cui le tecnologie blockchain saranno adottate su larga scala nelle economie di tutto il mondo.

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