Esclusione dall’eredità per uno o più parenti: quando è possibile e come fare

Ilena D’Errico

1 Febbraio 2023 - 20:50

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Un figlio che ha lasciato solo il genitore anziano, un fratello che si è comportato male... In certi casi si desidera escludere alcuni parenti dall’eredità: ecco quando è possibile e come fare.

Esclusione dall’eredità per uno o più parenti: quando è possibile e come fare

La divisione dei beni in funzione dell’eredità è un aspetto molto delicato, a prescindere dall’entità del patrimonio. Quando si redige il testamento, è infatti inevitabile tirare le somme e valutare il comportamento avuto dalle persone vicine. Ecco perché a volte si desidera escludere alcuni parenti dall’eredità, magari perché considerati immeritevoli. Un atto apparentemente così semplice, richiede in realtà il rispetto di alcuni limiti e misure. Nonostante possa sembrare ingiusto, infatti, talvolta non si può escludere alcuni eredi dal testamento. Ovviamente ci sono delle ragioni ben precise dietro questo principio, vediamo quindi quando invece è possibile e come si può fare.

Escludere dal testamento: quando si può e come fare

Il testamento è un documento piuttosto importante, ecco perché nel scriverlo bisogna attenersi ad alcune regole. In ogni caso, si tratta sempre di un atto libero. Questo vuol dire che ogni persona ha la piena facoltà di decidere il contenuto del testamento, il quale viene sempre applicato in fase di successione. Allo stesso tempo, se il testamento viola la legge può essere impugnato dagli eredi, e di conseguenza ripristinato allo stato ammesso dal Codice civile.

In particolare, non è possibile diseredare gli eredi legittimari (il coniuge, i figli e i genitori). Questi eredi hanno infatti diritto per legge alla quota di legittima, calcolata in precise proporzioni, che non può essere negata loro, e difatti viene rispettata anche nella successione in assenza di testamento. Semplificando, è possibile escludere un erede legittimo dal testamento, ma bisogna sapere che l’erede avrà la facoltà di impugnare il testamento e ottenere la restituzione della legittima. In tal proposito, è importante sottolineare che non è ammissibile la rinuncia all’azione di legittima esercitata prima della morte del testatore. Di conseguenza, se anche gli eredi legittimari dovessero acconsentire all’esclusione dell’eredità con un patto, quest’ultimo non avrebbe comunque alcun valore vincolante.

Allo stesso tempo, poiché gli eredi legittimari hanno diritto a una specifica porzione del patrimonio e non al totale, è possibile escluderli per quanto riguarda la quota disponibile. Eseguire questa operazione, tuttavia, ha senso soltanto se non esistono altri eredi. In ogni caso, la quota disponibile può essere semplicemente indirizzata verso chiunque si preferisca, perciò specificare l’esclusione degli altri eredi sarebbe superfluo.

Parimenti a quanto osservato per l’esclusione dalla quota disponibile, anche escludere una persona estranea (perlomeno rispetto ai legami rilevanti per il Codice civile in tema di successione) sarebbe inutile. Le persone non presenti nella lista, infatti, non rientrano nella successione ereditaria se non per precisa volontà del defunto.

Per quanto riguarda, invece, gli altri eredi è possibile procedere all’esclusione dall’eredità in tutta semplicità. L’importante è che la dicitura venga inserita nel testamento in modo chiaro e inequivocabile. Non è necessaria una particolare formalità, purché sia evidente la volontà di escludere dall’eredità una o più persone definite. In tal proposito non è obbligatorio inserire la motivazione.

L’azione di indegnità: diseredare figli, coniuge e genitori

L’essenza della quota di legittima è da ricercarsi nella tutela degli interessi delle parti coinvolte, non solo degli eredi ma anche del defunto, soprattutto se non vi è un testamento ed è necessario provvedere a una divisione il più possibile giusta. Allo stesso tempo, esistono alcuni casi particolari nei quali anche gli eredi legittimari possono essere esclusi dall’eredità. Si tratta di fatti molto gravi compiuti dall’erede contro il defunto o i suoi congiunti, i quali possono dar luogo a una sanzione di indegnità.

L’indegnità deve essere stabilita da un giudice nella sentenza dell’apposito procedimento civile, perciò in questo caso il testamento è pressoché irrilevante, a meno che si desideri reintegrare l’erede, caso in cui è sufficiente esprimere questa volontà nel testamento successivo alla sentenza di indegnità.

È bene sapere che l’indegnità è una sanzione civilistica molto grave, che corrisponde a una serie di illeciti ben determinati, relativi in particolare alle minacce all’integrità fisica e morale del defunto e alla compromissione della volontà per il testamento. Per questo motivo, prima di avviare un’azione di indegnità bisogna verificare che le colpe degli eredi siano presenti nell’articolo 463 del Codice civile, il quale stabilisce chi non può ereditare. Molti comportamenti che socialmente sono considerati poco etici e riprovevoli non sono necessariamente rilevanti per il diritto. L’azione di indegnità può comunque essere promossa personalmente, oppure dopo la morte dai soggetti subordinati al presunto indegno nella linea di successione.

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