Erede con debiti, rischi e conseguenze per il patrimonio ereditato

Ilena D’Errico

22 Gennaio 2023 - 22:04

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Cosa succede quando un erede ha debiti? Le conseguenze sul patrimonio ereditato esistono anche per gli altri eredi. Ecco di che si tratta e quali sono i mezzi di tutela.

Erede con debiti, rischi e conseguenze per il patrimonio ereditato

Spesso ci si chiede quali siano i rischi correlati all’eredità nel caso in cui il defunto aveva debiti. Nonostante non ci si pensi spesso, esiste anche una situazione opposta che incide sull’eredità, cioè il caso in cui è uno degli eredi ad avere debiti. Potenzialmente, questo quadro è molto più pericoloso, perché porta a spiacevoli conseguenze anche per gli eredi che non c’entrano nulla. Bisogna dunque conoscere con precisione quali sono le azioni esperibili dai creditori verso il patrimonio ereditario, e soprattutto come possono riflettersi sugli altri eredi.

Erede con debiti: i rischi sul patrimonio ereditato

Ovviamente, il patrimonio personale dell’erede può essere attaccato per la riscossione dei debiti. Ciò che molti non sanno, però, è che può esserlo anche la sua quota ereditaria. Il Codice civile, infatti, stabilisce che il debitore deve rispondere dei debiti con il suo patrimonio presente e futuro, includendo così anche il lascito ereditario. Nella situazione più semplice, ognuno degli eredi riceve una somma di denaro o dei beni divisi singolarmente. In questo caso, le conseguenze per gli altri eredi sono pressoché nulle. Nonostante questa eventualità sia possibile sulla carta, è evidente che si tratta di una circostanza piuttosto remota. Nella maggior parte dei casi, infatti, i beni diventano di comproprietà di più eredi. Questo rappresenta l’aspetto più preoccupante in caso di debiti di un erede, in quanto potrebbero rimetterci anche gli altri.

Le conseguenze dei debiti per gli altri eredi

Il creditore ha la facoltà di agire anche su un immobile in comproprietà, al fine di pignorare la quota in possesso dell’erede debitore. Questo, peraltro, può avvenire anche se non c’è stata alcuna divisione fra gli eredi, dunque con conseguenze per gli altri proprietari. È infatti evidente che in seguito al pignoramento, l’immobile deve essere venduto affinché il creditore possa essere soddisfatto. Ciò non vuol dire che il creditore possa ottenere la riparazione del debito utilizzando la quota degli altri eredi, ma potrà ottenere esclusivamente il ricavato della vendita corrispondente alla quota del debitore. Il resto del profitto, invece, deve essere ripartito fra gli eredi a seconda della quota di appartenenza, così che venga rispettata la divisione ereditaria. Allo stesso tempo la procedura presenta comunque risvolti negativi per i comproprietari, che devono attendere la vendita all’asta dell’immobile prima di rientrare in possesso della loro quota e, in ogni caso, essere privati del bene.

Un meccanismo piuttosto simile si presenta anche con l’ipoteca, con rischi ancora più pesanti per gli altri eredi. Nel dettaglio, l’Agenzia delle entrate – riscossione può procedere all’ipoteca dell’immobile anche su minime quote di proprietà. Non solo questo coinvolge tutti i proprietari, ma gli altri non vengono a conoscenza dell’ipoteca a meno che avvertiti dal debitore o in seguito a controlli specifici. Le conseguenze più lievi si presentano quando il debito è di valore inferiore alla quota dell’erede debitore, in quanto debito può essere risanato senza ulteriori svantaggi per gli altri eredi. L’eventualità più grave è invece quella in cui il debito è più consistente rispetto alla quota del debitore. In quest’ultimo caso, infatti, l’Agenzia delle entrate esige comunque il pagamento intero, al fine di chiudere la parte del fascicolo debitorio garantita dall’ipoteca.

Come possono difendersi gli eredi non debitori

Come possono fare quindi gli eredi a tutelarsi, senza dover compromettere la propria quota per i debiti di un altro erede? Esistono diverse possibilità, a seconda delle tempistiche in cui si presenta il problema.

  • Divisione, ove possibile, dei beni ereditari per limitare il pignoramento alla parte del debitore. Si tratta di un’opzione più semplice per i terreni, ma molto complessa e talvolta impossibile per le case.
  • Richiedere la divisione con apposito giudizio, al fine di sospendere l’esecuzione forzata.
  • Chiedere la vendita della quota del debitore, anche con l’acquisto da parte degli altri eredi.
  • Vendere i beni e procedere alla divisone per quote.

La rinuncia all’eredità e l’esclusione del debitore nel testamento

Riguardo ai possibili rimedi, bisogna poi analizzare anche quelli che si sono manifestati durante simili casi giurisprudenziali. Uno di questi è la rinuncia dell’eredità da parte dell’erede debitore, così che i debiti non debbano gravare sugli altri eredi. In tal proposito, tuttavia, la rinuncia non deve essere eseguita in malafede, cioè con il preciso intento di eludere il debitore, magari con un accordo illecito con gli altri eredi. Il Codice civile, infatti, proprio per evitare queste azioni stabilisce che la rinuncia all’eredità non deve costituire un danno per il creditore. Altrimenti, gli altri eredi hanno la facoltà di accettare l’eredità in vece del rinunciante, ma soltanto al fine del pignoramento per il risanamento del debito entro 5 anni. Di conseguenza, il creditore può impugnare la rinuncia dell’erede debitore.

Diversa l’ipotesi in cui il testamento viola la quota di legittima proprio per impedire l’eredità al debitore. Rinunciare all’azione di riduzione della legittima, infatti, non è obbligatorio e il debitore può accettarla. La firma della rinuncia a questo tipo di azione, tuttavia, non è sempre ben vista dalla giurisprudenza. La corte d’appello di Napoli, ad esempio, ha concesso la revoca della rinuncia in virtù dell’azione revocatoria. La Cassazione è invece stata d’altro parere, e non ha permesso al debitore del caso affrontato di impugnare la rinuncia all’azione di legittima.

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