L’emergenza climatica e l’attivismo degli stati insulari del Commonwealth

Domenico Letizia

21 Febbraio 2022 - 10:54

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Riuscire a riscrivere un nuovo regime fiscale e finanziario collegato ai mutamenti climatici appare una tematica cruciale per gli stati insulari.

L’emergenza climatica e l’attivismo degli stati insulari del Commonwealth

L’emergenza climatica rischia di far scomparire moltissimi stati insulari in via di sviluppo. Riuscire a riscrivere un nuovo regime fiscale e finanziario collegato ai mutamenti climatici è una tematica cruciale per i piccoli e vulnerabili stati aderenti al Commonwealth delle Nazioni. Moltissime le isole che prevedono difficoltà nell’immediato futuro a causa del riscaldamento globale, inclusa la preoccupante crescita dell’intensità degli uragani, dei cicloni e delle inondazioni.

Riscrivere le politiche finanziarie, adattandole alle condizioni climatiche, offre ai piccoli stati insulari una protezione fiscale e un pacchetto di aiuti importanti in caso di minacce ambientali e mutamenti economici frutto dell’emergenza climatica.

Il 15 febbraio si è svolta una interessante conferenza online, organizzata dal Commonwealth delle Nazioni, che ha visto il protagonismo di numerosi politici ed esperti degli stati insulari. Presenti ai lavori, il politico e già Primo Ministro di Tavalu Kausea Natano, l’onorevole delle Maldive Mohamed Nasheed, l’inviato speciale per i cambiamenti climatici delle Maldive, l’ ambasciatore Ibrahim Noordeen e James Fletcher, già Ministro dei servizi pubblici, dello sviluppo sostenibile, dell’energia e della tecnologia di Santa Lucia. I piccoli stati insulari aderenti al Commonwealth hanno rilanciato la necessità di cooperazione internazionale e finanziaria per affrontare i problemi legati all’adattamento climatico che singolarmente non possono sostenere.

L’ironia geopolitica, emersa durante i lavori, lega i grandi stati del Commonwealth ai piccoli, attraverso intrecci economici e turistici che hanno consentito alle grandi potenze di appropriarsi di energia, materie prime, servizi e produrre elevati tassi di inquinamento a discapito proprio dei piccoli stati insulari.

La richiesta di rivedere le politiche sugli idrocarburi e sullo sfruttamento energetico proviene proprio dalle isole che, attraverso la cooperazione scientifica e finanziaria, vorrebbero avviare sperimentazioni di diversificazione energetica per ottimizzare le risorse del mare, l’energia delle onde marine e le potenzialità delle energie rinnovabili.

Nonostante l’urgenza dei fenomeni climatici, il risarcimento finanziario per le perdite economiche e i danni ambientali subiti resta una questione molto dibattuta all’interno del Commonwealth che punta a rivedere le proprie visioni finanziarie per fornire nuove opportunità di crescita e accesso ai finanziamenti alle imprese e ai cittadini delle isole.

La richiesta di riforme unisce i vari Stati insulari nell’evidenziare l’importanza di cancellare il debito nazionale nei confronti delle grandi potenze e istituire un organismo giuridico e commerciale transnazionale che possa intervenire con efficacia nel condannare al risarcimento quelle realtà statuali che attraverso la propria attività economica, industriale ed energetica generano danni ambientali e climatici a discapito delle piccole isole e degli oceani del nostro pianeta.

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