Una commissione del Parlamento europeo ha dato il via libera per procedere con la definizione di un wallet digitale di identità valido in tutta Europa per accedere ai servizi pubblici
È da quando è iniziata la pandemia che in Europa è allo studio il tema del wallet digitale, sulla spinta della fornitura generalizzata di servizi pubblici e privati in digitale.
In tutta Europa le banche, fornitori di servizi di comunicazione elettronica e società di servizi pubblici, raccolgono già dati relativi alle identità dei cittadini e, agiscono come fornitori di identità verificati. In Italia, per esempio, ci sono varie autorità di certificazione che attribuiscono lo Spid.
Ma accade anche che le soluzioni di wallet digitale esistenti siano collegate a soluzioni di pagamento (in genere gestite da multinazionali tech) che consentono agli utenti di archiviare e collegare i dati in un unico ambiente sui propri smartphone.
È questa facilitazione, o scorciatoia per alcuni, che ha attirato l’attenzione critica della Commissione europea, per la quale si tratta sì di una comodità, ma che comporta la perdita del controllo sui dati personali.
Secondo Bruxelles, insomma, queste soluzioni sono scollegate da un’identità fisica verificata, circostanza che agevola le frodi e le minacce alla sicurezza informatica.
È dal 2021 che si parla di creare un nuovo quadro per la gestione dell’identità digitale, capace di fornire ai cittadini europei l’accesso digitale ai servizi pubblici, in modo slegato dall’aspetto finanziario. Si tratta, insomma, di fornire un wallet digitale “di cittadinanza”.
Wallet digitale europeo per l’identità: il passo avanti
La Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento Europeo si è espressa a netta maggioranza a favore della proposta di aggiornamento del quadro europeo per l’identità digitale (eID).
Il fine ultimo della proposta è riuscire a varare una nuova identità elettronica, per consentire ai cittadini di identificarsi e autenticarsi online tramite un wallet di identità digitale europeo, senza per questo dover ricorrere a fornitori commerciali, come avviene oggi.
Secondo le intenzioni della Commissione europea, che lo ha proposto, e con l’avallo preliminare del Parlamento europeo (la Commissione Itre fa questo: esamina le proposte, le pre-lavora, per portarle all’attenzione del parlamento nella sua interezza, che le deve discutere e votare) il wallet digitale europeo è pensato per dare agli utenti il pieno controllo dei propri dati e consentirebbe loro di decidere quali informazioni condividere e con chi.
Wallet digitale europeo: sarà volontario
I parlamentari europei hanno proposto di rendere il wallet europeo di identità digitale uno strumento in grado anche di leggere e verificare documenti elettronici e consentire interazioni peer-to-peer.
Per far sì che questo avvenga bisogna rafforzare la privacy e la sicurezza informatica, e predisporsi per registrare tutte le transazioni in modo da garantire che le terze parti siano ritenute responsabili.
Fondamentale è dire che l’utilizzo del portafoglio UE sarà sempre volontario: i cittadini che sceglieranno di non adottarlo non dovranno essere trattati in modo diverso da quelli che lo fanno.
Il disegno di legge include anche disposizioni per richiedere, ottenere, archiviare, combinare e utilizzare in modo sicuro i dati di identificazione personale e i certificati elettronici che possono essere utilizzati per l’autenticazione online e offline e per accedere a beni e servizi pubblici e privati.
Secondo l’ungherese Romana Jerkovic, relatrice del testo della Commissione Itre (relatore ombra è l’italiano Paolo Borchia), l’UE vuole diventare la prima area globale con un sistema di identità digitali affidabili e il wallet digitale dovrà essere l’unico strumento che consente ai cittadini il pieno controllo dei propri dati, facendo loro decidere quali informazioni condividere, con chi e quando: dai dati sociali a quelli finanziari, dai dati sanitari a quelli professionali.
Wallet digitale europeo: cosa accadrà adesso
Sempre a larga maggioranza, con 57 voti favorevoli, 7 contrari e 3 astenuti, la Commissione Itre ha anche dato il via libera all’avvio di un negoziato fra le istituzioni europee, il cosiddetto trilogo, decisione che dovrà ricevere approvazione formale durante la sessione plenaria del Parlamento europeo del 13-16 marzo.
Dopodichè potrà avviarsi il confronto a tre (Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio UE) che richiederà molto tempo.
Il testo del regolamento che ne scaturirà tornerà al voto del Parlamento europeo per essere discusso e ricevere l’approvazione definitiva.
Fanno parte della Commissione Itre gli italiani Patrizia Toia, Beatrice Covassi, Isabella Tovaglieri, Matteo Adinolfi, Paolo Borchia, Ignazio Corrao, Nicola Danti, Aldo Patriciello, e come sostituti Tiziana Comincia, Francesca Donato, Gianna Gancia, Elena Lizzi, Lara Comi, Angelo Ciocca, Salvatore De Meo, Pietro Fiocchi, Matteo Gazini e Massimiliano Salini.
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