Cos’è il “cuneo fiscale” e perché si pensa di ridurlo in modo strutturale?

Nadia Pascale

26 Maggio 2023 - 14:28

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Cos’è il cuneo fiscale? L’argomento è al centro del dibattito sulla riforma fiscale allo studio. Scopriamo perché è importante ridurloper imprese e lavoratori.

Cos’è il “cuneo fiscale” e perché si pensa di ridurlo in modo strutturale?

Il tema del taglio del cuneo fiscale rientra periodicamente nel dibattito politico, se ne parla da tempo, è stato al centro del legge di delega per la riforma fiscale del precedente Governo Conte poi accantonata, ed è al centro del dibattito oggi, cioè nel momento in cui si sta delineando la nuova riforma fiscale e si sta pensando di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale che attualmente arriva massimo al 7%.

Facciamo un sunto di cosa è successo negli anni per capire meglio.

Ecco i vari provvedimenti che hanno inciso sul cuneo fiscale, sebbene in maniera non strutturale:

  • la legge 234 del 2021 ha introdotto un taglio del cuneo fiscale dello 0.8% per i redditi fino a 35.000 euro;
  • il decreto legge 115 del 2022, anche conosciuto come decreto Aiuti Bis, ha invece provveduto a un ulteriore taglio dell’1,2%;
  • la legge di bilancio 2023 ha provveduto a un taglio dell’1% per i redditi fino a 25.000 euro;
  • con il decreto Lavoro approvato il giorno 11 aprile 2023 si è provveduto a un ulteriore taglio del cuneo fiscale con validità dal mese di luglio 2023 fino al mese di dicembre dello stesso anno, esclusa però la tredicesima mensilità. Il nuovo taglio è dal 3% al 7% per i redditi fino a 25.000 euro e dal 2% al 6% per i redditi compresi tra 25.001 euro e 35.000 euro.

Secondo le stime fatte, con il nuovo taglio i lavoratori dovrebbero percepire in busta paga un importo massimo in più di 100 euro.
Tutte le misure che ora abbiamo visto non sono strutturali, ma sono temporanee, l’obiettivo dichiarato dal Governo è rendere il taglio del cuneo fiscale strutturale e la soluzione definitiva potrebbe arrivare con la Riforma Fiscale.

A sostenere la necessità di un taglio del cuneo fiscale strutturale sono alcuni sindacati e Confindustria. Secondo l’associazione degli industriali occorre rilanciare le imprese e l’occupazione, bisogna far sì che l’Italia torni ad essere “una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, come recita l’art.1 della nostra Costituzione, per fare ciò l’abbassamento del cuneo fiscale deve essere una priorità dell’Esecutivo.

Per capire meglio cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi, cercheremo ora di capire cos’è esattamente il cuneo fiscale e perché ridurlo drasticamente può aiutare non solo i lavoratori ad avere una maggiore disponibilità economica, ma anche i datori di lavoro o meglio le imprese che possono vantare maggiore liquidità da dirottare n investimenti.

Cuneo fiscale: cos’è?

Per cuneo fiscale s’intende la somma delle imposte (dirette, indirette, contributi previdenziali) che pesano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia per quanto riguarda i dipendenti e i liberi professionisti.

Andando al sodo, il cuneo fiscale non è altro che la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta incassata dai dipendenti espressa in percentuale.

Le componenti del cuneo fiscale sono principalmente 3:

  • imposte personali sul reddito a carico del lavoratore, incassate dallo stato centrale o dalle amministrazioni locali (Irpef, addizionali regionali e comunali);
  • contributi previdenziali a carico del lavoratore, si tratta dei contributi pensionistici obbligatori incassati dall’INPS, detratti in busta paga dallo stipendio lordo ricevuto dal lavoratore;
  • contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, a differenza dei precedenti non rientrano nel calcolo dello stipendio lordo dei lavoratori.

Vedremo a breve quanto incide ciascuna delle tre componenti ora viste.

Cos’è il Cuneo fiscale? La situazione italiana. Differenza tra stipendio netto, stipendio lordo e costo azienda

Per quanto riguarda l’Italia, per fare il punto della situazione occorre fare riferimento ai più recenti dati forniti dall’Istat.
Per il 2021 per un lavoratore dipendente con uno stipendio lordo medio, il cuneo era del 46,5%, contro una media del 41,4 per cento nell’area euro. Vedremo a breve perché è importante avere come riferimento anche la tassazione del lavoro negli altri Paesi.

Nonostante il dato appaia allarmante, è stato addirittura in calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente, cioè il 2020.

Per il 2022 con il taglio dell’Irpef e con l’introduzione dell’Assegno Unico e Universale vi è stato un primo ribasso. In particolare secondo i dati forniti dall’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani che attualmente ancora non sono definitivi, il cuneo fiscale nel 2022 passa:

  • dal 41,2 per cento al 38,6 per i lavoratori con il 67 per cento del reddito medio;
  • dal 37,9 al 35,4 per le famiglie con un solo reddito pari al reddito medio;
  • dal 40,9 al 39,2 per cento per le famiglie con due redditi, uno medio e uno medio-basso.

Il costo del lavoro, che è dato dalla somma delle retribuzioni lorde dei lavoratori e dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro, dal 2006 al 2020 mostra un andamento crescente segnato dalla riforma delle aliquote fiscali e contributive nel 2007, a cui è seguito un costante incremento del carico contributivo e delle imposte soprattutto per la crescita delle addizionali regionali e comunali. Il cambio di passo come anticipato si avverte a partire dal 2021 e dovrebbe consolidarsi nel 2022 e 2023. Per il 2024 il risultato dipenderà dalla riforma fiscale in procinto di essere approvata.

Facendo i dovuti calcoli emerge che nel 2021 un datore di lavoro per un lavoratore con stipendio lordo medio di 34.032 euro annui, ha in totale versato 44.779 euro. Di questi importi il lavoratore ha percepito un netto di 23.948 euro, mentre il cuneo è costato 20.831 così suddiviso:

  • i contributi a carico del datore di lavoro rappresentano il 24% del cuneo fiscale e sono pari a 10.747 euro;
  • i contributi a carico del lavoratore sono il 22,5% del cuneo fiscale pari a 10.084 euro;
  • l’Irpef rappresenta il 15,3%;
  • il 7,2% invece sono ulteriori contributi sociali.

Secondo i calcoli, un lavoratore che nel 2022 ha percepito 1.842 euro al mese, per 13 mensilità è costato in realtà 3.444 euro al mese al datore di lavoro.

Cuneo fiscale: differenze tra famiglie e single

Altri dati molto interessanti sono quelli di uno studio Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) aggiornato al 2021. Questi rilevano che nel 2021 l’Italia nell’area euro è il 5° Paese per livello del cuneo fiscale. Prima dell’Italia ci sono Belgio, Germania, Austria e Francia.

Le cose vanno un po’ meglio per le famiglie, infatti nel 2021 il cuneo fiscale per lavoratori sposati con due figli, con stipendio medio, appartenenti a nucleo familiare monoreddito è del 37,9%.
In caso di famiglia bi-reddito il cuneo fiscale sale al 40,9%.
Questo implica che le famiglie sono già favorite rispetto ai lavoratori single che scontano un cuneo fiscale pari al 54,7%.

Cuneo fiscale, differenze Nord-Sud, uomini-donne

Differenze tra percentuale di cuneo fiscale vi sono anche tra Nord e Sud, infatti la percentuale dipende in parte anche dal livello delle addizionali che in genere al Nord sono più elevate.

A ciò si aggiunge che al Nord vi sono anche i redditi più elevati e di conseguenza che scontano un minore taglio del cuneo fiscale. Per i cittadini del Nord-Ovest rappresenta il 46,8%, per i lavoratori del Centro Italia 46,2% e per i lavoratori del Sud e Isole 43,6%.
Persiste, purtroppo, anche il gender gap, infatti il cuneo fiscale per le donne è il 44% e per gli uomini il 46,8%. Non si tratta di un vantaggio per le donne, ma il segno di una retribuzione più bassa.

Secondo l’ultimo rapporto disponibile redatto Taxing Wages, il rapporto annuale che mette a confronto le tasse a carico di imprese e lavoratori in 35 Paesi Ocse, il cuneo fiscale aumenta all’aumentare del reddito, per i dirigenti arriva a coprire il 54% del costo del lavoro.
Inoltre è più elevato per chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato (46,6% contro i 41,7% di chi ha un contratto temporaneo)

Perché è importante tagliare il cuneo fiscale?

I dati sul cuneo fiscale diventano importanti anche leggendoli in prospettiva globale, cioè facendo riferimento ai costi sostenuti nei Paesi competitori per il lavoro. Appare evidente che i Paesi dove il lavoro costa meno e il lavoratore riesce ad ottenere uno stipendio netto più elevato. a cui corrispondono condizioni di vita migliori, rappresentano una maggiore attrazione per imprese e per lavoratori.

Ne deriva che un taglio del costo del lavoro rappresenta un modo per aumentare la competitività delle aziende italiane che possono liberarsi della zavorra dei costi elevati e puntare su investimenti in macchinari, formazione e attrarre capitali.
Leggendo questi dati appare chiaro come delle misure volte a ridurre il cuneo fiscale possano essere molto importanti per il Paese.

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