Covid, ecco perché alcuni non si contagiano: la spiegazione degli esperti

Claudia Mustillo

29 Agosto 2022 - 15:24

condividi

Il numero dei contagi da Covid-19 nel mondo e in Italia continua a crescere eppure c’è chi non si è mai contagiato. Tra le ipotesi anche l’interferenza virale: cos’è e come funziona.

Covid, ecco perché alcuni non si contagiano: la spiegazione degli esperti

Continua la diffusione dei contagi Covid-19, in Italia e nel mondo, ma nonostante la grande e vasta diffusione del virus c’è chi ancora non è mai stato contagiato. Gli scienziati hanno offerto diverse ipotesi per spiegare questa capacità di alcuni soggetti, tra queste c’è l’interferenza virale.

L’interferenza virale, come spiega Aureliano Stingi su La Repubblica, è «l’inibizione alla crescita di un virus causata da un’infezione precedente». Si tratta di un fenomeno che non è ancora molto conosciuto e compreso ma che potrebbe spiegare perché, per esempio, un soggetto guarito dal raffreddore ha meno probabilità di contrarre l’influenza e viceversa.

Come funziona l’interferenza virale?

Il sistema immunitario è costituito, spiega sempre il biologo molecolare che collabora con l’Oms, da diversi livelli: immunità umorale, immunità cellulo-mediata e immunità innata.

Le diverse varianti del Covid-19 hanno spinto l’attenzione verso gli anticorpi specifici, ossia quelli che il nostro organismo sviluppa per contrastarle, e la loro importanza. A contrastare il virus, però, non ci sono solo gli anticorpi ma anche i Linfociti T che impediscono la malattia severa e in generale cercano di minimizzare i danni del virus.

C’è un livello del sistema immunitario, quello innato, di cui raramente si parla ma che è fondamentale perché «comprende una serie di cellule e mediatori che vengono attivati subito dopo l’infezione e preparano il corpo a combattere contro l’infezione».

L’interferenza virale può proteggere dal Covid-19?

Nel 2021 alcuni ricercatori hanno tentato di infettare delle cellule respiratorie umane con diversi virus per studiarne le dinamiche di infezione, da questo studio è emerso che un’infezione con un virus respiratorio (il classico raffreddore) può inibire la crescita del Covid-19, questo perché con l’infezione virale - anche da raffreddore - viene attivata la produzione di interferone che crea un ambiente sfavorevole alla riproduzione dei virus essendo un antivirale generico.

In particolare gli studi hanno dimostrato come l’interferone sia in grado di inibire la replicazione dei virus all’interno delle cellule infette, impedire la diffusione virale ad altre cellule e rafforzare l’attività delle cellule preposte alle difese immunitarie, come i linfociti T e i macrofagi.

Chi è appena guarito dal raffreddore potrebbe essere protetto da una nuova infezione causata dal Sars-Cov2, proprio grazie all’interferone che non permette al virus di crescere. Il fenomeno dell’interferenza virale sembrerebbe confermato anche nei dati, come spiega Aureliano Stingi su La Repubblica: «Se rappresentiamo sullo stesso grafico l’incidenza di raffreddore e di Sars-CoV2 possiamo facilmente osservare un’anti-correlazione ovvero dove Sars-CoV2 sale il raffreddore scende e viceversa. Ovviamente questa potrebbe essere una correlazione spuria cioè casuale e non causale ma gli esperimenti prima descritti ci fanno propendere per la seconda».

Argomenti

Iscriviti a Money.it