Cosa succede se tassi e inflazione non saliranno come ci si aspettava?

Roberto Donzelli

14/08/2021

17/09/2021 - 11:09

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Tutti si aspettavano un rialzo continuo di inflazione e tassi di interesse. Ma negli ultimi mesi i rendimenti hanno iniziato un andamento molto diverso

Cosa succede se tassi e inflazione non saliranno come ci si aspettava?

Non c’è dubbio che il mantra di fine 2020 e di questo 2021 sia stato quello di un’inflazione rapidamente in crescita, che secondo logica avrebbe dovuto portare a un contestuale rialzo dei rendimenti obbligazionari.

Questo scenario, comunque, ha iniziato a scricchiolare un po’ negli ultimi mesi, nel senso che le cose non sono andate proprio come previsto.

Come mai? Analizziamo la situazione a partire dall’inflazione.

Prezzi in crescita oggi, ma domani?

L’inflazione è effettivamente aumentata. Prima del 2021, l’inflazione USA aveva fatto, nell’ultimo quinquennio, un picco nel 2018 a +2,7%. Un altro picco un po’ più basso c’era stato a gennaio 2020, prima del Covid, con una rilevazione a +2,50%. Dopo il Covid l’inflazione è crollata, toccando quasi lo zero a maggio 2020.

Ebbene, a fronte di questi numeri, si pensi che le ultime rilevazioni hanno indicato un indice dei prezzi in crescita di oltre il 5%. In Europa le cose non sono andate molto diversamente.

La crescita dei prezzi è proprio ciò che tutti si aspettavano. In fondo, le iniezioni di liquidità delle Banche Centrali, l’aumento dei deficit pubblici per sostenere la ripresa e, per contro, un calo della produzione per via delle misure anti-Covid presenti un po’ ovunque, non possono che creare uno «sbilancio» nel rapporto tra domanda e offerta di beni e servizi. La conseguenza è una tensione sui prezzi.

I tassi di interesse non sono «esplosi» come ci si aspettava

Secondo «l’ortodossia» economica e finanziaria, se i prezzi salgono anche i tassi devono salire. D’altronde, chi investe in reddito fisso rinuncia al consumo attuale per un maggior consumo futuro. Ma il consumo futuro, per essere maggiore, richiede che il rendimento dell’investimento sia superiore all’aumento dei prezzi. Da qui l’equazione prezzi più alti = tassi più alti.

E anche qui sia chiaro, un aumento dei tassi c’è effettivamente stato. Restando solo al 2021 e guardando i bond USA, vediamo che il rendimento del decennale è passato dallo 0,90% circa di dicembre fino all’1,70% circa di aprile.

La sorpresa è arrivata da aprile in avanti, quando lo stesso decennale ha visto i rendimenti scendere fino all’attuale 1,30% circa.

In modo particolare sono due gli aspetti che vanno considerati in questa situazione: in primo luogo, non c’è stata affatto l’impennata dei rendimenti che ci si aspettava e dalla primavera è addirittura iniziata una decisa inversione di tendenza; in secondo luogo, l’aumento dei rendimenti è stato del tutto insufficiente a coprire il rialzo dell’inflazione e oggi tanto in USA quanto in Europa siamo chiaramente in una situazione di tassi reali negativi.

Tassi e inflazione, mettiamo tutto insieme

Ma come mai si sta verificando questo andamento differenziato tra tassi e inflazione?

Purtroppo economia e mercati quasi mai sono chiari. O meglio, spesso lo diventano con il senno del poi, ma prevedere le cose è esercizio estremamente difficile. Però possiamo fare alcune ipotesi.

Essenzialmente, gli «esperti» indicano due aspetti rilevanti su questa situazione.

Il primo è che l’azione delle Banche Centrali sta, di fatto, manipolando i mercati, rendendo i tassi di interesse artificiosamente bassi. Per gli operatori di mercato che avevano preso posizione verso un aumento dei rendimenti è diventato sempre più difficile «resistere» contro questa ingerenza. Di conseguenza, hanno progressivamente chiuso le posizioni comprando bond per ricoprirsi, facendo aumentare la domanda e i prezzi dei titoli e, di conseguenza, ridurre i rendimenti.

Il secondo aspetto è che l’inflazione è vero che è in rialzo, ma per molti osservatori la cosa è temporanea. Si tratta di una situazione legata al «boom» post-Covid. Dopo il surriscaldamento iniziale, l’economia inizierà progressivamente a stabilizzarsi e domanda e offerta torneranno in equilibrio.

La tensione sui prezzi è stata poi sostenuta da alcuni «shortage» circoscritti come quello dei chip, che presto verranno meno. In questo scenario, il mercato dei bond non fa altro che anticipare la futura riduzione dell’inflazione.

Come investitori, questo scenario che vede tassi che restano bassi e inflazione che tornerà contenuta è sicuramente da tenere in considerazione.

Infatti, le scelte di investimento dovrebbero comunque essere equilibrate, senza puntare in modo dogmatico sullo scenario inflattivo che nell’ultimo anno è stato sicuramente preponderante, ma che non è detto sia così scontato. E gli ultimi movimenti dei tassi sono lì a dimostrarlo.

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