Omessa dichiarazione dei redditi: rischi, sanzioni e prescrizione

Patrizia Del Pidio

14 Febbraio 2024 - 14:28

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Cosa succede se non si presenta la dichiarazione dei redditi? Possono essere applicate sanzioni, ma c’è anche la possibilità di sanare: ecco cosa dice la legge.

Omessa dichiarazione dei redditi: rischi, sanzioni e prescrizione

Presentare la dichiarazione dei redditi è un adempimento obbligatorio annuale per tutti i contribuenti. Solo alcuni ne sono esclusi se, ad esempio, hanno redditi da lavoro dipendente o da pensione da un solo sostituto di imposta e nessun altro reddito. Ma in linea generale ogni contribuente deve indicare volontariamente i redditi percepiti nel periodo di imposta e determinare la relativa tassazione.

Cosa accade se la dichiarazione dei redditi non viene presentata nei termini stabiliti annualmente? Il rischio è quelli di incorre nella fattispecie di "omessa dichiarazione dei redditi". Questo in generale vale sia se si deve presentare il modello Redditi Persone Fisiche che il modello 730.

La fattispecie di "omessa dichiarazione" può riguardare le imposte dirette (Irpef, Ires, Irap), ma anche le imposte indirette come l’IVA.

Proviamo a sciogliere i dubbi dei contribuenti sulle indicazioni che deve seguire chi dimentica di fare la dichiarazione dei redditi. In questa guida approfondiamo le conseguenze, le sanzioni a cui si va incontro e la prescrizione.

Omessa dichiarazione dei redditi: cosa succede?

Chi per legge deve presentare la dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrare e non lo fa entro i termini stabiliti commette il reato di Omessa dichiarazione, previsto dall’articolo 5 della Legge sui reati tributari.

Affinché scatti il reato occorrono due presupposti, uno quantitativo e uno temporale:

  • le imposte evase devono superare la soglia di 50.000 euro;
  • la dichiarazione non viene presentata entro 90 giorni dalla scadenza del termine.

La dichiarazione dei redditi si considera omessa dunque, quando la stessa non è stata presentata dopo 90 giorni dalla scadenza (ex art. 2 comma 7 DPR n. 322/98).

Per capire più concretamente, si ha dichiarazione omessa, nei seguenti casi:

  • Modello Redditi Persone Fisiche, Società di capitali e modello IRAP: se la presentazione avviene dopo il 28/02 dell’anno successivo a quello di scadenza;
  • Modello 730: se la presentazione avviene dopo il 21 ottobre dell’anno di scadenza se la dichiarazione doveva essere presentata tramite intermediario;
  • Dichiarazione Iva: se la presentazione avviene oltre il 29 luglio dell’anno di scadenza.

Ricordiamo che non tutti i contribuenti sono obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi: alcune fasce di contribuenti sono esonerati dalla presentazione.

Quando scatta il reato

L’omessa dichiarazione dei redditi è un reato previsto dal d.lgs. n. 74/2000, che punisce chi non presenta le dovute dichiarazioni al fisco. All’articolo 5 del predetto decreto è sancito che:

«1. È punito con la reclusione da due a cinque anni chiunque al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni relative a dette imposte, quando l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte ad euro cinquantamila.

1-bis. È punito con la reclusione da due a cinque anni chiunque non presenta, essendovi obbligato, la dichiarazione di sostituto d’imposta, quando l’ammontare delle ritenute non versate è superiore ad euro cinquantamila.

2. Ai fini della disposizione prevista dai commi 1 e 1-bis non si considera omessa la dichiarazione presentata entro novanta giorni dalla scadenza del termine o non sottoscritta o non redatta su uno stampato conforme al modello prescritto».

Quindi il reato scatta quando un contribuente obbligato evade le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, o una delle dichiarazioni ad esse relative, di importo superiore a 50.000 euro, con riferimento a taluna delle singole imposte. Sotto questa soglia per l’evasore non ci sono conseguenze penali.

Cosa si rischia per omessa dichiarazione redditi

Il profilo sanzionatorio dell’omessa dichiarazione, come riportato dalla legge prevede pertanto due ipotesi:

  • la reclusione da un minimo di un anno e sei mesi al massimo di quattro anni per chi evade le imposte sui redditi o Iva e non presenta le dichiarazioni relative per imposte evase superiori a 50.000 euro.
  • la reclusione da un anno e sei mesi a quattro anni al massimo per chi non presenta la dichiarazione di sostituto d’imposta, sempre quando la somma evasa supera i 50.000 euro.

Si ricorda che 50.000 euro è la soglia al di là della quale per i reati tributari, come l’omessa dichiarazione, acquistano rilevanza penale e quindi possono portare alla detenzione in carcere. Sotto tale soglia le sanzioni saranno di tipo amministrativo e pecuniario, commisurate alla cifra evasa e alla reiterazione del comportamento (in termini percentuali in base alla differenza tra importo dovuto e quello dichiarato).

Come sanare l’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che il contribuente che trasmette la dichiarazione dopo i 90 giorni dalla scadenza - quando il ravvedimento operoso non è più possibile - può beneficiare di sanzioni in misura fissa (e non proporzionali all’importo evaso), al fine di incentivare i pagamenti e ridurre i contenziosi tributari.

Ma cos’è il ravvedimento operoso?
Esso rappresenta un istituto fondamentale del diritto tributario italiano con il quale il contribuente può spontaneamente regolarizzare omissioni, errori o illeciti di tipo fiscale, versando il tributo non pagato, una sanzione stabilita in misura ridotta e gli interessi, calcolati sull’importo non pagato al tasso legale vigente. È dunque data una possibilità da parte dall’Agenzia delle Entrate a tutti quei contribuenti che intendono regolare la propria posizione.

Pertanto, nel caso la dichiarazione venisse presentata con un ritardo non superiore ai 90 giorni rispetto alla scadenza di presentazione, si può sanare la propria posizione attraverso il ravvedimento operoso. Si compilerà il modello 730 o modello Unico per poi inviarlo all’Agenzia delle Entrate.

In questo caso si dovranno versare:

  • le imposte derivanti dalla dichiarazione,
  • una sanzione ridotta di € 25 (1/10 di € 258 – codice tributo 8911).

Quindi riassumendo, a chi si adopera per rimediare tempestivamente all’omessa dichiarazione, la legge concede una sanzione ridotta:

  • se si invia la dichiarazione corretta entro i 90 giorni successivi alla scadenza ordinaria, ci si può avvalere del ravvedimento operoso e pagare una sanzione pari ad 1/10 del minimo, ovvero 25 euro (che l’imposta sia dovuta o meno);
  • se si presenta la dichiarazione in ritardo, ma comunque entro un anno dalla scadenza ordinaria, la sanzione si dimezza (viene ridotta ad una percentuale variabile dal 60% al 120% delle imposte). La sanzione minima dovuta sarà comunque di 200 euro.

Sanzioni per omessa dichiarazione

Qualora invece la dichiarazione fosse presentata oltre i 90 giorni rispetto alla scadenza, viene considerata dichiarazione omessa. In questo caso, anche se fuori termine, se si intende sanare la propria posizione, si dovrà compilare la dichiarazione dei redditi su Modello 730 o Unico e dovranno essere pagate:

  • le imposte dovute,
  • la sanzione, che va dal 120% al 240% delle imposte dovute e con un importo minimo pari a 258 euro.

Sui redditi prodotti all’estero è inoltre previsto un aumento di 1/3 della sanzione minima applicabile.

Attenzione: c’è una sanzione da pagare anche se la dichiarazione viene omessa quando non sono dovute imposte. Se viene presentata la dichiarazione omessa entro l’anno successivo, la sanzione va dai 150 euro ai 500 euro.

Se si persevera a non presentare la dichiarazione, la sanzione va da 258 a 1.032 euro per le dichiarazioni fino al 2015 e da 250 a 1.000 euro per quelle dal 2016 in poi.

In entrambi i casi inoltre (sia con pagamento entro i 90 giorni, che con pagamento oltre i 90 giorni), sono dovuti anche gli interessi, calcolati al tasso legale annuo dal giorno della scadenza al giorno in cui il contribuente effettua il pagamento.

Quando vanno in prescrizione le dichiarazioni dei redditi?

Il reato di omessa dichiarazione si estingue per prescrizione in 8 anni che decorrono dalla data di “consumazione” del reato, quindi dal suo perfezionamento.

In caso di atti interruttivi della prescrizione il reato di omessa dichiarazione si estingue decorsi 10 anni.

È importante evidenziare che nei reati tributari la prescrizione è interrotta anche dal verbale di constatazione delle violazioni redatto dalla polizia giudiziaria e dall’atto di accertamento delle violazioni inviato dal fisco (art. 17 D.lgs. 74 del 2000)

Per quanto riguarda la data di consumazione del reato, essa coincide con lo scadere dei 90 giorni ulteriori concessi al contribuente per inviare la dichiarazione, se questi non l’ha presentata nel termine ordinario.

A tale proposito la Corte di Cassazione ha chiarito nella sentenza n. 8340 del 2 marzo 2020 che i 90 giorni sono un ulteriore termine concesso dalla legge al contribuente per adempiere e non equivalgono a una causa di non punibilità.

Alla luce di ciò e nel ribadire che il reato di omessa dichiarazione si consuma alla scadenza degli ulteriori 90 giorni come anzidetto, la suprema Corte ha chiarito che la prova in giudizio del mancato invio della dichiarazione nel termine indicato spetta al Pubblico Ministero e non al contribuente.

La prescrizione secondo la data del commesso reato

Riportiamo di seguito le fasi della prescrizione a seconda di quando si è commesso reato. Negli ultimi anni difatti sono state apportate modifiche dalla normativa vigente.

La prescrizione per i reati di omessa dichiarazione commessi fino al 17 settembre 2011 è di 6 anni (7 anni e mezzo con interruzione). Con la Legge 148/2011 è stata introdotta la prescrizione a 8 anni, 10 anni con interruzione.

Dopo la riforma del D.lgs 26 ottobre 2019, n. 124 (convertito con Legge 19 dicembre 2019) la durata della prescrizione rimane invariata ovvero dagli 8 anni a 10 anni con eventuali interruzioni.

La disciplina della sospensione del corso della prescrizione, con effetti sul termine di prescrizione dei reati tributari è stata inoltre modificata dalla riforma Orlando (L. 103/2017). Il corso della prescrizione è sospeso fino al deposito della sentenza di appello e comunque per un tempo non superiore ad 1 anno e 6 mesi.

Dopo la sentenza di condanna in appello il termine rimane sospeso fino alla pronuncia della sentenza definitiva e comunque per un tempo non superiore ad 1 anno e 6 mesi.

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