Cosa può succedere con tassi Fed al 6%: l’impatto sull’economia mondiale

Violetta Silvestri

8 Marzo 2023 - 11:20

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I tassi Fed possono raggiungere il 6%: ma cosa significa questo balzo per mercati, dollaro, finanza ed economia a livello globale? Gli scenari all’orizzonte sono più incerti che mai.

Cosa può succedere con tassi Fed al 6%: l’impatto sull’economia mondiale

La Federal Reserve potrebbe portare i tassi a un +6% terminale: questa l’indicazione di diversi analisti dopo le parole ancora da falco di Powell.

Cosa può accadere ai mercati, alla finanza e all’economia globali, non solo degli Usa, in uno scenario così estremo e finora non considerato?

Diverse previsioni si fanno strada, mentre le azioni cedono il passo a rendimenti obbligazionari di nuovo in crescita e a un dollaro che si rafforza.

Con tassi Fed al 6% cosa può accadere? Scenari cupi e un impatto importante per l’economia globale sono all’orizzonte.

Tassi Fed al 6%: gli effetti sui mercati finanziari

Dopo il discorso di Powell, all’improvviso la prospettiva che i tassi statunitensi raggiungano il 6% sta diventando abbastanza reale da indurre gli investitori a ripensare le loro strategie.

BlackRock Inc. e Schroders Plc sono tra coloro che stanno riflettendo su cosa accadrà se i tassi statunitensi raggiungeranno il 6%. Fino alla fine di febbraio, gli investitori nei mercati obbligazionari, azionari e valutari speravano ancora che la fine dei tassi più elevati non fosse così lontana, con scommesse per un ampio rally nella seconda metà dell’anno.

Invece, la testimonianza del presidente della Federal Reserve Jerome Powell martedì sta alimentando le aspettative di un aumento maggiore questo mese, con i trader che scontano tassi massimi del 5,6% da meno del 5% alla fine dello scorso anno. I trader di titoli del Tesoro stanno raddoppiando le aspettative di recessione, il dollaro è rimbalzato mentre i mercati azionari dall’indice S&P 500 all’indicatore MSCI Asia Pacific stanno rinunciando ai guadagni.

Le valute legate alle materie prime si sono ritirate con l’aumentare delle prospettive di una recessione negli Stati Uniti, con il dollaro australiano che è sceso del 2% martedì. L’indice Bloomberg Dollar Spot è salito al massimo dall’inizio di gennaio mercoledì dopo il rally dell’1% il giorno precedente. Lo yen si sta nuovamente avvicinando al livello di 140 contro il biglietto verde. L’euro è indebolito sul biglietto verde.

Non c’è dubbio, secondo strateghi di JP Morgan, che il ritorno della Federal Reserve a un aumento dei tassi di interesse di 50 punti base confonderebbe il mercato e scuoterebbe l’economia.

La volatilità può tornare protagonista. Karen Jorritsma, responsabile delle azioni australiane presso RBC Capital Markets ha commentato:

“È chiaramente un passo indietro per i mercati, dato che avevamo visto tornare un po’ di conforto dopo l’ultimo round, quando la discussione sembrava parlare di una fine dei rialzi in vista. Ciò ha sollevato nuovamente l’incertezza e scuoterà la fiducia”.

Hebe Chen, analista di IG Markets, ha sottolineato che nei mercati asiatici le azioni saranno sottoposte a nuove pressioni. Nel medio-lungo termine, la divergenza tra la Fed e le banche centrali asiatiche vedrà probabilmente un’ulteriore tendenza al ribasso per le valute in Asia.

Recessione inevitabile? La curva dei rendimenti dice di sì

I commenti da falco del presidente della Federal Reserve Jerome Powell hanno contribuito a spingere la curva dei rendimenti dei Treasury statunitensi alla sua inversione più profonda dal 1981, mettendo ancora una volta sotto i riflettori quello che molti investitori considerano il segnale di recessione.

Nello specifico, occorre spiegare che una curva dei rendimenti invertita si verifica quando i rendimenti dei titoli del Tesoro a più breve scadenza salgono al di sopra di quelli di quelli a più lungo termine. Suggerisce che mentre gli investitori si aspettano che i tassi di interesse aumentino nel breve termine, ritengono che costi di indebitamento più elevati finiranno per danneggiare l’economia, costringendo la Fed ad allentare successivamente la politica monetaria.

Cosa significa questo per l’economia reale? Quando i tassi a breve termine aumentano, le banche statunitensi alzano i tassi di riferimento per un’ampia gamma di prestiti al consumo e commerciali, compresi i prestiti alle piccole imprese e le carte di credito, rendendo più costoso prendere denaro per i consumatori. Aumentano anche i tassi dei mutui.

Economia globale alla prova con tassi Fed al 6%

La politica monetaria della più importante potenza mondiale non può che impattare sull’economia globale. Con gli Usa in recessione, ovvero con una domanda ristretta per i tassi di interesse elevati, un’occupazione che frena poiché le attività economiche e produttive sono pressate e coinvolte dalla recessione, tutti gli altri Paesi del mondo ne risentiranno.

In primis quelli emergenti, che patiranno il rafforzamento del dollaro. Inoltre, le sfide per un’economia globale che deve affrontare un’importante transizione verde, il cambiamento della globalizzazione e delle catene di approvvigionamento, le incertezze geopolitiche e un peggioramento della disuguaglianza di reddito, ricchezza e opportunità saranno ancora più ostiche.

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