Cosa fare dopo la Naspi

Simone Micocci

25 Maggio 2022 - 18:26

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Cosa fare e cosa spetta al termine della Naspi? Ecco una guida utile per coloro che sono ancora in stato di disoccupazione ma hanno smesso di percepire il relativo sostegno statale.

Cosa fare dopo la Naspi

L’indennità di disoccupazione Naspi nella migliore delle ipotesi ha una durata di 24 mesi: al termine di questa chi è senza lavoro potrebbe quindi ritrovarsi senza alcun aiuto sul quale fare affidamento. Ecco perché è bene non rinunciare alla ricerca di un nuovo lavoro mentre si prende la Naspi, proprio per non correre il rischio di non poter contare su alcun sostegno una volta che l’Inps smetterà di pagare l’indennità di disoccupazione.

Tuttavia, viste le difficoltà nel trovare un nuovo lavoro - specialmente per chi è in età avanzata, non ha un titolo di studio adeguato e non ha maturato chissà che competenze in un determinato settore - non è così raro arrivare al termine della Naspi ancora da disoccupati: cosa fare in questo caso? Se anche tu ti trovi in questa spiacevole situazione ti interesserà sapere quali sono le prossime mosse: ecco una guida utile che fa chiarezza su cosa spetta al disoccupato una volta cessata la Naspi.

Quanto dura la Naspi e cosa fare nel frattempo

Come prima cosa cerchiamo di capire quando è previsto il termine della Naspi, ossia quando arriverà il momento in cui non si potrà più contare sul sussidio riconosciuto dallo Stato a coloro che perdono, involontariamente, il lavoro.

Nel dettaglio, l’indennità di disoccupazione ha una durata variabile, in quanto è pari alla metà delle settimane contributive che il disoccupato ha maturato negli ultimi quattro anni (tra quelle che non hanno già dato luogo alla Naspi). Quindi, la durata massima della prestazione, per coloro che lavorano continuativamente da almeno 4 anni, è pari a 24 mesi.

Durante questo periodo di tempo però è importante mettersi subito alla ricerca di un nuovo lavoro. D’altronde con la richiesta di Naspi viene effettuata contestualmente la dichiarazione d’immediata disponibilità al lavoro, con cui il disoccupato dichiara di essere disponibile fin da subito ad accettare un nuovo impiego.

A tal proposito, durante il periodo in cui si prende l’indennità di disoccupazione è fondamentale seguire i programmi di formazione e di reinserimento lavorativo promossi da Comuni e Regioni, i quali si avvalgono dei servizi offerti dai centri per l’impiego.

Anche perché per tutto il periodo in cui si percepisce la Naspi si dovrebbe essere più appetibili a un potenziale datore di lavoro, in quanto questo potrà fruire di una sgravio contributivo sulla vostra assunzione.

Bisogna quindi sfruttare al meglio questo periodo, potenziando la ricerca di un lavoro senza accomodarsi sul fatto che si sta comunque ricevendo un contributo mensile. Anche perché proprio per evitare questo è stato introdotto un meccanismo che riduce la Naspi ogni mese, a partire dal sesto mese, del 3% dell’importo.

Cosa fare dopo la Naspi: il reddito di cittadinanza

Anche se Naspi e reddito di cittadinanza sono compatibili, è molto probabile - specialmente nel caso dei nuclei formati da un solo componente - che l’una escluda l’altra.

Questo perché reddito di cittadinanza e Naspi non sono cumulabili: quanto percepito d’indennità di disoccupazione, quindi, incide sul reddito familiare e potrebbe comportare il superamento delle soglie reddituali entro cui stare per avere diritto al Rdc.

Ad esempio, chi vive da solo e prende una Naspi di 600 euro non avrà sicuramente diritto al reddito di cittadinanza, visto che questo spetta solo in caso di reddito annuo inferiore a 6.000 euro (quindi 500 euro al mese).

Al termine della Naspi, qualora non si sia trovato ancora un lavoro, però nulla vieta di presentare domanda di reddito di cittadinanza; e questa volta sì che dovreste soddisfare i requisiti per richiederlo.

Cosa fare dopo la Naspi: l’assegno sociale

Per chi è molto avanti con l’età potrebbe esserci l’opportunità dell’assegno sociale, ossia quel contributo statale spettante a coloro che al compimento dei 67 anni si trovano in uno stato di bisogno economico e non hanno diritto alla pensione.

Anche per il diritto all’assegno sociale si tiene conto dei redditi percepiti da colui che ne fa richiesta. Vale dunque quanto detto per il reddito di cittadinanza: è molto difficile percepire contemporaneamente Naspi e assegno sociale.

Al termine dell’indennità di disoccupazione però l’assegno sociale potrebbe essere un’opportunità: basterà soddisfarne i requisiti per avere diritto a un sostegno mensile di 468,10 euro, pagato - a differenza della Naspi - per tredici mensilità l’anno.

Andare in pensione dopo la Naspi

Concludiamo ricordando che ci sono delle agevolazioni per l’accesso alla pensione per coloro che sono disoccupati e non percepiscono la Naspi.

Ad esempio l’Ape Sociale, il quale consente di smettere di lavorare all’età di 63 anni a patto di avere almeno 30 anni di contributi versati e di essere in stato di disoccupazione (più un’altra serie di casistiche che potete approfondire qui).

E ancora Quota 41, quell’opzione di pensionamento anticipato riservata a coloro che oltre a essere lavoratori precoci - avendo quindi maturato 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età - risultano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale e che da almeno tre mesi hanno smesso di percepire l’indennità di disoccupazione.

Chi soddisfa le suddette condizioni può andare in pensione indipendentemente dall’età, a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi.

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