Cosa c’entra la Federal Reserve con l’instabilità in Africa?

Violetta Silvestri

1 Dicembre 2022 - 15:30

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In un mondo economico dove tutto è connesso, la politica aggressiva della Fed sui tassi sta avendo ripercussioni - gravi - anche in Africa. Valute nazionali deboli e alti debiti possono esplodere.

Cosa c’entra la Federal Reserve con l’instabilità in Africa?

L’ inasprimento della politica monetaria della Federal Reserve statunitense e il rafforzamento del dollaro stanno avendo un effetto a catena sui bilanci delle nazioni africane e sull’onere del debito pubblico.

Anche se Powell ha appena ammesso che molto probabilmente a dicembre il rialzo dei tassi subirà un rallentamento nell’entità (50 punti base?), il percorso tracciato dalla banca centrale è all’insegna di costi di finanziamento sempre più alti per calmare un’inflazione record.

Le conseguenze di tali decisioni sono molteplici e si espandono ben oltre i confini della potenza Usa. Questo soprattutto per gli effetti sul dollaro, che si è rafforzato con la politica aggressiva della banca centrale con un apprezzamento che ha affondato molti tassi di cambio. In Africa, per esempio, dove condizioni finanziarie già precarie sono pronte a esplodere.

Cosa c’entra, quindi, la politica della Fed sui tassi - e il super dollaro - con le economie africane? Il nesso esiste e non promette nulla di buono per l’economia mondiale.

La Fed colpisce anche le economie africane

All’inizio di novembre, la Fed ha implementato un quarto aumento consecutivo del tasso di interesse di 75 punti base, raggiungendo il livello più alto dal gennaio 2008.

Nel frattempo, una combinazione di rialzi dei tassi a livello mondiale, la guerra in Ucraina e i timori di una recessione hanno spinto verso l’alto il tradizionale biglietto verde, valuta rifugio in tempi di grave incertezza per gli investitori. Nonostante un recente rallentamento dal picco di fine settembre, l’indice DXY del dollaro statunitense è aumentato di oltre l′11% da inizio 2022.

Questi sviluppi hanno intaccato anche le già fragili economie di alcuni Paesi africani.

Il debito pubblico nell’Africa sub-sahariana è salito al livello più alto in oltre un decennio a causa della pandemia di Covid-19 e dell’invasione russa dell’Ucraina. In un rapporto recente, la società di consulenza sui rischi Verisk Maplecroft ha evidenziato che l’indebitamento rappresenta ora in media il 77% del prodotto interno lordo in sei principali economie africane: Nigeria, Ghana, Etiopia, Kenya, Zambia e Mozambico.

Queste nazioni hanno aggiunto una media di 10,3 punti percentuali del Pil all’onere del debito dal 2019, osserva il rapporto.

“Gli aumenti consecutivi del tasso di base da parte della Federal Reserve statunitense hanno portato a una riduzione degli afflussi di capitali in Africa e all’ampliamento degli spread sui titoli di Stato del continente. L’esposizione alle variazioni dei tassi di interesse internazionali è esacerbata dall’ampia percentuale del debito pubblico africano detenuto in dollari”, ha affermato Benjamin Hunter, analista di Verisk Maplecroft Africa.

Il punto è che, la capacità dei governi africani di onorare il proprio debito estero continuerà a essere indebolita da finanziamenti più scarsi e tassi di interesse più elevati, mentre i rialzi dei tassi interni in risposta all’’inflazione da record stanno anche intensificando l’onere del debito pubblico complessivo di molti Paesi dell’Africa subsahariana.

Gli elevati livelli di debito pubblico e dei costi di indebitamento limiteranno la spesa pubblica, il che probabilmente si tradurrà in un deterioramento del panorama dei rischi ESG e politici in tutto il continente, secondo l’esperto.

Lo scenario è di bombe finanziarie pronte a esplodere in Africa. Il dollaro, gioca un ruolo cruciale in questo contesto.

Il super dollaro può affondare l’Africa

Il dollaro Usa è avanzato rapidamente in risposta alla determinazione della Federal Reserve di continuare ad alzare i tassi ufficiali più a lungo per riprendere il controllo dell’inflazione ostinatamente elevata.

Ciò ha conseguenze di vasta portata. Il biglietto verde è utilizzato in modo prominente in tutto il mondo come mezzo di scambio internazionale e come valuta di riserva globale.

Il ragionamento è chiaro, come spiegato dal professore di economia Jonathan Munemo su The Conversation: man mano che il dollaro si rafforza, diventa un freno per l’attività economica globale, spingendo altre valute a indebolirsi e alimentando a sua volta una forza ancora maggiore del dollaro. Questo risultato pesa ulteriormente sull’attività economica, rafforzando la debolezza della valuta, mettendo in moto un circolo vizioso che si autoalimenta. Un risultato negativo ne innesca un altro.

Gli esempi sono eloquenti. L’indice del dollaro si è apprezzato di circa il 10% da marzo, poiché i funzionari della Fed sono concentrati sulla lotta all’inflazione. Ciò ha indebolito le valute africane.

L’estensione varia a seconda del Paese. Ad esempio, il cedi del Ghana, la sterlina egiziana e il dollaro dello Zimbabwe sono crollati bruscamente e sono ora inclusi tra le prime dieci valute con le peggiori performance del 2022. Anche lo scellino keniota e il rand sudafricano hanno ceduto.

La forza del dollaro arriva mentre l’Africa viene duramente colpita dall’impennata globale dei prezzi alimentari ed energetici provocata dalla guerra della Russia in Ucraina. Le banche centrali di tutta la regione hanno inasprito i tassi di interesse per contrastare l’aumento dell’inflazione provocato dalla guerra.

Anche se un dollaro forte migliora la competitività delle esportazioni africane, i guadagni derivanti da valute più deboli potrebbero finire per non essere sostanziali. Questo perché le esportazioni sono spesso fatturate in dollari Usa. Quindi, mentre l’indebolimento della valuta rende i beni più economici in termini di valuta nazionale, ciò non sempre si traduce in beni meno costosi per gli acquirenti stranieri che pagano in dollari Usa.

Come dovrebbero rispondere i paesi africani al dollaro forte? Le opzioni sono poche e impegnative. La prima è continuare ad alzare i tassi di interesse per respingere le pressioni di deprezzamento della valuta dal dollaro forte. Tuttavia, se i tassi ufficiali continuano a salire, comprimeranno la produzione e potrebbero causare la recessione in alcune economie africane.

La seconda opzione consiste nell’arginare le pressioni al deprezzamento valutario intervenendo sul mercato valutario.

Ciò richiede l’utilizzo di riserve valutarie per sostenere la valuta. Questa opzione non è ampiamente disponibile. Molti Paesi africani hanno esaurito le loro riserve in eccesso dopo i grandi programmi di spesa pubblica durante la pandemia e pagamenti più costosi sulle loro importazioni di materie prime. Di conseguenza, le riserve di valuta estera sono già pericolosamente basse in un certo numero di Paesi.

Secondo il Fondo monetario internazionale, un quarto delle nazioni dell’Africa subsahariana ha riserve inferiori a tre mesi di importazioni e più di tre quarti al di sotto dei cinque mesi.

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