Coronavirus: cosa sta facendo l’OMS? Luci e ombre dell’organizzazione

Violetta Silvestri

10/04/2020

14/11/2022 - 17:44

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità è nel mirino degli USA per aver ritardato le informazioni sul coronavirus, proteggendo la Cina. Cosa c’è di vero? E, soprattutto, cosa sta facendo l’OMS? Luci e ombre sul suo operato

Coronavirus: cosa sta facendo l’OMS? Luci e ombre dell’organizzazione

Cosa sta facendo davvero l’OMS contro il coronavirus? Una domanda più che lecita in questo momento di massima diffusione dell’epidemia nel mondo.

E, soprattutto, dopo le aspre critiche di Donald Trump verso l’organizzazione, accusata di aver protetto la Cina e di non essere intervenuta in tempo e in modo adeguato.

Il presidente degli USA è apparso furioso contro l’operato dell’OMS, minacciando addirittura la sospensione dei fondi al budget dell’organizzazione.

Nonostante la voce polemica della Casa Bianca - costantemente in cerca di nemici da incolpare del disastro epidemia nazionale - il direttore generale dell’organizzazione Tedros Adhanom Ghebreyesus continua a rilasciare dichiarazioni, ammonimenti, direttive al mondo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità può realmente essere decisiva nella lotta alla COVID-19? Tutto dipende dai suoi poteri politici e finanziari. Sui quali emergono luci e ombre.

Coronavirus: cosa può fare davvero l’OMS

C’è un punto cruciale sul quale soffermarsi per capire cosa davvero può fare l’Organizzazione Mondiale della Sanità: l’OMS ha poco potere. Tale considerazione appare in contraddizione con il peso dell’ente a livello mondiale.

A differenza di organismi internazionali come l’Organizzazione mondiale del commercio, però, l’OMS, che è un organo specializzato delle Nazioni Unite, non ha la capacità di vincolare o sanzionare i suoi membri.

Inoltre, il suo budget operativo annuale, circa 2 miliardi di dollari nel 2019, è inferiore a quello di molti ospedali universitari e suddiviso in una serie complessa di progetti di ricerca e sulla salute pubblica.

L’organizzazione, quindi, può indirizzare, monitorare, suggerire, offrire una rotta da seguire, supportare singoli progetti. Ma non ha il potere di obbligare gli Stati del mondo a un determinato comportamento.

Richard Horton, direttore della rivista medica Lancet, ha dichiarato a The Guardian:

“L’OMS è stato prosciugato di potere e risorse. La sua autorità e capacità di coordinamento sono deboli. La sua capacità di indirizzare una risposta internazionale a un’epidemia potenzialmente letale è inesistente.”

Una fragilità, questa, che è emersa soprattutto con la pandemia di coronavirus. L’epidemia si è diffusa rapidamente e con gravità negli Stati Uniti e in Europa, proprio le nazioni più ricche che in gran parte finanziano e forniscono personale all’OMS.

Prima dello scoppio del focolaio, l’organizzazione ha lottato per convincere gli Stati a prepararsi per future pandemie. Ma, come suggerisce Richard Horton:

“I paesi, in particolare i Paesi occidentali, non hanno ascoltato. O non hanno capito cosa stesse realmente accadendo in Cina.”

Adam Kamradt-Scott, professore di salute globale all’Università di Sydney, ha sottolineato che l’OMS ha annunciato la pandemia l’11 marzo anche perché gli Stati non stavano seguendo le sue indicazioni.

Nel Regno Unito, per esempio, la Premier League continuava a giocare e la settimana precedente gli Stati Uniti avevano tenuto le elezioni per le primarie.

A livello internazionale, gli Stati sono chiamati a condividere informazioni e risorse scientifiche. Questi sono i mantra a cui Tedros fa riferimento nei suoi briefing: “Test e solidarietà.” Un messaggio difficile da recepire dinanzi al crescente nazionalismo.

L’OMS ha coperto gli errori della Cina sul coronavirus?

Le accuse di Trump contro l’OMS e la sua presunta copertura degli errori cinesi ha gettato ombre sulla trasparenza e la tempestività dell’organizzazione. C’è stata davvero complicità?

Dall’inizio della crisi, Tedros è stato più volte additato di essere debole compiacente con la Cina. Le accuse sono state mosse soprattutto dall’ala repubblicana degli USA. I motivi di questa sfida sono soprattutto politici. L’epidemia è diventata un nuovo terreno di scontro tra Stati Uniti e Cina.

Occorre sottolineare che l’attuale direttore generale dell’OMS è stato eletto proprio con l’appoggio del blocco afro-asiatico capeggiato da Pechino. Gli USA sostenevano un altro candidato.

Tedros è entrato quindi nel mirino delle critiche. Il 28 gennaio l’OMS ha avuto un primo incontro a porte chiuse con Xi Jinping a Pechino, e due giorni dopo, il direttore dell’organizzazione ha elogiato gli sforzi cinesi per contenere la malattia. La sua dichiarazione è stata: “la Cina sta stabilendo un nuovo standard per il controllo delle epidemie”.

Il 30 gennaio, l’OMS ha iniziato a diffondere prescrizioni per i Paesi di tutto il mondo. L’8 febbraio la Cina ha finalmente permesso agli osservatori dell’OMS di entrare nel Paese. Troppo tardi per i critici di Tedros, che invece ha difeso la sua strategia perché ha consentito a Pechino di mantenere la collaborazione.

A supportare la tesi complottista, inoltre, è arrivata anche la notizia che il Governo di Taiwan aveva allertato Tedros sulla trasmissione del coronavirus da uomo a uomo in tempi precedenti. L’organizzazione, però, avrebbe ignorato l’allarme, come parte di una più ampia strategia di compiacere la Cina, che ha bloccato Taiwan dall’adesione all’OMS (e alle Nazioni Unite) per decenni.

Le ombre sui finanziamenti OMS

All’inizio, l’OMS avrebbe dovuto ricevere fondi solo dai Governi dei membri delle Nazioni Unite, ma pochi anni fa, al fine aumentare entrate a picco, l’OMS ha istituito quello che chiama un “partenariato privato” che le consente di ricevere sostegno finanziario da industrie private.

Da quel momento la sua credibilità è stata offuscata da poco trasparenti legami tra annunci di epidemie e interessi di multinazionali farmaceutiche e operanti nella sperimentazione di vaccini.

Sanofi Aventis, Glaxosmithkline (GSK), Pfizer, Novartis e la fondazione di Bill Gates GAVI hanno versato ingenti donazioni alle casse dell’OMS. Nel 2017, per esempio, la Gavi ha donato oltre 150 milioni di dollari all’organizzazione. Nello stesso anno le industrie farmaceutiche hanno conferito alle casse dell’ente circa 39 milioni di dollari.

Negli anni, quindi, sono emersi dubbi e ombre sulla gestione dei progetti dell’organizzazione, secondo alcuni troppo influenzati dagli interessi delle multinazionali donatrici (che rappresentano circa l’80% delle entrate totali).

L’emergenza coronavirus, quindi, sembra molto più dipendente dai singoli Stati che dal ruolo dell’OMS. Almeno in apparenza.

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