Coronavirus, cosa è l’asintomaticità e perché è un fattore di rischio

Mario D’Angelo

12/03/2020

31/08/2020 - 11:23

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Cosa significa essere asintomatici e cosa è il periodo di incubazione del coronavirus

Coronavirus, cosa è l’asintomaticità e perché è un fattore di rischio

Sin dalla formazione dei primi cluster di coronavirus, gli scienziati hanno indagato la trasmissione asintomatica della malattia, in modo da studiare il periodo di incubazione del virus. Sono questi alcuni dei termini entrati nel vocabolario di tutti gli italiani dopo lo scoppio dell’epidemia che ha spinto il governo a bloccare il Paese. Ma cosa significa esattamente “asintomaticità”, e perché questa caratteristica rende ancora più pericolosa la patologia?

Cosa è il periodo di incubazione

Molte malattie hanno dei periodi di incubazione in cui il paziente infetto non mostra alcun sintomo o, comunque, sintomi molto lievi. È il caso del giocatore della Juventus Daniele Rugani che, dopo aver effettuato il tampone per qualche linea di febbre, si è scoperto essere positivo al coronavirus.

Per incubazione si intende il tempo che passa fra il momento in cui si viene esposti all’agente infettivo - virale o batterico - e la comparsa dei primi sintomi. Essere asintomatici non significa non avere la malattia, ma soltanto non mostrarne i sintomi (per il momento).

Coronavirus, cosa significa essere asintomatico

In tale frangente l’individuo asintomatico si considera già malato, anche perché può trasmettere ad altri l’infezione. Più i tempi sono lunghi più è facile che l’epidemia si propaghi senza essere registrata, aumentando il rischio di pandemia.

Lunghi periodi di incubazione - e quindi di asintomaticità - rendono più difficoltoso alle autorità sanitarie risalire la catena di contagio.

Per questo è importante, anche nel caso in cui non si mostrino sintomi influenzali, mettersi in autoisolamento se si è entrati a contatto con persone positive al coronavirus e mantenere le distanze con altre persone secondo le indicazioni della Protezione Civile.

La durata massima del periodo d’incubazione per il coronavirus è superiore a quello dell’influenza, dato che può variare dai due ai dieci giorni. Per questo la quarantena, in questi casi, viene estesa per ragioni di sicurezza a due settimane.

I periodo di incubazione dei coronavirus e altre sindromi influenzali è comunque relativamente breve se paragonato ad altri come quello del virus HIV, responsabile dell’AIDS, che può arrivare fino a un mese.

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