Coronavirus e cambiamenti climatici, esiste un legame: la spiegazione del WWF

Leonardo Pasquali

18/03/2020

13/04/2021 - 15:42

condividi

Nell’ultimo resoconto del WWF viene evidenziato il legame tra l’insorgenza di malattie come il COVID-19 e i cambiamenti climatici.

 Coronavirus e cambiamenti climatici, esiste un legame: la spiegazione del WWF

Esiste davvero un legame tra cambiamenti climatici e coronavirus? Secondo quanto riportato nell’ultimo resoconto del WWF l’insorgere di malattie come la COVID-19 sarebbe causata in parte anche dall’impatto che l’uomo ha sull’ambiente.

Il commercio illegale di specie selvatiche e le trasformazioni degli ecosistemi naturali, ad esempio, contribuirebbero alla trasmissione di malattie dagli animali all’uomo.

Coronavirus e cambiamenti climatici, il WWF spiega il legame

La COVID-19 fa parte delle zoonosi, le malattie trasmesse dagli animali all’uomo, proprio come Ebola, Aids, Sars, aviaria e suina. Queste non emergerebbero in maniera casuale ma sarebbero conseguenza secondo il WWF dei comportamenti errati dell’uomo e del forte impatto sugli ecosistemi naturali.

Tra le pratiche scorrette in questo senso ci sarebbe il commercio illegale di specie selvatiche e il consumo di ‘bushmeat’ (selvaggina). Il 60% delle malattie emergenti viene trasmetto da animali selvatici, come si legge nel report del WWF.

Rimanendo proprio in tema di coronavirus nelle scorse settimane è circolata l’ipotesi secondo cui gli ‘ospiti intermediari’ sarebbero stati i pangolini. Si tratta di mammiferi insettivori a rischio estinzione. Sono animali ricercatissimi a causa delle infondate credenze sui poteri curativi delle loro scaglie e per la loro carne.

Cibarsi di bushmeat può mettere a rischio la salute, purtroppo è una pratica che sta crescendo rapidamente in tutto il mondo. Non si tratta più di una faccenda unicamente legata all’Africa. È uno dei fattori che influiscono fortemente sul rischio di diffusione di patogeni.

Perché la deforestazione è collegata al coronavirus

Il giornalista scientifico statunitense, David Quammen, già qualche anno fa studiando la diffusione di epidemie come quelle di Ebola aveva evidenziato come tra le cause scatenanti ci fosse la distruzione di ecosistemi ricchi di biodiversità, come le foreste.

Almeno la metà delle zoonosi emergenti, infatti, è causata dai cambiamenti di uso del suolo o dalla distruzione di habitat naturali. La deforestazione può far entrare in contatto l’uomo con i microbi e con specie selvatiche che li ospitano. In alcune foreste dell’Africa occidentale, ad esempio, si è riscontrata la presenza di pipistrelli portatori del virus Ebola. Similmente il virus dell’HIV parte dalla variante che presentavano le scimmie delle foreste dell’Africa centrale.

L’appello di Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia, è significativo in questo senso:

“Per poter immaginare un futuro globale abbiamo bisogno di un New Deal for Nature e People, che permetta di dimezzare la nostra impronta, arrestare la perdita degli habitat naturali e delle specie viventi. Iniziare a ricostruire gli ecosistemi distrutti, che sono la rete di protezione naturale da epidemie e catastrofi, è il primo passo da fare. Tutti insieme riusciremo a vincere questa sfida e a invertire la rotta che sta portando al collasso il Pianeta”.

Argomenti

Iscriviti a Money.it