Coronavirus in Africa: la diffusione avanza. Cosa sta succedendo?

Violetta Silvestri

23/07/2020

03/06/2021 - 17:00

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Coronavirus: è sempre allerta in Africa, dove i casi di contagio crescono e si avvicinano a quota 800.000. Intanto, ci si interroga anche sulla capacità di contenimento del virus nel popoloso continente. Cosa aspettarsi?

Coronavirus in Africa: la diffusione avanza. Cosa sta succedendo?

L’Africa sta assistendo a un rapido aumento dei casi di coronavirus e all’aumento di decessi: lo dice l’OMS.

Lo scenario è decisamente cambiato da quando, due mesi fa, i dati ufficiali sembravano suggerire che l’Africa sub-sahariana, con oltre 1 miliardo di abitanti, fosse stata fortunata. Ma adesso il quadro che emerge dal continente non è rassicurante.

Cosa sta succedendo nel continente più giovane del mondo? E, soprattutto, cosa aspettarsi da una rapida e probabile diffusione del coronavirus in Africa?

Coronavirus Africa: la situazione

L’Africa ha impiegato quasi 100 giorni per raggiungere i primi 100.000 casi, ci sono voluti invece solo 18 giorni per raddoppiare a 200.000. E la curva epidemiologica continua a salite: sono oltre 760.000 i casi confermati, con più di 15.000 morti.

Solo nel settore sanitario, l’OMS ha contato almeno 10.000 positivi. Una cifra enorme se si considera che nel giovane continente il personale medico e infermieristico spesso è carente e poco attrezzato.

Le due nazioni con il maggior numero di casi sono il Sud Africa e l’Egitto. Essi rappresentano oltre il 60% di tutti i nuovi casi segnalati a fine giugno nel continente.

Il Sud Africa, nello specifico, ha il numero più alto di positivi, oltre 380.000. Qui sono stati vietati gli alcolici per evitare che le persone si sentano male per l’abuso di alcol e intasino gli ospedali.

Lo Stato egiziano ha superato i 75.000 contagiati.

L’Africa orientale è l’ultima regione che ha confermato le infezioni. Ma la parte settentrionale del continente resta la più critica.

La Liberia, dove sono morti oltre 4.800 durante l’epidemia di ebola del 2014 e 2015, si è aggiunta alla lista degli Stati colpiti dal coronavirus.

Anche in Kenya c’è stata tensione sulla diffusione del coronavirus. Nel Paese, si sono da subito verificati problemi sulla gestione dei primi contagiati nelle strutture ospedaliere. Presso l’ospedale Mbagathi nella capitale, Nairobi gli infermieri hanno rallentato il lavoro e protestato per mancanza di informazioni e attrezzature per trattare i pazienti affetti. Qui i malati sono oltre 8.500.

Situazione drammatica anche in Madagascar, dove si è giunti a oltre 8.000 contagiati con ospedali già in richiesta di aiuto per carenza di materiale curativo.

Su tutto il continente, inoltre, pesa la scarsità di notizie e la poca trasparenza sui dati relativi a tamponi effettuati e conteggio di malati. In alcuni casi, i Governi hanno deciso di non collaborare con l’OMS e di non aggiornare i bollettini sanitari.

Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’OMS per l’Africa, ha dichiarato:

“È stata un’evoluzione molto drammatica. È molto importante che i Paesi lavorino ancora molto duramente per contenere la diffusione di COVID-19, mentre si preparano per una più ampia espansione del virus”

Cosa aspettarsi in Africa con il coronavirus?

Mentre la gestione della pandemia da parte dell’Africa ha finora ricevuto scarsa attenzione a livello globale, gli esperti ora temono che il virus possa devastare Paesi con sistemi sanitari deboli e con una popolazione già gravemente colpita da HIV, tubercolosi (TB) e altre malattie infettive.

Il distanziamento sociale, inoltre, sarà difficile da ottenere nelle città e nei bassifondi sovraffollati del continente. Così come appare quasi impossibile il confinamento nelle famiglie africane, dove molte generazioni vivono insieme nello stesso spazio.

In più, gli esperti si stanno domandando come potranno davvero essere protetti gli anziani, la parte più vulnerabile della popolazione per il coronavirus.

Il caos, secondo alcuni, potrebbe prendere il sopravvento visto che in molti villaggi non c’è acqua per lavarsi le mani e sono molti gli africani che non riusciranno ad avere il gel disinfettante, considerando che già i beni di prima necessità scarseggiano nelle famiglie.

Tanti Paesi africani, infine, semplicemente non hanno la capacità sanitaria di occuparsi di pazienti con COVID-19 gravemente malati. Un documento del 2015 ha scoperto che il Kenya, una nazione di 50 milioni di persone aveva solo 130 letti di unità di terapia intensiva e solo circa 200 infermieri specializzati.

Eppure, non mancano segnali ottimistici anche per la diffusione del coronavirus in Africa, come la giovane età della popolazione, la meno esposta alla gravità dell’infezione oppure la prontezza dei controlli agli aeroporti, grazie all’esperienza già vissuta con l’ebola.

In generale, comunque, l’allerta in Africa per il coronavirus resta molto alta. Per questo l’OMS sta intensificando la sua azione di sostegno per il continente in questo allarme epidemia.

L’organizzazione ha chiesto l’istituzione di un corridoio umanitario per facilitare lo spiegamento del personale e la spedizione di forniture, nonché ha sollecitato i Governi e il settore privato a potenziare i dispositivi e le attrezzature mediche, oltre a incrementare il personale sanitario.

L’Africa deve agire in fretta, per evitare un quadro drammatico a causa del coronavirus.

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