No, il coronavirus di Wuhan non è quello “originale”

Redazione IlGiornale.it

14 Maggio 2021 - 10:33

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Uno studio della Temple University di Philadelphia ipotizza che il coronavirus di Wuhan, che ha dato il via al Covid-19, è la variante di un virus esistente già a ottobre 2019.

No, il coronavirus di Wuhan non è quello “originale”

Il Covid-19 di Wuhan era la variante di un virus esistente già da prima, almeno dall’ottobre del 2019: è questa l’ipotesi di alcuni ricercatori della Temple University di Philadelphia.

Il rapporto originale pubblicato su una rivista scientifica cerca di capire quale sia il progenitore del virus che ci accompagna ormai da un anno e mezzo. Ma come hanno fatto i ricercatori ha giungere a queste conclusioni? “Un metodo è quello di analizzare le sequenze genomiche di RNA di milioni di virus isolati dai pazienti che hanno infettato e confrontarli. In questo modo è possibile determinare la discendenza di una famiglia di virus e costruire una sorta di ‘albero genealogico’ del virus”, ha affermato Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell’Università Tor Vergata di Roma.

I ricercatori americani hanno ricostruito l’albero genealogico con un metodo sofisticato di analisi computazionale e stabilito che il progenitore differisce dai primi Coronavirus isolati in Cina per tre varianti, a suggerire che nessuno dei primi pazienti rappresenta il caso indice che ha dato origine a tutte le infezioni umane. Secondo queste analisi, il virus esisteva già e quello arrivato in Italia ed in Europa altro non era che una mutazione del virus come quelle che ormai abbiamo imparato a conoscere.

Da questo si è dedotto che non potesse essere lui il capostipite, prima ce ne doveva essere stato qualcun altro che circolava già dall’ottobre-novembre 2019 rispetto a quello depositato sulla banca dati a dicembre. Poteva essere già mutato ed i ricercatori hanno trovato questo cambiamento”.
Questo tipo di conoscenza potrebbe aiutarci a trovare nuovi metodi per bloccare i coronavirus con anticorpi neutralizzanti e farmaci o con l’introduzione di un vaccino universale in grado di bloccare tutte le varianti.

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